Design per l’emergenza: 7 progetti da Design Indaba 2019

Abbiamo selezionato sette progetti da Design Indaba 2019 che affrontano la scarsità dell'acqua, il riciclaggio dei rifiuti industriali, la disponibilità di medicinali in luoghi remoti e il
trattamento d'ansia e depressione.

Ooho!, Rodrigo Garci’a Gonza’lez

Evento di punta del continente africano, Design Indaba si presenta come un TED del design, con tre giorni di conferenze sul mondo del progetto. La creatività viene intercettata in tutte le sue sfaccettature, dalla speculazione teorica alla risposta concreta all’emergenza. Si susseguono sul palco designer, stilisti, architetti, grafici, pubblicitari, ricercatori, scienziati. L’obiettivo è infondere sicurezza e speranza agli oltre 2.000 spettatori che da 24 anni seguono ogni singola edizione. Fondata da Ravi Naidoo – direttore di Interactive Africa – Indaba è una grande famiglia che contribuisce a un futuro migliore con talenti carismatici e proattivi. Dei 43 speaker internazionali che hanno parlato del proprio lavoro ne selezioniamo sette, il cui lavoro si intreccia profondamente con il design dell’emergenza, con macro argomenti quali l’acqua, la plastica, i rifiuti dell’industria tessile, la disponibilità di risorse mediche in luoghi remoti e la sanità psicofisica ai tempi dei social. In alcuni casi si tratta di iniziative consolidate e pronte a fasi più ambiziose, in altri individuiamo concept sperimentali. 

Dalla Silicon Valley al Rwanda, Zipline è un drone che trasporta sacche di sangue e forniture mediche in luoghi remoti difficilmente raggiungibili in auto. Ideato da Keller Rinaudo, Keenan Wyrobek e William Hetzler nel 2011 e implementato nel 2018, si tratta di un aeroplanino che al suo interno può accogliere fino a 1.5 kg di materiale. Il drone pesa in tutto 10 kg e può viaggiare per 120 km andata e ritorno con una sola ricarica. Il processo è dei più semplici: quando un dottore o uno staff medico si trovano in difficoltà, inviano un sms o un messaggio WhatsApp a Zipline, che nel giro di pochissimo fa paracadutare le forniture richieste in un piccolo contenitore. I tempi di attesa variano da 10 minuti a massimo un’ora. A Design Indaba 2019 Wyrobek si è collegato in diretta con uno dei due centri in Rwanda per riprendere in diretta la fase di lancio di uno Zip2 che, una volta caricato, viene letteralmente catapultato in aria. Il drone è resistente al vento e alle piogge e ad oggi conta più di 11.000 consegne, con circa 500 lanci al giorno e molte vite salvate. 

Di sanità parla anche il product designer Kacper Pietrzykowski che, specializzatosi al MIT in design esperienziale, si è laureato con il progetto di uno strumento di misurazione del glucosio nel sangue per diabetici, facendo leva sulle implicazioni psicologiche della malattia cronica che lui definisce “un secondo lavoro”. IDA, che prende il nome dalla persona con cui il designer polacco ha studiato la malattia, è uno strumento non invasivo che tiene presente le complicazioni collaterali e le resistenze che nascono nell’iter quotidiano della misurazione del glucosio: c’è chi non può accedere facilmente alle strutture sanitarie per farlo, o chi ha sviluppato fobie del risultato o il rigetto dell’ago. IDA misura l’emoglobina e attraverso un sensore che identifica se i livelli di glucosio superano gli 80 mg/l, evitando a priori un gran numero di test invasivi, e limitando gli sprechi delle più comuni strisce reattive.    

L'Algorithmic Couture di Kye Shimizu rileva tramite scansione 3D la forma del corpo dell’acquirente, progetta tramite disegno parametrico dei vestiti su misura del tutto personalizzabili e li esplode in elementi modulari fatti di strisce e triangoli, per ottenere forme geometriche anti-spreco.
L'Algorithmic Couture di Kye Shimizu rileva tramite scansione 3D la forma del corpo dell’acquirente, progetta tramite disegno parametrico dei vestiti su misura del tutto personalizzabili e li esplode in elementi modulari fatti di strisce e triangoli, per ottenere forme geometriche anti-spreco.

L’emergenza di cui si occupa Freya Sewell è quella della “piaga del futuro”, ancora più diffusa del diabete: la depressione. “Dipendenza da tecnologia, diminuzione dei livelli di attenzione, aumento dello stress e dell’ansia sono solo alcuni dei problemi causati dal nostro consumo incontrollato di tecnologia” spiega la designer britannica, formatasi in Giappone. “La ricerca dimostra che chi medita migliora la propria memoria e ha un maggiore controllo emotivo, riduce l’ansia e manifesta bassi livelli di depressione”. Il suo Mind Mirror è uno strumento per monitorare cosa accade nel cervello quando meditiamo, e lo fa con restituzioni grafiche e sonore non additive o competitive, ispirate al concetto dell’espansione di coscienza, e appartiene a una più ampia ricerca progettuale sulla privacy e sulla mindfulness.    

Plastica. Sul riutilizzo totale e definitivo di questo materiale-fardello, il designer e maker olandese Dave Hakkens ha costruito un impero DIY, fornendo a maker di tutto il mondo gli strumenti per poterla riciclare velocemente con macchinari facili da costruire. Nato come un video tutorial online su come selezionare, comporre e riciclare la plastica, il progetto è diventato una piattaforma universale – preciousplastic.com – dove è possibile unirsi ad altri curiosi che vogliano avviare un’attività di riciclo. Ora che Precious Plastic ha gambe proprie, Hakkens si avvia verso nuovi mondi, ossia il progetto di una comunità ‘offline’ di cui sentiremo parlare dopo l’estate.    

Unendo plastica e acqua, lo spagnolo Rodrigo Garci’a Gonza’lez ha approfondito il progetto Ooho! – le bolle d’acqua commestibili ormai un cult del packaging. Ideato dallo Skipping Rock Lab con sede a Londra (di cui Gonza’lez è Co-CEO), il progetto ha l’obiettivo di far sparire il packaging di plastica dalla vendita al dettaglio di acqua. Per farlo il laboratorio ha preso spunto dalla cucina molecolare di Ferran Adrià, che “sferifica” i liquidi – cioè li intrappola in membrane gelatinose - attraverso reazioni chimiche tra agenti naturali a base di alghe. Il risultato sono piccole sacche edibili piene liquido: acqua o, perché no, ketchup. La ricerca di Skipping Rock Lab sta proprio nel rendere questa formula il più efficace possibile, per limitare la fragilità delle bolle e renderle accessibili a tutti. 

Con il progetto Twenty pensato da Mirjam De Bruijn, il sistema di packaging contiene solo il 20% ‘utile’, all’interno di una capsula biodegradabile. Ognuno poi sarà libero di rimescolarlo con l’acqua di casa propria.
Con il progetto Twenty pensato da Mirjam De Bruijn, il sistema di packaging contiene solo il 20% ‘utile’, all’interno di una capsula biodegradabile. Ognuno poi sarà libero di rimescolarlo con l’acqua di casa propria.

L’acqua è l’elemento chiave del progetto della giovane designer Mirjam De Bruijn, formatasi alla Design Academy di Eindhoven. De Bruijn ripensa i prodotti per la pulizia della casa e la cosmesi venduti nei supermercati, il cui contenuto è costituito per l’80 per cento da acqua. La maggior parte dei prodotti invenduti costituiscono, come si può ben immaginare, uno spreco enorme. Con Twenty De Bruijn immagina un sistema di packaging che contiene solo il 20% ‘utile’, all’interno di una capsula biodegradabile. Ognuno, poi, sarà libero di rimescolarlo con l’acqua di casa propria, magari in un contenitore riciclato.    

A proposito di sprechi, quelli dell’industria del fashion, si sa, sono tra i più dannosi per l’ambiente. A questo proposito il giovane designer giapponese Kye Shimizu si è inventato la Algorithmic Couture, nata per ribaltare la formula “design-produzione-vendita” in “design-vendita-produzione”. La moda algoritmica rileva tramite scansione 3D la forma del corpo dell’acquirente, progetta tramite disegno parametrico dei vestiti su misura del tutto personalizzabili e li esplode in elementi modulari fatti di strisce e triangoli, per ottenere forme geometriche anti-spreco. La produzione consiste nel tagliare a laser queste forme e montarle con facilità dando vita all’abito. 

Evento:
Design Indaba 2019
Date di apertura:
27 febbraio - 1 marzo 2019
Luogo:
Città del Capo, Sudafrica

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