Se cercate il dipartimento della Creuse su Google Maps l'indicazione cade in un posto non lontano dalla strada tra Guéret e Aubusson, lungo il bordo sfrangiato e vagamente sfocato che separa una foresta da una piccola radura. Uno di quei luoghi di margine, di confine tra luce e ombra, che Gilles Clément chiamerebbe oggi di "Terzo paesaggio". Tutto è cominciato qui, o meglio a qualche chilometro da qui, nel terreno che Clément acquista nella regione alla fine degli anni settanta e dove conduce il nocciolo delle esperienze che vengono raccontate ne Il Giardino in movimento.
Il primo libro di Clément è a tal punto un'opera di culto che, benché questa di Quodlibet sia la prima traduzione, prima della sua pubblicazione si potevano già incontrare traduzioni sotterranee, scambiate di mano in mano come tra i membri di una setta, proprio come accadeva per certi trattati settecenteschi. E del trattato settecentesco Il giardino in movimento ha il carattere fondativo, il tentativo di ricondurre l'esperienza ai suoi tratti essenziali. Come la capanna dell'abate Laugier, il giardino della Creuse è la matrice di tutte le esperienze possibili, il luogo a partire dal quale portare avanti un ripensamento del proprio sapere pratico.
Quello che è importante de Il Giardino in movimento è un'idea di giardino legata a una nozione di abitare, alla capacità di comprendere e rispettare i comportamenti e le logiche del mondo vivente, anche se questo non significa non fare nulla.
