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Sebastião Salgado. Amazônia

Dal 12 Maggio al 19 Novembre 2023, alla Fabbrica del Vapore una mostra con oltre 200 opere dove l’artista brasiliano racconta la sua Amazzonia.

La fotografia è capace d’infondere nell’uomo desideri, speranze, idee. Un’istantanea che ferma l’attimo, che racconta e mostra una storia, un viaggio, un’avventura o un momento.

La natura ci colpisce con la sua magnificenza, si rivela intrinsecamente bella, affascinante, misteriosa e Sebastião Salgado, attraverso la sua grafia, il suo scrivere con la luce, ci presenta un luogo antico e lontano da tutto: l’ Amazzonia.

Dal 12 Maggio al 19 Novembre 2023, alla Fabbrica del Vapore una mostra tutta dedicata ad uno dei più grandi fotografi contemporanei: Sebastião Salgado. Oltre 200 le opere esposte dove l’artista brasiliano racconta la sua Amazzonia, più da filosofo che da fotografo, riunendo in una sola immagine le tre idee platoniche: il Vero, il Bene, il Bello. Il bene è tradotto da quell’esaltazione del polmone verde, unico, smisurato, essenziale all’uomo, mentre il bello è parafrasato dai volti, sopratutto quelli femminili che non dimenticano il fascino, come quello celebrato dai pittori rinascimentali, mentre quello maschile viene immortalato come in certe icone bizantine. Tutti i suoi racconti, quelli più selvaggi, immortalano le sconfinate valli, regolate da un ordine naturale e cadenzate dai fiumi, o quelli più eleganti che narrano tradizioni e riti di centinaia di comunità e gruppi etnici che vengono esibiti come lontani, dal tempo e da ogni contatto con il mondo contemporaneo. Salgado inventa un idioma unico per questi popoli, che invece custodiscono la sapienza di circa duecento lingue differenti, immagina per loro una bandiera che ne esprime fierezza, libertà per il loro mondo, riportando la narrazione ad un uomo più simile a quello che abitava la terra duemila anni fa, mostrandoci tutto ciò che abbiamo perduto ma che ancora la natura conserva.

Gallerie fotografiche liriche, epiche, drammatiche e aneddotiche che raccontano ciò che è, che dimostrano ciò che accade, senza commenti ne denunce, un modo d’intendere le cose preoccupandosi e occupandosi della sua terra natia, il mondo che ha vissuto, quello che racconta poiché lo conosce. L’esposizione è accompagnata da una traccia audio composta proprio per questa esposizione da Jean- Michel Jarre e ispirata ai suoni delle foresta: il fruscio degli alberi, i versi degli animali, il canto degli uccello o il fragore dell’acqua che cade dalle montagne. La mostra, a cura della moglie del fotografo brasiliano, Lélia Wanick Salgado, sorprende e affascina, argomenta e stravolge, tutto attraverso il bianco e nero, tipico di Salgado, così profondo, concreto, quasi reale.

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