Chi è Kerstin Bratsch? Perché il nome di Das Institut e quello della giovane artista tedesca luccicano, cangianti, sulla copertina di una rivista di moda vietnamita come "Thoi Trang Tre"? Chi ha disegnato quel set di unghie decorate allegato al magazine? E ancora, in che modo questo apparentemente comune prodotto editoriale ha una relazione con la casa editrice d'arte JRP|Ringier di Lionel Bovier?
La trama appare ben intrecciata, sfogliando il magazine le molteplici identità che lo compongono si rivelano. Per sciogliere l'enigma ed iniziare a rispondere ad alcune delle domande forse è necessario elencare una serie di dati. Ringier AG è uno delle aziende leader mondiali nel mercato dell'informazione. Multinazionale con sede a Zurigo, la compagnia gestisce brands e testate nel mondo della carta stampata, del web, della televisione e nei segmenti in espansione dell'informazione mobile digitale. Il portfolio del Ringier Group abbraccia svariati domini editoriali e tutti i sistemi di distribuzione di contenuto.
Chiamate a lavorare sull'edizione del 2010 del rapporto Kerstin Brätsch e Adele Röder decidono di ibridare alcuni formati editoriali e fondere e mescolare il Report sul mercato della compagnia con le pagine di un magazine di moda e costume vietnamita, appunto "Thoi Trang Tre", non a caso uno dei prodotti di punta del portfolio dell'azienda sul mercato Asiatico. Non si tratta quindi semplicemente di una strategia editoriale di tipo parassitario, ma un astuto sistema per mettere in gioco le molteplici identità utilizzate dalle artiste nella loro pratica e trasformare il prodotto in un meccanismo a scatole cinesi ambiguo e seducente in cui artista cliente e committente si confondono.
In un sistema dell'arte altamente mercificato, all'interno del quale l'unica arma di comunicazione sembra sia quella della costruzione di una certa riconoscibilità dell'opera, del prodotto, Brätsch e Röder praticano intenzionalmente il camouflage come strategia, si nascondono tra le pieghe del sistema dell'arte e dell'informazione.
