Mondi possibili

Marco Petroni racconta il suo ultimo libro, che descrive un mondo complesso in profonda trasformazione a cui il design risponde allargando il proprio ambito disciplinare e concettuale.

Marco Petroni, Mondi Possibili – Appunti di teoria del design, Edizioni Temporale, Milano 2016

  È sempre interessante trovare pagine dense e al tempo stesso fresche sulla teoria del design, pratica scivolosa ma, se attenta e accurata di grande ispirazione come nel caso di Mondi Possibili – Appunti di teoria del design, pubblicato da Edizioni Temporale con una postfazione di Domitilla Dardi. Marco Petroni ha recentemente presentato questo piccolo libro di 111 pagine raccogliendovi grandi domande sul ruolo del design oggi, interlocutore cruciale capace di catalizzare risoluzioni e risultati mai banali. Nel volume, il design assurge a protagonista destinato a sciogliere rilevanti problematiche non solo a livello teorico; da acuto indagatore della realtà che lo circonda, l’autore ci fornisce pochi ma buoni esempi di come il design possa dare risposte altre, dal Dirty Art Department (Sandberg Instituut, Amsterdam) capitanato dall’eclettico Jerszy Seymour a fino al lavoro di Andrea Anastasio, oltre a guardare al ruolo propiziatorio e rivoluzionario che ha avuto durante il periodo radicale.

Marco Petroni, Mondi Possibili – Appunti di teoria del design, Edizioni Temporale, Milano 2016

Maria Cristina Didero: Petroni, le ragioni di questo libro? Marco Petroni: Il libro nasce da una doppia esigenza, una più personale dettata dal desiderio di mettere ordine articoli, recensioni, testi sparsi in cataloghi e provare a trovare un filo che potesse organizzare un pensiero unitario su alcune esperienze del mondo del design che sento come particolarmente significative, dall’altra, una più pubblica legata alla necessità di creare una piattaforma di confronto, di scambio su temi che credo stiano diventando centrali nella cultura del progetto del nostro tempo.

Maria Cristina Didero: Perché questo titolo? Marco Petroni: Mondi possibili vuole sottolineare una dimensione molteplice e in divenire. Viviamo in un mondo complesso, in profonda trasformazione e il design sta rispondendo a questi cambiamenti con un allargamento del proprio ambito disciplinare e concettuale portando il mondo del progetto a ibridarsi, contaminarsi con altri campi del sapere come la filosofia, l’antropologia, la teoria politica e la scienza. Proprio in questo territorio plurale, aperto si ritrovano molte esperienze progettuali indagate e collegate attraverso il paradigma del possibile a un’idea del design come progetto di mondi.

Marco Petroni, Mondi Possibili – Appunti di teoria del design, Edizioni Temporale, Milano 2016

Maria Cristina Didero: Leggo “appunti di teoria del design”: la teoria e la pratica vanno di pari passo? Marco Petroni: Troppo spesso il design viene raccontato, commentato attraverso i suoi risultati formali e produttivi trascurando aspetti che si trovano in una dimensione meno evidente come quella concettuale più legata al processo, alla ricerca propedeutica alla produzione. Credo che un progetto vada visto, esaminato nella sua complessità operativa e questo è il compito di chi prova a indagare e trasmettere una visione critica.

Maria Cristina Didero: Cosa significa “riconquistare il possibile” oggi? Marco Petroni: II libro suggerisce la dimensione del possibile come necessaria a connettere il design con il mondo e con la vita reale attraverso la costruzione di scenari alternativi alla visione di un unico contesto al quale adattarsi o soccombere. Sono ormai evidenti sensibilità progettuali che riflettono su scenari di senso che provano a ridare una centralità culturale alla progettazione del nostro quotidiano. Il possibile è una condizione attiva, se vuoi, politica del fare design che reagisce a una diffusa passività.

Marco Petroni, Mondi Possibili – Appunti di teoria del design, Edizioni Temporale, Milano 2016

Maria Cristina Didero: A pagina cinque del tuo libro, quindi all’inizio della tua storia, “proponi un nuovo linguaggio del design”. Qual è il linguaggio che attualmente il design usa e quali i punti più ostici da scardinare. Marco Petroni: L’aspetto più ambizioso del saggio è quello di provare a sganciare il design da risultati formali come seggiole, lampade e aprire uno scenario più connesso con le dinamiche culturali e sociali del nostro tempo. In quest’apertura entra in gioco la dimensione dell’immaginario e del politico inteso come processo di creazione di nuovi spazi d’azione e riflessione per una disciplina che aspira a migliorare il mondo.

Maria Cristina Didero: Ho letto riferimenti al design radicale, desideri e sogni congruenti con l’epoca in cui si è sviluppato. Parliamo di oggi: quanto la politica è presente nel design “di oggi” – nel caso in cui sia presente. Marco Petroni: Il secondo capitolo del libro è dedicato a una riflessione storica in cui tracciare un’evoluzione del paradigma del possibile e il design radicale è uno dei riferimenti più potenti in cui si manifesta questo desiderio di apertura a una molteplicità espressiva e politica del fare design. Il cambiamento nel presente del progetto è legato a una dimensione evolutiva e non massimalista del progetto in cui assistiamo a uno scenario plurale segnato dalla convivenza tra un design delle soluzioni e uno delle domande, dei suggerimenti di alternative possibili. Per rendere evidente questa convivenza è emblematico il caso di Studio Formafantasma dove eccellenti risultati formali sono preceduti da una riflessione concettuale e necessariamente politica sul mondo. Anche Andrea Anastasio, che può essere considerato l’iniziatore di questa dimensione del possibile, lega sempre politico e forma lasciando presagire possibili scenari sganciati da una valutazione quantitativa. In queste poetiche si vede una sorta di tradizione del possibile.

Marco Petroni, Mondi Possibili – Appunti di teoria del design, Edizioni Temporale, Milano 2016

Maria Cristina Didero: A pagina 65 parli della “centralità del designer (…) al ridisegno del mondo”. Una posizione affascinante, forse utopica ma che aprirebbe panorami intelligenti. Invece la situazione del momento secondo te, qual è? Marco Petroni: Il design come il mondo in cui viviamo è in una condizione sospesa tra ciò che non è più e ciò che non è ancora. Una dimensione, a mio avviso, estremamente affascinante in cui si aprono scenari di opportunità che non possono essere più riferiti a dati quantitativi come il sistema delle royalties ma si muovono su un piano qualitativo più vicino al mondo dell’arte. Infatti, uno dei temi trattati nel libro è proprio l’artificazione del design e la stretta connessione non solo in termini di mercato ma soprattutto su elementi speculativi e di riflessione. Il caso di Assemble, recenti vincitori del Turner Prize, è abbastanza significativo in questo senso, ma anche Metahaven o il Dirty Art Department ci pongono di fronte a questa dimensione sospesa ed estremamente interessante da indagare per chi si occupa di teoria e critica del progetto.

Marco Petroni, Mondi Possibili – Appunti di teoria del design, Edizioni Temporale, Milano 2016

Maria Cristina Didero: Se parliamo dell’oggetto come catalizzatore di significato, e guardiamo il panorama contemporaneo del design, cosa mi dici? Marco Petroni: Gli oggetti devono ritrovare una capacità espressiva al di là degli aspetti formali e materici e non parlo banalmente di storytelling che è una leva di marketing. Nel libro ho indicato alcuni esempi che si muovono in questa direzione, da una parte troviamo Martina Muzi, una giovane designer italiana formatasi in Olanda che indaga le trasformazioni dell’abitare, dello stare al mondo in un’inevitabile condizione di nomadismo, dall’altra Gionata Gatto e Giovanni Innella che riflettono sul concetto di valore da attribuire all’artificio progettuale, esempi che provano a sganciare il design da obiettivi meramente funzionali e significanti per proiettare gli oggetti, le cose che popolano il nostro quotidiano in una dimensione di senso, di significato più ampio.

Maria Cristina Didero: So che stai già preparando un altro libro… Ci dai qualche anticipazione? Marco Petroni: Ho avviato una riflessione attorno a due temi che mi sembrano interessanti da indagare in questo scenario in movimento del design contemporaneo ovvero come è cambiata la percezione del valore del lavoro del designer e la necessità del design in un sistema economico dominato dalla finanza speculativa. Un’ulteriore scommessa sul desiderio di dare al progetto una centralità nel dibattito culturale contemporaneo.

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