MAK: Hollein

Una mostra retrospettiva al MAK omaggia Hans Hollein raccontandone la figura poliedrica di architetto, designer, curatore, scrittore e teorico attraverso materiali inediti tratti dall’archivio privato.

MAK: Hollein
Non appena si entra al MAK, nella sala dedicate alla retrospettiva su Hans Hollein, scomparso pochi mesi fa all’età di 80 anni, ci si trova in una grande piazza spaziosa, voluta dai curatori Wilfried Kuehn e Marlies Wirth, per omaggiare il grande architetto austriaco.
Questo layout della mostra è già uno statement significativo vicino alla sensibilità dell’unico Premio Pritzker austriaco (1985): disegnato dallo studio Kuehn Malvezzi, lo spazio aperto al piano terra della sala principale, è il risultato dell’abbattimento di una parete per creare una diagonale che taglia il grande salone in stanze quadrate, archetipo mutuato dal principio cloverleaf utilizzato da Hollein per il primo dei suoi grandi musei progettati, il Museum Abteiberg di Mönchengladbach, nel 1982 (che fino al 28 settembre presenta il progetto parallelo Alles Ist Architektur) a cui seguirà il Museo del Vetro e della Ceramica di Teheran nel 1979 e nel 1991 l’MMK di Francoforte.
HOLLEIN MAK Exhibition Hall © Peter Kainz/MAK
"HOLLEIN", MAK Exhibition Hall © Peter Kainz/MAK
La mostra del MAK – realizzata in collaborazione con l’Università di Arti Applicate di Vienna e la partecipazione del Museum Abteiberg – dal titolo secco “HOLLEIN”, racconta l’intera opera del poliedrico architetto che fu anche designer, curatore, scrittore e teorico – professore dal 1976 al 2002 e preside dal 1995 al 1999 del Dipartimento di Architettura dell'Università di Arti Applicate di Vienna – forse uno dei rari esempi contemporanei di creativo rinascimentale per la totalità con cui concepiva il suo lavoro, libero da barriere tra le diverse discipline e forme artistiche. La antologica Viennese presenta una panoramica avvincente e esaustiva dei progetti tra arte e architettura, dalle mostre più note (fu commissario del padiglione del suo paese alla Biennale di Arti Visive di Venezia dal 1978 al 1990, per quella di Architettura  dal 1991 al 2000, e curatore nel 1996) ai progetti di interior (tra cui, nella sua città, il celebre negozio di candele Retti del 1965 e la gioielleria Schullin del 1972), evidenziando il particolare approccio antropologico che lo ha accompagnato durante tutto il suo percorso professionale. Proprio questo rapporto è alla base di una scelta curatoriale precisa basata su materiali inediti raccolti grazie all’accesso (per la prima volta) all’archivio privato.
"HOLLEIN", MAK Exhibition Hall © Peter Kainz/MAK
"HOLLEIN", MAK Exhibition Hall © Peter Kainz/MAK
“Intendevamo presentare unicamente disegni, schizzi e modelli originali capaci di riflettere l’opera intellettuale e progettuale di Hollein, tra lo spazio e l’oggetto, oltre ai suoi libri d’artista e alla fervida attività editoriale – un esempio fra tutti, la pubblicazione della rivista BAU, tra il 1965 e il 1970. Suddivisa in categorie tematiche dal titolo Exhibitions, Museum Buildings, Designs, Media Objects, Display Architecture, City Models, Utopian Enviroments, e corredata da film e interviste oltre a diverse fotografie del tempo, la mostra è svincolata da un approccio cronologico ed è concepita come un viaggio tra analogie di senso e forma; il progetto è inoltre corredato da una ricognizione fotografica fresca e puntuale (parte integrante del percorso narrativo) commissionata per l’occasione agli artisti Aglaia Konrad e Armin Linke, con ritratti delle opere più significative dell’autore. Si snodano nelle varie sezioni modelli originali e ricostruzioni di progetti museali, modelli di città fino agli ambienti utopici.
"HOLLEIN", MAK Exhibition Hall © Peter Kainz/MAK
"HOLLEIN", MAK Exhibition Hall © Peter Kainz/MAK
Hans Hollein ha attribuito all’architettura una nuova traccia grazie a una visione universale del concetto di artista: era il 1967 quando mette nero su bianco, poco più che trentenne, non una presa di posizione personale ma un manifesto destinato a una generazione di architetti, designer e teorici, Alles Ist Architektur (“Tutto è Architettura”) dove è ben riflesso il filo conduttore multidisciplinare che lega le cinque decadi di attività futura dove conviveranno arte e design, architettura e urbanesimo.
"HOLLEIN", MAK Exhibition Hall © Peter Kainz/MAK
"HOLLEIN", MAK Exhibition Hall © Peter Kainz/MAK
I progetti di Hollein sono accomunati da una peculiare ricerca dell’artificio combinato al culto per le pratiche del quotidiano – Man Made Environment. Al MAK è stata data particolare importanza ai progetti espositivi da lui curati e allestiti come MANtransFORMS del 1976, mostra inaugurale del Cooper Hewitt Museum di New York dove Hollein analizza “the world designed by humans”, concetto ancora attuale alla luce del suo concetto antropologico del design, capace di rispondere alla domanda “che cosa è il design”; al contributo al padiglione Austriaco della Biennale di Venezia 1972 con Opera e Comportamento, Vita e Morte, Situazioni Quotidiane; all’intervento per la XIV Triennale di Milano di Giancarlo De Carlo del 1968, la cosiddetta Austriennale a cui è dedicata un intera sala e naturalmente alla Strada Novissima, ossia la prima Biennale di Architettura del 1980, dove, semplificando, architetti internazionali sono stati chiamati a disegnare una nuova ipotetica strada/via all’interno delle Corderie dell’Arsenale. Hans Hollein ha indicato chiaramente la sua.

fino al 5 ottobre 2014
HOLLEIN
a cura di Wilfried Kuehn e Marlies Wirth
MAK
Stubenring 5, Vienna

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