Domus: La ricerca indaga il “luogo” cinema, nei suoi aspetti storici, tipologici e culturali. Un tema di grande attualità in un momento in cui si assiste, in tutta Italia, alla chiusura di numerosissime sale cinematografiche. Quale scenario descrive questa indagine?
Francesco Moschini: La ricerca descrive lo spazio del cinema in termini urbani, architettonici e sociali; allo stesso tempo indaga il ruolo dell’esercizio cinematografico nella storia, nella cultura, nell’economia. Le sale cinematografiche rappresentano un patrimonio fondamentale per l’offerta culturale di un territorio; avere consapevolezza di tale valore è indispensabile per avviare processi di valorizzazione e di sviluppo. Da questi presupposti si muove l’esigenza di un’indagine sulle sale della Puglia, con l’obiettivo di costituire un bagaglio d’informazioni utili per la conoscenza dello stato attuale e per la programmazione dello scenario futuro. Il patrimonio storico delle sale cinematografiche si trova sempre più spesso in condizioni di abbandono. Lo stato di degrado in cui versano le sale è un problema da affrontare e risolvere dal punto di vista architettonico e sociale che è condannato a crescere sempre più come dimostrano le statistiche regionali e nazionali. Questo fenomeno ha, infatti, coinvolto l’intera economia del settore cinematografico italiano.
Per conoscere lo stato delle sale pugliesi, avete avviato un capillare censimento, visitando comune per comune tutta la regione. Com’è stato costruito il catalogo?
Abbiamo censito tutti gli esercizi cinematografici pugliesi: 270 sale tra attive e inattive. Il censimento è stato capillarmente eseguito attraverso indagini sul campo. Tutte le sale sono state inserite in un geodatabase, attraverso l’acquisizione della posizione geografica. Dal database è stata generata una mappa della distribuzione delle strutture presenti sul territorio pugliese, la cui interrogazione consente di risalire a tutte le informazioni relative a ciascuna sala. Inoltre sono state redatte delle schede di censimento dove si è cercato di restituire un quadro quanto più fedele e dettagliato sulle caratteristiche architettoniche e strutturali, sulla storia e gli aneddoti di ogni struttura cinematografica rilevata.
Nelle schede sono riportate sia informazioni essenziali, sia descrizioni di carattere storico, analitico e grafico. Le ricerche hanno portato alla raccolta di ingenti quantità di documenti: disegni, tavole, relazioni di progetto, testimonianze, cartoline e fotografie storiche. Ogni scheda, oltre a essere corredata da un rilievo fotografico effettuato dagli autori, che dà conto dello stato attuale di ogni cinema analizzato, comprende la rilettura di trentotto fotografi, coinvolti per interpretare in chiave personale ogni singola struttura.
Quale ruolo riveste, secondo lei, la sala cinematografica?
Dalla sua nascita, attraverso i momenti più rilevanti degli anni Trenta e degli anni Cinquanta, fino all’affermarsi di nuovi mezzi di comunicazione il “luogo” cinema ha sempre ricoperto un ruolo primario all’interno del contesto urbano e culturale della città. Dagli ambienti più attraenti del centro storico a quelli della periferia, i cinema hanno rappresentato innanzitutto luoghi di vita, dove non sempre gli avvenimenti impressi nella memoria erano quelli proiettati sullo schermo. Nonostante la nobile funzione che il cinema detiene si assiste oggi ad un crescente svilimento del patrimonio delle strutture esistenti che, possedendo un elevato grado di trasformabilità e adattabilità, sono soggette a trasformazioni d’uso.
A causa della loro forma e spazialità le sale sembrano condannate a lasciare il posto ad altre funzioni; su di esse si rivolgono mire immobiliari e commerciali. Come legge questa condizione?
Le caratteristiche delle sale hanno portato al consolidarsi di una tendenza metamorfica dell’ambiente-cinema; la spazialità della sala si rivela capace di adattarsi alle più disparate tipologie di ambienti e di funzioni diventando supermercato, garage o discoteca, fino ad arrivare ad autosili, banche o palestre. Queste soluzioni derivano principalmente dalle caratteristiche architettoniche degli edifici che presentano grandi fronti d’ingresso, un’ubicazione centrale rispetto al tessuto urbano e corpi di fabbrica indipendenti. La metamorfosi portata alle estreme conseguenze determina la scomparsa di questi luoghi: luoghi di evoluzione culturale, luoghi di evasione, luoghi notturni, luoghi di massa, luoghi dallo spazio astratto e “vuoto”, importanti alla stessa stregua delle piazze e, dunque, compresi tra gli ormai pochi luoghi che conferiscono continuità storica e semantica alla città.
La ricerca si avvale di approfondite analisi statistiche, urbane ed economiche. È possibile pianificare sapientemente il sistema cinematografico di una regione?
Abbiamo analizzato le molteplici cause della crisi che negli ultimi anni minaccia, in particolare, l’attività dei piccoli esercizi cinematografici; il fenomeno s’inserisce all’interno di un complesso sistema urbano e sociale che necessita di opportuni provvedimenti a partire dagli ambiti legislativi nazionali, regionali e comunali.
Quali sono le finalità di questa indagine?
Questo lavoro è un supporto tecnico e culturale indispensabile sia per la tutela e il recupero del patrimonio esistente sia per definire criteri e parametri utili alla programmazione dell’esercizio cinematografico in Puglia. Valutazioni storiche e letterarie, considerazioni sociologiche e statistiche, proposte architettoniche e infrastrutturali definiscono analisi e obiettivi di un lavoro proteso verso la programmazione sapiente del sistema cinematografico pugliese. Questo studio è il pretesto per pensare a un più vasto intervento culturale che, a partire dalla Puglia, possa giungere alle regioni limitrofe e coinvolgere, infine, l’intero Paese.
Tra città, cinema e architettura esiste da sempre un dialogo privilegiato, in cosa risiede per lei questa continuità?
Il cinema diviene luogo di una rappresentazione che unisce, alla spettacolarizzazione della realtà, il realismo della finzione, e incarna il sistema di relazioni istituito dalla metropoli, scandite dall’intermittente alternarsi del tempo del lavoro con quello dell’evasione. Lo schermo non costituisce solo la parete che delimita l’invaso della sala, ma anche la superficie su cui la realtà urbana può diventare immagine di se stessa, sostituendo alla compiutezza della rappresentazione del proprio disegno geometrico, la parziale frammentarietà della visione urbana, colta nell’esperienza estetica dell’individuo che abita la città, piegandosi alla sua organizzazione, cedendo ai suoi ritmi. Analogamente, lo spazio della sala cinematografica non è un vuoto cartesiano, ma un campo di forze, la condensazione delle dinamiche interazioni intersoggettive che hanno luogo nello spazio della città, tra la folla, rivelandosi, dunque, una naturale prosecuzione della strada. Non è possibile tracciare una storia del cinema senza prendere in considerazione il suo rapporto con l’universo dell’architettura. E, ugualmente, non si possono comprendere appieno delle poliedriche manifestazioni dell’architettura del XX secolo, senza tener conto della profonda influenza che il cinema ha esercitato sulle sue linee evolutive.
La ricerca si colloca all’interno di un progetto culturale più ampio, di cosa si tratta?
La vocazione enciclopedica dell’iniziativa “Territori del Cinema” è in continuità con una tradizione culturale in grado di organizzare il sapere in forme tassonomiche; s’inserisce, infatti, all’interno del Progetto T.E.S.I. Tesi Europee Sperimentali Interuniversitarie, programma culturale che ho ideato con Vincenzo D’Alba e Francesco Maggiore, con l’obiettivo di riformulare, in ambito accademico, un dialogo critico tra differenti ambiti disciplinari attraverso argomenti di ricerca pluriennali, condivisi e contraddistinti da un valore progettuale, umanistico e scientifico. Il Progetto T.E.S.I. è in linea con le attività che da quasi quarant’anni A.A.M. Architettura Arte Moderna, oggi divenuto F.F.M.A.A.M. Fondo Francesco Moschini Architettura Arte Moderna, promuove attraverso precisi programmi critici, evidenziando le pluralità e formando parallelismi e intrecci disciplinari, per sollecitare sguardi incrociati, contaminazioni e attraversamenti del e nel contemporaneo.