Lavatrici e aspirapolvere presentati davanti a platee trepidanti con la stessa enfasi con cui, fino a qualche anno fa, veniva svelato al mondo l’ultimo attesissimo smartphone. Qualcosa è cambiato, e in maniera dirompente, dal momento che nell’ultimo anno sia al CES di Las Vegas sia all’IFA di Berlino, le due fiere di riferimento per l’elettronica di consumo da cui ogni anno vengono lanciate le tendenze destinate a orientare il mercato, a monopolizzare l’attenzione è stata la smart home, la casa connessa e intelligente, nelle sue mille declinazioni di filosofia progettuale e di prodotto.
Come hanno fatto i robot lucida pavimenti a diventare più cool dei telefonini di ultima generazione? Che cosa succede quando l’intelligenza artificiale smette di essere un concetto per iniziati e diventa colei che ci avvisa quando il latte in frigorifero sta per scadere, mette nel nostro carrello Amazon la scorta di cialde del caffè e accende il riscaldamento 20 minuti prima del nostro arrivo perché, essendo collegata all’applicazione di mappe Waze della nostra auto, sa che per le 20.50 saremo in box?
Le risposte stanno nel salto tecnologico che sta traghettando gli ambienti domestici e di lavoro dalla domotica (end-point abilitati da una rete fisica) alla smart home (device connessi via wireless), fino alla frontiera della AI Home, vale a dire la casa come ecosistema integrato all’interno del quale le reti domestiche – illuminazione, riscaldamento e raffrescamento, tapparelle e tende, impianti di sicurezza e controllo degli accessi – dialogano tra loro e con i singoli elettrodomestici, accumulando dati sull’utilizzo e sulle abitudini quotidiane per gestire in maniera autonoma e addirittura predittiva le funzioni dell’immobile e il comfort di chi lo abita. E governando così il sistema-casa in maniera sempre più efficiente, con un risparmio energetico (ed economico) rilevante.
Che buona parte di questo scenario sia già realtà nella vita di molti lo dicono i numeri. Lo scorso anno, in Italia, il settore delle tecnologie per la casa connessa ha raggiunto secondo i dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano i 900 milioni di euro, con un incremento dell’11 per cento sull’anno precedente (la media europea è del 6,5 per cento). A trainare la crescita è il segmento della sicurezza domestica, che include videocamere, sensori per porte-finestre e serrature connesse, che rappresentano il 28 per cento del valore. Seguono elettrodomestici (19 per cento), dispositivi per il risparmio energetico come caldaie, termostati, valvole termostatiche e condizionatori (16 per cento) e smart speaker (14 per cento). “Il dato più significativo”, spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio, “riguarda la consapevolezza dell’utilità e dei vantaggi dell’avere una casa tecnologicamente evoluta. Una cognizione che cresce sia tra i consumatori sia nella filiera di installatori e manutentori, che sono determinanti nel guidare questa transizione. C’è poi una platea sempre maggiore di aziende che punta sulla valorizzazione dei dati, sull’offerta di nuovi servizi con soluzioni di IA che garantiscono un’esperienza sempre più personalizzata di utilizzo, fidelizzano i clienti e creando valore grazie ai dati raccolti”. Conta poi il fatto che rendere ‘intelligente’ una casa esistente non richiede più interventi invasivi o cablaggi fisici.
Si tratta di un percorso che è solo all’inizio. In prospettiva, continua Salvadori, “le prossime sfide per la smart home saranno l’evoluzione degli ecosistemi per l’interoperabilità tra prodotti e device di diverse aziende, con lo standard Matter in prima fila tra le iniziative più rilevanti, e l’implementazione del Data Act, con il quale la Commissione Europea si propone di regolare e armonizzare l’accesso equo ai dati, inclusi quelli prodotti dagli oggetti connessi di casa”. Tutto questo nel contesto, sempre a livello europeo, della Direttiva Case Green che, entro il 2026, i Paesi membri dovranno recepire. Per allineare l’Italia agli obiettivi indicati andrà aumentata la quota di risparmio energetico di almeno 40 mila GWh all’anno per i prossimi dieci anni. “Per questo”, conclude il docente del Politecnico, “accanto all’incremento delle fonti rinnovabili, emerge chiaramente il ruolo fondamentale che assumeranno le smart home nel prossimo futuro”.
È all’interno di questa cornice più ampia, legata alla transizione energetica, che vanno contestualizzate le novità di prodotto rivolte ai consumatori. Proposte che emergono da un mercato ibrido, nel quale le aziende dell’impiantistica strutturale (illuminazione, condizionamento, sorveglianza) e quelle degli elettrodomestici e dell’elettronica di consumo si trovano a convivere con le proposte dei big della tecnologia, proponendo prodotti già predisposti per dialogare con un hub di governo digitale della casa attraverso protocolli di interoperabilità che via via diventano più fluidi e aperti. Proprio a inizio ottobre, Google ha annunciato l’integrazione della sua tecnologia di intelligenza artificiale, Gemini AI, nell’ecosistema di prodotti e servizi per la gestione della smart home. E anche Apple pare intenzionata a entrare in maniera decisa in questo mercato, con una presentazione attesa nella primavera del 2026 del proprio Smart Home Hub, cuore della casa connessa supportata dall’intelligenza di Siri.
I percorsi più avanzati sono quelli delle aziende multisettore che stanno sviluppando soluzioni già integrate, che vanno dalla piattaforma di dialogo e gestione fino al singolo elettrodomestico. All’IFA di Berlino Samsung ha svelato la propria Smart Modular Home, un modello residenziale totalmente basato sull’intelligenza artificiale e capace di combinare elettrodomestici della gamma Bespoke AI con impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento ad alta efficienza e connettività fluida tramite il sistema di controllo centralizzato SmartThings. “AI Home va oltre i dispositivi intelligenti: crea ambienti capaci di imparare, che si adattano alle esigenze degli utenti e di ciò che conta di più per loro”, ha dichiarato in occasione della presentazione Cheolgi Kim, Executive Vice President e Head of Digital Appliances Business di Samsung. “È l’inizio di una nuova era, in cui la tecnologia si integra nella vita quotidiana e ci supporta in modo invisibile per permetterci di vivere pienamente ogni momento”. Un esempio? Il sistema prevede la funzione Home Appliances Remote Management, che consente ai centri di assistenza di monitorare costantemente le condizioni degli elettrodomestici connessi, effettuare la diagnosi di eventuali problematiche e intervenire con l’assistenza da remoto.
Quando non avremo più solo singole smart home, ma tante smart home connesse daranno vita a smart districts, e via via fino alle tanto attese smart cities, probabilmente qualcosa di grande cambierà davvero.
Efficienza, dunque, che fa rima con sostenibilità. Già ora buona parte degli elettrodomestici smart sono in grado di attivare modalità automatiche di risparmio energetico: i condizionatori entrano in standby se verificano l’assenza di persone nella stanza, i frigoriferi riducono la potenza del compressore nelle ore in cui la porta viene aperta meno spesso e quindi il freddo non si disperde, lavastoviglie e lavatrici adeguano la temperatura di lavaggio e il consumo di acqua in base allo sporco, o si attivano negli orari in cui il costo dell’elettricità, in base al proprio contratto, risulta più basso. Cose piccole se prese singolarmente, certo. Ma quando non avremo più solo singole smart home, ma tante smart home connesse daranno vita a smart districts, e via via fino alle tanto attese smart cities, probabilmente qualcosa di grande cambierà davvero.
Immagine di apertura: una visualizzazione astratta di tutti i possibili punti di connessione di una smart home. Da Adobe Stock
