Il design dei profumi in 15 esempi da collezione, da Dalí a Gehry

Dall’iconico ed elegante Chanel no. 5, al surreale Shocking di Elsa Schiaparelli, fino all’espressione del movimento di Frank Gehry, vi raccontiamo 15 boccette di profumo che hanno segnato la storia del design.

Devono risvegliare i sensi. Devono stuzzicare l’inconscio. Devono saper usare la vista (e, in alcuni casi, anche il tatto) per innescare un viaggio sensoriale che dagli occhi e dalla pelle arrivi al naso. Si possono chiamare con i nomi più diversi (boccette, flaconi, bottigliette, ampolle, fiale…). Possono avere le forme, i colori e i materiali più disparati. Ma hanno sempre un obiettivo comune: quello di accendere la curiosità olfattiva. Quello di far pregustare l’essenza che contengono, il profumo che custodiscono. Che può essere di volta in volta inebriante, sensuale, impalpabile, evocativo, ma che in ogni caso lascia il segno.

Come diceva Guy de Maupassant: “Un profumo, nel tempo, è un ricordo più struggente di una fotografia”. Perché il naso ha più memoria degli occhi. Ma spesso bisogna passare dagli occhi per arrivare al naso. I produttori di profumi lo sanno bene. Tanto che a volte dedicano alla progettazione del contenitore un’attenzione analoga a quella che riservano alla realizzazione e alla distillazione del contenuto. Come dimostrano i contenitori che presentiamo in questo servizio: pezzi rari, a volte piccoli gioielli, preziosi quanto il profumo che contengono.

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