Architecture is not architecture.
Oggi l’architettura non è più quella che conoscevamo. Anche l’architettura del futuro sarà sostanzialmente diversa da quella degli ultimi 100 anni.
Credevamo che questo passaggio sarebbe stato graduale e mite, così lento da essere quasi impercettibile, ma a un certo punto ci siamo resi conto che un cambiamento profondo ci sta già guardando diritto negli occhi.
Il mainstream occidentale un tempo predominante, rappresentato dal Modernismo, ha perso la sua voce nel mondo di oggi in rapido cambiamento.
La durata e la funzionalità hanno inchiodato l’architettura a un capezzale da terapia intensiva. Il suo scudo protettivo, costruito su regolamenti e vincoli tecnici, l’ha condannata a essere abbandonata dai nuovi interlocutori e l’ha relegata dentro a una ristretta e imbarazzante cerchia di figure che si stringono tra loro in cerca di calore. Un tempo, l’architettura nutriva l’ambizione di cambiare la società e la politica. Aspirava a cimentarsi con le tecnologie più nuove, a definire l’estetica pubblica e il carattere di un’epoca, a essere riferimento imperituro.
Scopri il manifesto di Ma Yansong per la sua Domus 2026
Le parole dell’architetto cinese, guest editor di Domus per il 2026, tracciano la missione che guiderà la nostra rivista nel corso del prossimo anno.
Oggi l’architettura deve aprirsi, spostarsi in nuovi territori e impegnarsi più direttamente e da vicino per mettersi al passo con i tempi in cui viviamo e con le persone.
Tutto ciò oggi è diventato straordinariamente difficile da raggiungere.
La disparità di sviluppo nel mondo pone problemi complessi e differenti.
Si preferisce parlare di geopolitica e intelligenza artificiale, così che le tematiche del mondo dell’architettura ‘tradizionale’ sono percepite come distanti dalla vita della maggior parte delle persone. Per loro, non è importante rivoluzionare la disciplina. Il rapido progresso della tecnologia fa apparire l’architettura una reliquia che lotta per dimostrare di avere nuovo valore. Gli istituti addetti alla formazione si affannano a privilegiarne gli aspetti professionali, ma i giovani non si iscrivono più alle facoltà di architettura, perché non credono più nella possibilità di creare un futuro migliore.
Oggi l’architettura deve aprirsi, spostarsi in nuovi territori e impegnarsi più direttamente e da vicino per mettersi al passo con i tempi in cui viviamo e con le persone. Si potrebbe anche dire che può diventare qualunque cosa tranne ciò che ci è familiare e noto.
Il nostro lavoro di quest’anno mira a esplorare e illustrare alcune possibili nuove definizioni dell’architettura, a innescare dibattiti e alimentare un interesse generale su questi temi. Dobbiamo darne una nuova definizione e non lasciarla morire un’altra volta.