In un giorno di pioggia, davvero ci troveremo a ripassare la storia della grafica? Forse sì: qualcosa da imparare c'è per tutti, in queste pagine, e il maltempo fuori stimolerà almeno a stare in casa a leggere.
Il racconto scorre; la scansione di nomi, avvenimenti, correnti è rigorosa, lo spazio attribuito a ciascuno trova l'equilibrio giusto, evitando scelte troppo stravaganti ma anche l'eccesso di prevedibilità. E funziona il mix di nozioni di base e piccole informazioni extra che fa piacere raccogliere; non è molto più di quel che offre Wikipedia – che gli autori ringraziano apertamente, onesti ancor prima che ironici – ma è comodamente ricucito in un unico volume.
L'equilibrio è anche nell'attenzione alle diverse discipline, sia pure con un occhio di riguardo al manifesto e al type design, e un interesse meno acceso per altri campi della grafica – quello editoriale, per esempio.
Ancora un pregio di questa particolare storia del graphic design è la storicizzazione in chiave tecnica. Ogni evoluzione degli stili e dei linguaggi ha una relazione stretta anche con le conoscenze tecnologiche del tempo (per i giorni nostri questo nesso è sempre chiaro a tutti, ma a volte dimentichiamo che le cose funzionavano così anche in passato). A History of Graphic Design for Rainy Days, con la sua insistenza su macchina a vapore, dagherrotipi, bitmap, ci aiuta a ricordarlo.
I due protagonisti, un ragazzino dalla curiosità pigra e il vecchio nonno designer, si imbarcano in un viaggio nel tempo. Dalla nascita del capitalismo industriale all'Art Nouveau, dalla teoria dei colori di Johannes Itten alla psichedelia, al postmodernismo, fino a ora.
Ma il taglio 'activities for a rainy day' stanca rapidamente – anche se quanto rapidamente dipenderà dalla sensibilità soggettiva di ciascun lettore.
L'idea è che a ogni fase storica e a ogni designer si associa un rompicapo: un 'trova l'errore' (tipografico), un cruciverba rudimentale, dei pittogrammi abbozzati da completare. Dove un manuale classico darebbe informazioni, a volte troviamo dei quiz; ma la risposta non è nelle pagine del libro, va cercata sul sito web associato.
Il gioco funziona talvolta bene quando i problemi proposti sono strettamente grafici e pratici; più spesso sconfina nel genere Trivial Pursuit. Questo probabilmente non turba gli autori, perché l'obiettivo è un divertimento estetico più che un vero incitamento a 'giocare con la grafica'. Rinforzano il messaggio le pagine finali, fatte di sagome da ritagliare, ricomporre e incollare. In quanti mai si avvicineranno a questo libro così carino con delle forbici in mano?
La scelta di riempire le nuvolette tipograficamente, anziché con il lettering dei fumetti più classici, ha il suo senso filologico per un testo che tratta in gran parte di tipografia; ma a qualcuno renderà più faticosa la lettura.
Ancora un pregio di questa particolare storia del graphic design è la storicizzazione in chiave tecnica. Ogni evoluzione degli stili e dei linguaggi ha una relazione stretta anche con le conoscenze tecnologiche del tempo
Non sarà uno strumento di studio, ma funzionerà come ripasso o come assaggio per designer poco ferrati nella teoria, per studenti, per semplici curiosi. Il viaggio nel tempo dalla Manchester della Rivoluzione Industriale a quella di Peter Saville è lungo e il fumetto è un modo come un altro di affrontarlo in leggerezza.
