Souto de Moura Arquitectos

Un progetto incarna meglio di ogni altro il forte legame tra Souto de Moura e la sua città natale

Casa das Histórias Paula Rego, Cascais, Portugal, 2009 (photo Luiz Ferreira Alves)

Secondo un'interpretazione storiografica condivisa, un filo rosso collega tre generazioni di architetti portoghesi, tra cui i più importanti sono, in ordine di apparizione, Fernando Távora (1923-2005), il suo allievo Álvaro Siza (1933) e il suo ex collaboratore Eduardo Souto de Moura (1952).

Semore in bilico tra tradizione e modernità, dotati di un'eccezionale padronanza formale e allo stesso tempo profondamente preoccupati dalla dimensione sociale della disciplina dell'architettura, i tre hanno ruotato intorno alla Scuola di Architettura di Porto e hanno contribuito in larga misura a rimodellare il paesaggio contemporaneo della loro città.

Un progetto incarna meglio di ogni altro il forte legame tra Souto de Moura, che ha iniziato il suo studio nel 1980 (l'attuale studio nel 1993), e la sua città natale: ancor più della maestosa Torre Burgo (2007), è il progetto di un gran numero di stazioni della metropolitana leggera della città di Porto (tra il 1997 e il 2005, ma ancora in espansione) che ha lasciato un'impronta chiaramente riconoscibile su tutta la città.

Souto de Moura ha collaborato con Siza in questa e molte altre occasioni, tra cui il progetto del Serpentine Pavilion di Londra nel 2005.

Una gamma diversificata di progetti realizzati, tra cui lo Stadio Municipale di Braga (2003), la Casa das Histórias Paula Rego a Cascais (2009) e il Convento das Bernardas a Tavira (2013) testimoniano la notevole capacità dell'architetto di gestire una molteplicità di linguaggi, forme e materiali, dal cemento a vista alle pietre irregolari, dal marmo più sontuoso e all'intonaco più semplice.

Vincitore del Premio Pritzker nel 2011 e del Leone d'Oro nel 2018, Souto de Moura si trova sempre più spesso, ma con riluttanza, sotto i riflettori del mondo dell'architettura. Tuttavia, mantiene il suo caratteristico carattere schivo - per esempio, il suo studio non ha un sito web! - e continua a occuparsi, in primo luogo, dei problemi reali della costruzione, ma anche della necessità di "produrre un'opera che abbia un significato sociale".

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