La bottega dell'alchimista

Fornasetti, L'artista alchimista. Fornasetti, La bottega fantasticaa cura di Barnaba Fornasetti, Electa, Milano 2009 (2 voll., pp. 696, € 250,00) Sfogliare i due sontuosi volumi che Electa dedica a Fornasetti è come entrare nella sua casa-archivio. Le pagine ci seducono con la ricchezza di una serie di immagini, sapientemente congeniate, che invitano ad andare oltre. Esattamente come sarebbe naturale, se ci trovassimo nella casa-archivio ora custodita e abitata da Barnaba, sfogliare i disegni dell'archivio, osservare le pareti, gli oggetti e le opere appese, i dorsi dei libri dello stesso Fornasetti.

di Roberto Dulio

Fornasetti, L'artista alchimista. Fornasetti, La bottega fantastica
a cura di Barnaba Fornasetti, Electa, Milano 2009 (2 voll., pp. 696, € 250,00)

La venditrice di farfalle è un dipinto su tavola, di grandi dimensioni (150 x 120 cm), che Piero Fornasetti (1913-1988) dipinse nel 1938. Campeggia là dove si trovava il portico dello studio di pittura, attiguo alla vecchia casa milanese della famiglia, ora trasformato in una conviviale cucina da Barnaba Fornasetti, figlio di Piero. Nel dipinto una donna mostra delle scatole contenenti lepidotteri ordinati secondo specie, dimensione e colore, disposti in uno schema geometrico rigido. Altre scatole sono impilate sul bancone e alle spalle della donna, alcune sono appese alle pareti. La tassonomia zoologica che sovrintende all'organizzazione di quelle cartelle è forse all'origine della tensione espressiva dei temi decorativi di Fornasetti, oltre che di una sua figurazione prediletta: quella delle farfalle.

Dal quadro migrano, si mescolano le specie. E trasgredendo alla geometria delle scatole che le contenevano, le farfalle si posano sul pavimento della cucina, sul tavolo, sugli arredi. Sono le piastrelle e gli oggetti prodotti ancora oggi utilizzando una delle più fortunate texture di Piero Fornasetti. Che sarebbe ingenerosamente riduttivo definire decoratore. Piuttosto artista, pittore, appassionato e analitico osservatore di immagini, che carpisce sui libri, sulle stampe, che sedimentate in altri disegni si trasferiscono sulla superficie degli oggetti.

Libri, stampe, disegni oggetti: stanno tutti lì, nella casa-archivio ancora oggi abitata da Barnaba. Casaarchivio che era stata anche atelier, officina di stampa e produzione degli inconfondibili grafismi di Fornasetti. La sua è una vera e propria esperienza artistica, testimoniata dalla qualità dei dipinti giovanili, che si fonda su una cultura enciclopedica dell'immagine e della sua tecnica di riproduzione. Un particolare del ritratto a stampa della celeberrima attrice Lina Cavalieri (1874-1944), la cui bellezza immortalata anche da Cesare Tallone era lontana nel tempo, diviene uno degli elementi distintivi della sua arte. Ma non solo il viso, anche la grana xilografica della riproduzione, oltre al taglio che comporta la collocazione della stessa immagine sui supporti più disparati, diventa una delle più caratteristiche cifre espressive fornasettiane.

Il trasferimento sul supporto (ceramica, stoffa) o sull'oggetto (utensile, arredo) sul quale viene riprodotta l'immagine è infatti l'elemento qualificante del successivo passaggio dell'operazione artistica di Fornasetti, che ripropone un meccanismo caro ai surrealisti, per cui due immagini convenzionali – quella rappresentata e quella del supporto – stabiliscono una nuova relazione, nella quale sono riconfigurati inediti e a volte involontari significati. Una sorprendente affinità sovrintende alla nota collaborazione con Gio Ponti, a cui sarebbe opportuno anche in futuro dedicare un'accurata ricerca, che oltre all'ideazione di una serie di arredi, arriva anche all'esperienza di Domus, per la quale Fornasetti disegnerà alcune copertine. Un trumeau pontiano, rivisitato in chiave architettonica da Fornasetti nei primi anni Cinquanta, diventa un trattato, un modello ideale, il compimento ironico dell'architettura – non solo pontiana – e della sua storia. Ma oltre che sugli oggetti, Fornasetti traduce il suo immaginario grafico anche nelle texture di tappezzerie, tessuti, ceramiche, quasi a immaginare una larga divulgazione della sua arte, aperta a tutti coloro che si sarebbero serviti dello strumento dei suoi motivi. Probabilmente proprio in questa vocazione alla diffusione minuta si manifesta l'idealismo pontiano – e fornasettiano – di una sintesi delle arti che non fosse fenomeno solo elitario.

Sfogliare i due sontuosi volumi che Electa dedica a Fornasetti è come entrare nella sua casa-archivio. Le pagine ci seducono con la ricchezza di una serie di immagini, sapientemente congeniate, che invitano ad andare oltre. Esattamente come sarebbe naturale, se ci trovassimo nella casa-archivio ora custodita e abitata da Barnaba, sfogliare i disegni dell'archivio, osservare le pareti, gli oggetti e le opere appese, i dorsi dei libri dello stesso Fornasetti.

È forse impossibile pensare di arrivare all'enumerazione di tutti gli oggetti e i motivi grafici coniati da Fornasetti, ma a chiudere il cerchio aperto dall'immanenza tassonomica della venditrice di farfalle, il passo successivo sarebbe proprio quello: avventurarsi nella difficile impresa di un catalogo completo della sua opera.

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