Michel Desvigne

Michel Desvigne. Il paesaggio viene prima di tutto, anche dell’architettura

Il paesaggista francese difende la priorità della progettazione delle aree verdi per avviare un disegno illuminato della città. Sulla scia dei grandi parchi americani di fine Ottocento.

In allegato a Domus 1028, DomusPaper. Super interni, paesaggi, città racconta l’evoluzione delle città a partire dagli interni, ovvero dall’organizzazione dello spazio che accade a Oriente e Occidente in quella che è la globalizzazione oggi. Si parla di dimore d’autore, nuovi format per le biblioteche, edilizia sociale e soluzioni per far fronte alle emergenze umanitarie. Poi ancora trovate i riti collettivi come il Burning Man nelle parole di Pierre Restany, i Robin Hood Gardens alla Biennale di Architettura di Venezia e molto altro. DomusPaper verrà distribuito gratuitamente a Milano durante i Brera Design Days.

“Ho lavorato con tanti premi Pritzker, da capo progetto, senza che si innescasse alcuna competizione, nel rispetto delle rispettive competenze. Sono più le riviste a ribaltare i ruoli e a far ‘ri-occupare’ il terreno dagli architetti”. L’incontro con Michel Desvigne parte un po’ in salita. Cordiale, sorriso sulle labbra, gli piace inanellare giochi di parole per portarti dalla sua, per spegnere la miccia appena accesa di una polemica che riguarda proprio chi ha di fronte.

Cita l’ombrière, il piccolo padiglione tutto specchi (“un gadget”) di Foster per il vecchio porto di Marsiglia che, sulle riviste di settore e online, non aveva “fatto ombra” solo alle persone ma anche al progetto di riqualificazione del lungomare del vecchio porto e di tutti gli spazi pubblici del centro città – 400 ettari in tutto per 200 milioni di investimento – capitanato da Michel Desvigne Paysagiste. Un progetto ancora in fieri – lo studio ha un contratto per altri sei anni – che nel 2014 gli è valso l’European Prize for Urban Public Space. “Siamo stati colpevoli anche noi di Domus?”, chiedo. “Ma non ha importanza, me ne sono dimenticato”, si schernisce.

Michel Desvigne, Parc aux angéliques, Bordeaux. Foto Thomas Sanson
Michel Desvigne, Parc aux angéliques, Bordeaux. Foto Thomas Sanson

Per Michel Desvigne, una carriera ultratrentennale iniziata a Roma a Villa Medici nel 1986 (è stato il primo architetto paesaggista a entrarci con Christine Dalnoky), non è una questione di ego, un fatto personale. Riguarda la sua visione progettuale. Lo sottolinea più volte durante il nostro incontro alla Triennale di Milano a fine giugno, in occasione di un simposio su city landscape dove ha raccontato lo stato dell’arte e la filosofia che sottende i suoi progetti per il nuovo quartiere milanese Seimilano a Bisceglie – le cui residenze sono progettate da Mario Cucinella – e per il centro culturale GES2 di Renzo Piano a Mosca.

Sempre di più, in questo periodo di ricucitura, di trasformazione industriale, ci sono molti terreni vuoti sui quali la città si può sviluppare. Il paesaggio è la chiave. Non si tratta di un punto di vista da professionista, di parte, ma di una necessità che tocca tutti

Il paesaggio come prerequisito è uno dei suoi mantra. “Sempre di più, in questo periodo di ricucitura, di trasformazione industriale, ci sono molti terreni vuoti sui quali la città si può sviluppare. Il paesaggio è la chiave. Non si tratta di un punto di vista da professionista, di parte, ma di una necessità che tocca tutti”. “Il paesaggio”, continua Desvigne, “deve tornare a giocare il proprio ruolo più antico e storico: preparare i territori per il loro utilizzo futuro. E per far questo serve una certa semplicità e un radicamento nella storia, nel contesto su cui si opera. Ancora più che in architettura”. Il punto è semmai usarlo nella maniera giusta, senza farlo diventare uno strumento di marketing. La tendenza alla fotogenia esiste in architettura e anche nel landscape design. “Questo avviene perché la vegetazione, all’inizio, non è mai spettacolare. Ecco quindi che si tende a produrre progetti superficiali che si trasformano in oggetti ingombranti e ridicoli, dalla scala sbagliata, inutili e destinati ad avere breve vita. La nostra è una professione seria, abbiamo una grande responsabilità”. Qui si sente la voce del docente.

Michel Desvigne, Parc aux angéliques, Bordeaux. Foto Thomas Sanson
Michel Desvigne, Parc aux angéliques, Bordeaux. Foto Thomas Sanson

Desvigne insegna da 20 anni ad Harvard, è professore all’Accademia di Architettura di Mendrisio e presidente della scuola di architettura del paesaggio a Versailles dal 2008. “Ammiro molto i sistemi di parchi fatti alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti da Frederick Law Olmstead, nei quali la costruzione del paesaggio viene vista come la creazione delle condizioni necessarie all’edificazione della città. Bisogna capire il paesaggio per accompagnarlo nella trasformazione che porterà a una edificazione coerente. Serve un’azione culturale”. È l’approccio della scuola francese, quello dei maestri di Desvigne, Michel Corajoud e Alexandre Chemetoff – tutti e tre premiati con il Grand Prix de l’Urbanisme. Questa importanza del paesaggio nella gestione di un progetto urbanistico su grande scala ha portato sempre più a scegliere paesaggisti come capiprogetto di una squadra di urbanisti, ingegneri e architetti. In Francia, ma non solo.

Michel Desvigne, l’area del lungo fiume est di Detroit
L’area del lungo fiume est di Detroit interessata dall’intervento paesaggistico dello studio francese con l’architetta belga Inessa Hansch

“Il progetto del parco di Seimilano è nato quattro anni fa, libero da qualsiasi riferimento all’architettura”, precisa Desvigne. “Claudio De Albertis immaginava il paesaggio come la condizione per la riqualificazione del quartiere. La relazione tra la città e la campagna è l’archetipo dell’intero progetto, che si ispira alla rete agricola della Pianura Padana, alla sua bellezza”. Il progetto Seimilano interessa l’area un tempo occupata dalla cava Calchi Taeggi più altre zone comunali degradate e inutilizzate. Qui sorgerà un grande parco di 200mila m2 che si collegherà ai parchi delle Cave, dei Fontanili e delle Crocerossine, nell’area sud-ovest della città.

Michel Desvigne, Marseille Vieux Port, 2016. © Tangram
Michel Desvigne, Marseille Vieux Port, 2016. © Tangram

Abbandoniamo il risvolto sociale per concentrarci su quello più genuinamente legato al city landscape. Lo studio MDP lavora attualmente in 17 Paesi e ha quindi una visione che affonda nella realtà concreta. Messi da una parte gli Stati Uniti – “erano già molto avanti un secolo fa” – la Francia è in pole position nella valutazione di Desvigne, che si difende preventivamente da ipotetiche accuse di partigianeria e sostanzia il suo giudizio. “Dopo la Grand Paris, in Francia si è verificato un fenomeno interessante: tutte le Métropole – 12 in totale – hanno elaborato un progetto urbano proiettato nel futuro – 2030, 2050”. In Europa, il secondo esempio che cita è l’Olanda – “un Paese che ha dimostrato sempre intelligenza progettuale, è competente e consapevole”. Poi c’è la Russia. Mosca. Lo studio MDP ci aveva già lavorato tra il 2011 e il 2012, chiamato con altri paesaggisti a prefigurare il master plan dell’area di Skolkoro, alla periferia della città. Un’altra scala rispetto a quella dell’intervento attuale dove troviamo una piccola ma suggestiva foresta di betulle in pieno centro, vicino a Gorky Park, che completa l’intervento di riconversione della centrale elettrica GES2 a opera di Renzo Piano (che si inaugurerà a fine 2018). Il collegamento con il bosco di 100 betulle progettato 30 anni fa per il complesso di case popolari parigine in Rue de Meaux disegnato dallo stesso Piano è immediato. “Ho riflettuto su come conferire profondità a un piccolo bosco cittadino, come rendere lo spazio infinito, far perdere lo sguardo nel cielo”.

Ritratto di Michel Desvigne.
Ritratto di Michel Desvigne. Foto Vincent Mercier

Di nuova vita parla anche il progetto per il lungo fiume est di Detroit, commissionato a Desvigne e alla sua socia, l’architetta belga Inessa Hansch, per sostenere il nuovo corso della città devastata dalla bancarotta e dall’esodo dei cittadini a seguito della decentralizzazione delle fabbriche. “Un parco lungo il fiume da collegare alla città con sentieri pedonali sarà la condizione preliminare per una futura edificazione, la carpenteria del lavoro su una città che vuole ritrovare il proprio valore”, racconta. “È un’operazione delicata che viene portata avanti in parallelo al confronto con la cittadinanza, avviato insieme allo studio SOM. Le difficoltà non sono poche, i problemi economici rallentano il progetto, ma il responsabile urbanistico di Detroit Maurice Cox è molto determinato”. Sono progetti che richiedono molto tempo e politici illuminati: alla base della riqualificazione di Bordeaux, alla quale Desvigne lavora da 14 anni, ci fu l’acquisto da parte del sindaco di terreni ex industriali lungo il fiume in parte destinati all’edificazione. “Ai nostri progetti servono trent’anni, che a noi passano molto in fretta!” Siamo molto lontani dal mondo del gadget.

Immagine di apertura: a Milano, lo studio di Michel Desvigne, MDP, si sta occupando del grande parco da 200mila m2 Seimilano, che interessa l’area un tempo occupata dalla cava Calchi Taeggi più altre aree comunali degradate e inutilizzate.

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