Il credo di Al Borde, il collettivo di architetti ecuadoriano fondato nel 2007 da Pascual Gangotena (Quito, 1977), David Barragán (Quito, 1981), Marialuisa Borja (Quito, 1984) ed Esteban Benavides (Quito, 1985), è "fare le cose con meno".

Già apparso in rassegne di rilievo come "Think Global, Build Social! Architectures for a Better World "(Vienna, 2014) e “Reporting from the Front” (XV Biennale di Architettura di Venezia, 2016), lo studio è noto per il suo metodo alternativo con cui tenta di trasformare la scarsità di mezzi in valore aggiunto, sia a livello estetico che sociale.

Convinto che la forza di un progetto architettonico risieda nella successiva autonomia dei suoi utenti, l’approccio progettuale e decisionale di Al Borde si basa sul coinvolgimento della comunità in tutte le fasi della pianificazione e della costruzione, nonché sull'esplorazione sistematica del contesto locale in cui s’inserisce. Da Escuela Nueva Esperanza (2009), una scuola rurale sulla spiaggia nella località di Cabuya, a Culunco House (2015), un’abitazione familiare semi-interrata, fino a House of the Flying Beds (2017), una proprietà storica rinnovata nella città di La Esperanza, ogni progetto firmato dal collettivo si basa sul recupero di pratiche vernacolari e materiali naturali o riciclati disponibili in loco.

Abituato a lavorare con budget ristretti, di recente il team di Al Borde – che è stato candidato anche per il Swiss Architectural Award nel 2018 – ha iniziato anche a operare in contesti di emergenza. Il progetto Post-Earthquake Prototype (2017), per esempio, è stato sviluppato in seguito al terremoto che ha colpito la costa della provincia di Los Horconcitos-Manabí, in Ecuador, nell'aprile del 2016.