Fondato a Pechino nel 2004 da Ma Yansong (Pechino, 1975), lo studio MAD Architects proietta la propria visione architettonica nel futuro, confrontandosi con la grande scala della megalopoli e con il tema sempre più ineludibile del rapporto tra spazio costruito e spazio non antropico. Tuttavia, il futuro cui MAD fa riferimento non è tanto o non solo quello egato all'applicazione di materiali o tecnologie di nuova concezione, quanto piuttosto quello derivato dall'immaginario diffuso, sviluppato a partire da quando l'uomo ha prima ipotizzato e poi esplorato la possibilità di trasportare la propria vita lontano dalla Terra. Se da un lato i codici e gli spazi minimi delle navi spaziali trasferivano idealmente sul suolo terrestre nuove etiche e linguaggi (l'atterraggio dell'Apollo 17 sulla Terra e l'inaugurazione della Capsul Tower a Tokyo sono entrambi eventi del 1972, tre anni prima della nascita di Yansong), dall'altro la proiezione nel fantastico extraterrestre si è spesso accompagnata ai temi ricorrenti cui si ispira l'architettura di MAD, a partire dal gigantismo e dalla fluidità delle forme e degli spazi. Tanto i progetti costruiti, come la Harbin Opera House (Harbin, Cina, 2010-2015), quanto quelli in costruzione – tra cui il Quzhou Sports Campus in Cina e ancor più le proposte recentissime tra le quali il Lucas Museum of Narrative Art di Los Angeles –disegnano città e paesaggi che compiono esattamente il percorso inverso rispetto a quanto compiuto dalla fantascienza negli ultimi 100 anni, trasportando sulla Terra scenari già visualizzati in altri mondi. Eppure, in filigrana a questi edifici spesso sorprendenti non appare un reale cambio di paradigma rispetto alla più che secolare traiettoria moderna. Sia che siano state solo immaginate, sia che siano simili a quelle già costruite nel passato con tecnologie e mezzi molto meno possenti, le forme che i MAD ci propongono ci appaiono folli ma anche famigliari: forse, per il fatto che abitano la nostra mente da molto, molto tempo.
MAD Architects
Lo studio MAD Architects proietta la propria visione architettonica nel futuro, confrontandosi con la grande scala della megalopoli e con il tema sempre più ineludibile del rapporto tra spazio costruito e spazio non antropico
