Costruttori di modernità

Un testo raro che ripercorre la storia della costruzione di Milano dagli anni travolgenti del miracolo economico del dopoguerra all'inchiesta di Mani Pulite, fino all'ultima, più recente, crisi dei nostri giorni.

Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011, pagine 328, prezzo 80,00 euro

È raro, e quindi particolarmente gradito, leggere un bel libro di storia della costruzione. Voluto da Assimpredil, il volume Costruttori di modernità, curato da Raffaella Poletti con la collaborazione del Centro per la cultura d'Impresa, è piacevole nella veste grafica (il progetto grafico è di Marco Strina), nella selezione iconografica, nel divertito gioco cromatico riservato soprattutto ad alcune preziose foto di cantiere. Il libro è godibile negli apparati (la cronologia della vita dell'Associazione e le biografie dei presidenti), che – lungi dal consueto carattere di tristi, ma doverose appendici – appassionano per l'efficacia e l'eleganza dell'impaginato.

Ma soprattutto, Costruttori di modernità è interessante nei contributi, che offrono punti di vista complementari sulla storia della costruzione di Milano nel secondo dopoguerra, legati dal comune pretesto di seguire la vicenda dell'Associazione Imprese Edili e delle provincie di Milano, Lodi, Monza e Brianza. Tutti i saggi, nel leggere la storia di Milano, ripercorrono in trasparenza la storia italiana dell'edilizia: Milano è per il Paese il luogo deputato alla sperimentazione d'avanguardia; è il setaccio che filtra le esperienze europee e le avvia eventualmente alla diffusione nazionale; è il laboratorio in cui le ricerche più sofisticate vengono tradotte nel linguaggio più adatto alla piccola e media impresa del made in Italy.

Per una storia della costruzione italiana del secondo Novecento, insomma, non si può prescindere dall'esperienza milanese: nell'immediato dopoguerra il dibattito sui modi della ricostruzione si avvia a Milano e se anche le spinte innovatrici verso la prefabbricazione, materializzate al QT8, non trovano esito, da qui si ripartirà dopo i quattordici anni del Piano Fanfani (che offre, in alcuni quartieri milanesi, casi emblematici nella definizione dello Stile INA Casa).
Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011
Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011
Se gli anni travolgenti del miracolo economico sono significativamente rappresentabili dalla sottile sagoma lenticolare del grattacielo Pirelli, il difficile decennio che va dal 1963 (anno di avvio della congiuntura sfavorevole) al 1973 (in coincidenza con la crisi dello shock petrolifero) si rilegge ancora più limpidamente nelle opere realizzate a Milano.

In particolare, nei lungimiranti tentativi di razionalizzazione del cantiere condotti dallo IACP milanese, unico programma nazionale d'industrializzazione condotto a termine coerentemente con i presupposti e, ancora più in dettaglio, nel quartiere Olmi, dove Riccardo Meregaglia e Renato Morganti, due stimati presidenti dell'Associazione, traducono per il cantiere italiano il sistema francese Balency brevettando il sistema MBM, con esiti architettonici unici nel panorama nazionale.
Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011
Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011
Le letture di Carlo Ferroni, Enrico Berbenni, Giulio Ernesti, Luca Mocarelli, Giulio Barazzetta e Tiziano Treu, presentate da Claudio De Albertis, ripercorrono con sapiente taglio storico la vicenda della costruzione della modernità a Milano, offrendo una lettura attenta e inedita soprattutto dei decenni recenti, quelli di più difficile interpretazione.

Poi, in sequenza: la stagnazione, l'inchiesta di Mani Pulite nel 1992, il processo di deindustrializzazione e la breve fiammata immobiliare dovuta alle nuove aree già produttive dismesse. Infine, l'ultima, più recente, crisi avviata nel 2006 dai mutui subprime statunitensi. Tutti questi passaggi, pur analizzati nel contesto provinciale di Milano, descrivono in realtà l'intero paese, e usano il linguaggio comune della crisi d'identità della costruzione italiana e, soprattutto, del suo principale attore: l'impresa familiare di piccole e medie dimensioni, di carattere artigianale, su cui si è da sempre fondata l'attività edilizia nazionale.

Il libro – come segnala Raffaella Poletti nell'introduzione – si lega e si pone in continuità, quasi un tomo di aggiornamento, con il memorabile progetto editoriale in più volumi Costruire in Lombardia, guidato da Ornella Selvafolta e Aldo Castellano, sviluppato dal 1983 fino all'inizio degli anni Novanta, pionieristico lavoro di storia dell'architettura e delle tecniche costruttive compiuto attraverso l'analisi di opere realizzate e di cantieri epici, ancora oggi continuo e inestimabile riferimento per gli studiosi del settore. Fortuna critica che auguriamo anche al nuovo volume.

Non resta che sperare che il modello Assimpredil suggerisca ad altre realtà geografiche (romane per esempio) operazioni di storia materiale di analogo approfondimento e interesse, stimolando il recupero e il rispetto per gli archivi delle imprese di costruzioni, salvaguardati spesso solo nelle intenzioni, ma in realtà per larga parte non disponibili.
Se gli anni travolgenti del miracolo economico sono significativamente rappresentabili dalla sottile sagoma lenticolare del grattacielo Pirelli, il difficile periodo che dal 1963 arriva fino al 1973 si rilegge ancora più limpidamente nelle opere realizzate a Milano
Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011
Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011
Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011
Costruttori di modernità, a cura di Raffaella Poletti, Assimpredil Ance, Milano 2011

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