Il mistero Banksy

L'avventura e le imprese del più celebre graffitista vivente, l'artista-guastatore di Bristol.

Banksy. Il terrorista dell'arte, Sabina De Gregori, Castelvecchi, Roma 2010 (pp. 256, € 25)

"Alcuni diventano poliziotti per fare del mondo un posto migliore, altri diventano vandali per farne un posto più bello"… Chi pensa a uno degli aforismi di Oscar Wilde è fuori rotta. Perché la frase in questione è attribuita a Banksy, il più celebre graffitista vivente. Alla sua avventura e alle sue imprese è dedicato Banksy. Il terrorista dell'arte, un libro di Sabina De Gregori, studiosa di Street Art e linguaggi della contemporaneità. Nonostante sia attivo da un ventennio, il misterioso artista-guastatore (di cui, almeno ufficialmente, nessuno conosce l'identità, ammesso che ne abbia una…) ha ricevuto le prime attenzioni da parte dei media ad ampia diffusione solo a partire dal 2003: risale al 17 luglio di quell'anno l'articolo di Simon Hattenstone Something to Spray, apparso su The Guardian. Da quel momento, i contributi e i servizi si sono moltiplicati.
Ma qual è l'identità del re della Guerrilla Art, l'uomo che scompare dietro la propria opera e riesce a intrufolarsi nei maggiori musei del mondo? E chi si cela dietro il writer che, nel 2005, è riuscito persino a lasciare un segno sul Muro di separazione israeliano? Molte le ipotesi, nessuna certezza. Così nel volume l'autrice sceglie di fare zapping tra luoghi e personaggi, seguendone le tracce in una sorta di "caccia alla volpe in stile hip hop". Si parte da Bristol, città natale dell'artista nonché culla del movimento trip hop e di gruppi musicali come i Portishead e i Massive Attack. E proprio a uno dei membri di questo secondo ensemble, ovvero Robert Del Naja (alias 3 D), Banksy si è ispirato. "Quando avevo una decina d'anni", ha raccontato, "dipingeva per le strade. Ho pensato che venisse da New York e che fosse il primo a portare la Street Art da noi. Poi ha abbandonato la pittura per formare la band. Per lui è stato un vantaggio, per la città no: i graffiti erano la cosa che più amavamo".
Nel 1998, la consacrazione. Bristol diventa la capitale europea dei writer e Banksy è il suo profeta. Walls on Fire, la manifestazione che organizza, coinvolge decine e decine di artisti del Vecchio Continente, impegnati per un intero weekend a dipingere una palizzata cittadina di 365 metri. Il resto è storia recente. Dal trompe-l'oeil di un amante nudo appeso alla finestra di una casa borghese al topo-dandy in tuba e marsina dipinto sotto i ponti di Londra. Dalla copertina del disco dei Blur Think Tank al ritratto di John Travolta in una scena di Pulp Fiction, che impugna una banana warholiana invece della pistola. E così via. Fino all'ultima geniale incursione nel 2010 a Park City, nello Utah, durante il Sundance Film Festival di Robert Redford.
Qui, e qualche settimana più tardi a Berlino, l'artista presenta a sorpresa il suo ultimo progetto Exit Thorough the Gift Shop, una specie di finto documentario autobiografico. In entrambe le circostanze era stata annunciata la sua partecipazione. Ma quanti speravano finalmente di vederne il volto, sono rimasti delusi. Ancora una volta, Banksy è riuscito a parlare di sé attraverso gli altri senza mai mostrarsi…
Ivo Franchi

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