Storia dell'urbanistica moderna. Dall'età della borghesia alla globalizzazione (1815-2010) è il seguito di Storia dell'urbanistica moderna. Dal Rinascimento all'età delle Rivoluzioni (1400-1815). I due volumi rappresentano il lavoro di ricerca di anni di studio, che è allo stesso tempo articolato con un impianto di sintesi. Il primo volume fornisce una spiegazione al significato di urbanistica. "Qu'est-ce que l'Urbanisme?". La domanda con cui si apre l'opera di Lorenzo Spagnoli, la stessa che dà il titolo al saggio di Pierre Lavedan, del 1926, nella sua Histoire de l'urbanisme. Il secondo volume è basato su un piano interpretativo e critico che permette anche a studiosi, di attraversare territori poco noti, dove storia, politica ed economia hanno un ruolo essenziale. Questo secondo volume è diviso in tre parti, più una postfazione. La prima tratta la storia dell'urbanistica in senso weberiano, mettendo l'accento sugli aspetti politico-economici delle città. Tratta le radicali modificazioni sul territorio europeo di vecchi assetti e di armature urbane ben consolidate. Dall'industrializzazione, lo sviluppo delle infrastrutture, lo sviluppo del suolo, alla necessità di una pianificazione normata da uno strumento attuativo, alle nuove realizzazioni delle città giardino come quelle di Howard.
Uno spazio interessante è dedicato al dibattito internazionale prima della grande guerra, al caso studio di Francoforte interessata dal primo piano di zonizzazone. Una città pilota per uno strumento urbanistico che sarà modello per molte città europee e per gli Stati Uniti. L'espansione urbana ai primi del Novecento è affrontata da Garnier con il piano a griglia della Cité industrielle, e, successivamente, con la città funzionale di Le Corbusier. Largo spazio è poi dedicato all'espansione a sud di Amsterdam con il Piano di Berlage, che rompe la maglia ortogonale creando una gerarchizzazione tra le infrastrutture, e al trasporto pubblico rispetto alle nuove urbanizzazioni. Ma soprattutto Spagnoli si concentra sulle connessioni tra le nuove urbanizzazioni in Gran Bretagna e il "planning" negli Stati Uniti.
L'analisi critica continua con puntualità ripercorrendo il razionalismo internazionale, la formazione di Le Corbusier, i principi base per un'urbanistica moderna con un sistema della mobilità razionale, la metodologia dei CIAM; l'evoluzione dei tessuti urbani in Germania e la pianificazione per l'espansione del nuovo territorio di Amsterdam.
Il capitolo sull'urbanistica di stato in Italia, riporta un'analisi articolata sull'imperialismo e sulla monumentalità, ponendo l'accento sulle nuove infrastrutture e l'apertura di nuove strade realizzate sulle demolizioni di antichi centri storici. Tutto questo senza tralasciare i nuovi piani urbanistici e l'urbanistica coloniale italiana in Africa.
Si può pensare ad una "seconda modernità" che attende di essere compiuta, all'interno della quale l'urbanistica possa dare il suo contributo in maniera autonoma, chiamando a un tavolo di lavoro tutti gli attori sociali
