Andrea Margaritelli: “Il legno è una promessa di benessere”

Il presidente dell’Istituto nazionale di architettura e brand manager  di Listone Giordano racconta le molteplici proprietà performanti e benefiche del legno nell’architettura e nel design.

“Il legno è il materiale primordiale dell’architettura, un’opera di design sopraffino della natura. Se fosse stato un uomo a inventarlo avrebbe vinto sicuramente il Premio Nobel”. Andrea Margaritelli, presidente dell’Istituto nazionale di architettura e brand manager del marchio di famiglia Listone Giordano, è prima di tutto un fine cultore del legno, che promuove in Italia e all’estero attraverso iniziative che abbracciano i campi dell’arte, architettura e design.

Perché sostiene che sia proprio il legno il materiale primordiale dell’architettura?
Pochi sanno che la risposta è già contenuta nella sua etimologia. Quando i latini volevano definire il legno da opera, non utilizzavano il termine lĭgnum, che ne circoscriveva invece l’uso per scopi meno nobili, bensì materia. Ciò significa che il legno era per i latini la materia per antonomasia, la prima a elevarsi verso l’alto sotto forma di alberi o edifici, punto di collegamento tra terra e cielo, tra creatività e sacro. Non dimentichiamo, poi, che è stato uno dei più antichi alleati dell’uomo, il materiale con cui ci si riscaldava attraverso il fuoco, con cui si sono foggiati utensili e armi. Credo che questa impronta ancestrale sia una delle ragioni, seppur nascosta nelle nostre memorie primordiali, per cui proviamo una sensazione di benessere quando siamo a contatto con il legno.

Andrea Margaritelli

Quali sono le caratteristiche che ancora oggi lo rendono così performante?
Per la sua geniale composizione, il legno è formato al 95% soltanto da cellulosa e lignina. Queste sole due componenti gli permettono di essere il primo materiale naturale capace di resistere contemporaneamente a compressione e trazione. Per costruire un ponte, trabeare un tempio o altre strutture flesse utilizzando la pietra al posto del legno, l’uomo ha dovuto ingegnarsi e inventare l’arco. Persino il cemento armato, comparso alla fine dell’800, non fa altro che imitare la struttura del legno: le barre di acciaio corrispondono alle fibre di cellulosa, e il calcestruzzo, che è l’elemento conglomerato che fa da matrice, è ciò che nel legno fa la lignina. Insomma, possiamo affermare che il cemento armato è una copia umana di ciò che la natura aveva già creato con secoli di anticipo. Oltre a essere eccellente dal punto di vista strutturale, poi, il legno è isolante, perché al suo interno ha una costruzione alveolare, e duttile, perché ha un comportamento elastico in una prima fase e plastico in una successiva ed è quindi è capace di dissipare energia, caratteristica indispensabile quando si opera in campo sismico. Infine, al contrario di ciò che si può pensare, reagisce benissimo al fuoco: se è vero che è più facilmente infiammabile di altri materiali, riesce però a creare una protezione spontanea del suo interno e quindi ha una capacità di resistenza lunghissima, molto più di una trave di acciaio che può collassare molto più rapidamente a contatto con il fuoco. In realtà, sono convinto che non esistano materiali buoni o cattivi, dipende sempre dall’uso che ne fai. Sicuramente il legno ha molto di buono da offrire e meriterebbe di essere più conosciuto, a cominciare dalle università d’ingegneria, dove si dedicano ore e ore di studio all’acciaio e al calcestruzzo, pochissime al legno. E questo poi ne penalizza l’utilizzo.

Perché il legno riesce a procurarci uno stato di benessere?
Perderemmo una grande possibilità di comprendere questo materiale se ci fermassimo ad analizzarlo con l’emisfero sinistro del nostro cervello, quindi dal punto di vista strutturale-razionale, ignorando il destro, che attinge a quelle memorie ancestrali cui ho fatto riferimento prima. Il legno non è solo resistenza meccanica, performance, duttilità, isolamento. Agisce in profondità nel nostro animo. Oltre a costruire uno spazio fisico, sa creare uno spazio mentale come pochi altri. Per me il legno è una promessa di benessere. Fa bene il suo lavoro e ci offre protezione, sa far vibrare l’animo, raggiunge in profondità le nostre emozioni.

L’architettura può essere terapeutica?
Donatella Caprioglio, psicologa, psicoterapeuta e scrittrice, titolare dell’unica cattedra italiana di Psicologia dell’abitare, riconosce nella casa non tanto la funzione di tetto che ci protegge dalle intemperie quanto quella di mura che fungono da guscio, da contenimento, in grado di completare alcuni elementi del nostro sé rimasti incompiuti. Quindi, l’architettura può anche essere terapeutica, perché ha un compito sociale: agisce sulla materia per far stare bene l’uomo che abita un certo spazio. Se riconosciamo che l’architettura non è solo dar forma a edifici ma creare la qualità di uno spazio per un benessere sociale, allora il legno è il suo migliore alleato.

Un materiale così primordiale può soddisfare le esigenze del design contemporaneo?
Il legno è anche il materiale del presente perché è assolutamente contemporaneo, ha avuto la capacità di evolvere nel tempo in maniera sorprendente. Pensiamo alle grandi trabeazioni con il legno lamellare: le trovi a Palazzo Vecchio nella Sala dei Cinquecento, ma anche nei moderni aeroporti, nei palazzetti dello sport. Pensiamo ai termotrattati, che hanno tradotto in contemporaneità una tecnica antichissima, inventata da un monaco olivetano italiano, fra Giovanni da Verona: immergendo un legno in acqua bollente con sali in ambiente alcalino, il legno modifica le sue caratteristiche, migliora la stabilità, ma soprattutto la durabilità e consente di essere utilizzato anche in esterno. Pensiamo al Kerto, manufatto molto evoluto realizzato con lamellari speciali in cui tutta la fibra è orientata in senso longitudinale per offrire le massime performance strutturali. Ma se in tutto il mondo oggi si progettano aeroporti e stazioni in legno è anche perché viene riconosciuta a questo materiale quella funzione di involucro, quella capacità di accogliere e “rassicurare” milioni di persone in viaggio, lontane da casa e dai propri affetti.

Il legno è in grado di raccogliere anche le sfide del futuro?
Certamente sì. E le conferme arrivano anche dagli scienziati. Secondo Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale, “contro il riscaldamento globale non esiste una tecnologia più efficiente ed economica degli alberi, ne servono 1.000 miliardi entro il 2030”. Mancuso lancia anche un altro messaggio importante: usate più legno in sostituzione di altri materiali. Se il legno proviene da alberi coltivati, cioè frutto di una gestione sostenibile, ovvero alberi piantati, tagliati e ripiantati, possiamo disporre dell’unico materiale inesauribile e a impatto zero. La natura lo produce con quella formula geniale che è la fotosintesi: grazie all’acqua e al sole, trasforma anidride carbonica prelevata dall’aria in ossigeno. E con il carbonio che avanza costruisce nel suo fusto questo straordinario materiale, che per il 50% del suo peso è carbonio. Se non sono così alte le possibilità di ridurre in tempi brevi i livelli di emissioni, è sicuramente essenziale riuscire ad assorbire di più. Disponendo di criteri, anche legislativi, che ci obblighino a piantare un albero in foresta per ogni albero tagliato, avremmo a nostra disposizione il più grande alleato nella lotta al cambiamento climatico. Gli alberi, e quindi il legno, adempiono pienamente alla loro responsabilità sociale e ambientale.

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