Scissione, la magnetica serie diretta da Ben Stiller che spinge ad un estremo parossistico il distacco cognitivo tra l’io della sfera lavorativa e quello della vita privata, fa del design di interni una delle chiavi indiscusse per definire e rendere credibile la sua storia e la sua identità.
Si è molto parlato, tanto per la prima stagione lanciata nel 2022 che per la seconda, uscita quest’anno sempre sugli schermi di Apple TV+, del complesso del Bell Labs Holmdel, progettato da Eero Saarinen e inaugurato in New Jersey nel 1962. L’iconico edificio, scelto come set per le riprese esterne della Lumon Industries, la fantomatica azienda al centro degli accadimenti di Scissione, non è stato utilizzato per le scene degli interni, che sono ricreati in studio. Il sapore Mid-Century degli ambienti di lavoro non è dunque un’emanazione diretta dell’aura del Maestro della Tulip chair – per l’appunto Saarinen – ma è invece legato all’opera degli scenografi, rispettivamente Andrew Baseman e David Schlesinger per la prima e per la seconda stagione, e alla selezione ricercata che questi hanno compiuto per gli arredi.

È dunque all’interno di una scatola impermeabile, asciutta nella sua astrazione ma non del tutto priva di sollecitazioni visive e tattili, che i protagonisti di Scissione vivono il loro claustrofobico mondo nine to five. In questo universo chiuso, il corridoio salta all’occhio come la cifra visiva maggiormente riconoscibile ed iconica. Gli angusti corridoi che collegano le stanze della Lumon, scanditi da pannelli prefabbricati ritmati dall’illuminazione artificiale integrata, non lasciano spazio alla presenza di finestre né ad alcuna forma di decoro, spersonalizzando il mondo del lavoro fino a trasformarlo, come gli amanti della serie hanno imparato a conoscere con una forma di devoto ipnotismo, in un labirinto capace di replicarsi all’infinito.

Anche le sale riunioni mantengono la stessa asciuttezza, ma fanno dell’uso accorto dei rivestimenti un’arma a doppio taglio. Da una parte, boiserie e moquette sono essenziali nell’esplicitare il palese riferimento al gusto Mid-Century – il periodo che segna l’apoteosi dell’ufficio di massa e della sua piramide gerarchica come stile di vita. Del gusto Mid-Century emerge l’uso costante del verde, che insieme al metallo dei mobili da ufficio si fa sinonimo di vita impiegatizia, pur senza l’allegro corredo di oggetti che trasformavano il modernismo americano del dopoguerra in un universo, almeno all’apparenza, gioioso. Dall’altra, pur nel registro minimalista che abbiamo appena evocato, rivestimenti in multistrato e pattern ottici rimangono le sole superfici che si possa aver voglia di toccare, regalando a questo universo fatto di palette fredde e relazioni destabilizzate una patina che rimane protetta, ovattata.

Insieme ai rivestimenti compaiono sporadicamente anche i mobili, che gli scenografi della serie si prendono la libertà di scegliere in un orizzonte temporale più vasto dello stretto periodo Mid-Century così da rafforzare, grazie soprattutto alla presenza dei calcolatori, il tratto retrofuturista che accomuna gli episodi della serie. Accaniti cultori su Reddit si sono spesi per individuare gli arredi che trovano posto nella storia. Tra questi, la selezione di Baseman e Schlesinger si dà subito un tono ricorrendo ad alcuni grandi classici di Dieter Rams.
Tra i fotogrammi, riconosciamo la Poltrona 620, quella con la scocca in fibra di vetro che si piega per delineare braccioli come stentati ali di aeroplani, e il Wandanlage del 1965, un sistema hi-fi murale iperfunzionale che rende esplicito il proprio funzionamento, trasformandosi in un emblema del buon design caro al designer tedesco. Sempre dello stesso periodo, gli anni delle prime sedute stampate interamente in plastica, è la sedia Universale di Joe Colombo prodotta da Kartell, che fa la sua prima apparizione nella stagione 2, come anche la Executive Chair per Hermann Miller, poi Vitra, di Charles e Ray Eames, un classico intramontabile del mondo dell’ufficio. Fa eco a Colombo una creazione successiva, eppure similare per la presenza di angoli bombati, forme levigate, o un’idea di comfort che si adatta all’ergonomia dell’ufficio: la Nimrod Chair di Marc Newson, del 2002, unica per quella sua scocca in polietilene stampato che ingloba schienale e seduta separati.
Più sensuale, eppure altrettanto essenziale, è invece la poltrona Fardos progettata dal designer brasiliano Ricardo Fasanello nel 1968. Qui, tre rotoli di schiuma poliuretanica vengono tenuti insieme da un sistema di cinghie, finendo per straboccare dal loro sistema di contenimento. Nella seconda serie, la grande sala riunioni è stata decorata con una seduta essenziale di Shiro Kuramata, la Apple Honey chair, il cui schienale in sottile tubolare metallico è accoppiato ad un imponente tavolo in resina trasparente realizzato su disegno. Per definire spazi vuoti, perennemente sgombri dagli oggetti, gli arredi giocano spesso con vertici acuti, diagonali particolarmente accentuate, o proporzioni magniloquenti, quasi come per riempire il fotogramma con il loro imponente profilo: è il caso dei pezzi anni’50, come la Slipper Chair di Karen of California, del 1960, o la Cozy chair di Hannes Grebin, del 2018.

Non manca infine, in questo universo così concettuale proprio, il pezzo d’arredo per antonomasia del mondo dell’ufficio: la scrivania. Rigorosamente in metallo, la scrivania impiegatizia di Scissione prevede iconiche postazioni a quattro con divisori che si possono abbassare per permettere il contatto visivo. Il modello, una creazione del production designer Jeremy Hindle, è forse la sublimazione del modo in cui l’arredo esprime e sublima il mondo degli “innies” di Scissione. Per la prossima stagione, ci permettiamo un suggerimento: perché non pensare alla linea di Olivetti Synthesis, e in particolare alle scrivanie di Bbpr?
Immagine di apertura: Ben Stiller e Aoife McArdle, Severance, 2025 Courtesy Apple TV+