di Roberto Dulio
Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo, Tullia Zevi (con Nathania Zevi), Rizzoli, Milano 2007 (pp. 148, € 16,50)
Zevi su Zevi. Architettura come profezia, Bruno Zevi, Editrice Magma, Milano 1977; Marsilio, Venezia 1993 (pp. 246)
"A me piacque appena lo vidi perché fui colpita
dal suo sguardo intelligente e dalla sonorità
del timbro della voce. Il fidanzamento durò sei
mesi. L'incanto però meno: era un uomo difficile, burrascoso, nervoso, unico figlio maschio
di una famiglia tradizionale, quindi viziatissimo,
e fui presa da terribili dubbi. Parlava tantissimo
e ricordo che facevamo lunghe passeggiate
dalle quali tornavo completamente stordita.
Era capace di sostenere lunghissimi soliloqui
che duravano anche otto ore di seguito e che
mi lasciavano affascinata e stravolta. Appena
aprivo la porta di casa esplodevo: 'Non resisto.
Non ce la faccio più'… Provai a rompere per
la prima volta: mi sembrava un uomo faticoso
con cui convivere, e avevo paura di non riuscire
a farlo per tutta la vita. Però mi attraeva e mi
affascinava la sua intelligenza, la sua passione
civile. Un bel giorno mio padre mi vide piangere,
e preso da un improvviso accesso di amore
paterno mi disse: 'Mi te disi che l'è matt e a mi
i matt me fan paura'… Andò avanti così per un
po', rompevo il fi danzamento e poi riattaccavo,
e finii per sposarlo" (pp. 42-43).
"Due giorni dopo l'arrivo a New York,
riunione notturna in casa di Franco e Serena
Modigliani, con una decina di giovani approdati
già da qualche mese in America. Relazionai sulla
situazione italiana, sui caratteri del 'nuovo antifascismo'.
Tra quei giovani, una ragazza. Non
sapevo come si chiamasse, non scambiammo
una sola parola, forse non ci stringemmo neppure
la mano. Ma in lei, per dirla in breve, 'riconobbi'
mia moglie. Senza passioni tumultuose,
senza slanci irrazionali o trabocchi emotivi – ciò
che poi doveva essermi rimproverato ripetutamente
– provai un sentimento più nobile e solenne
dell'attrazione: quello di un destino comune.
All'indomani chiesi a Cagli di consultare i tarocchi.
Scelsi una carta, o un simbolo, per lei e uno
per me. Seduto sul pavimento, meditabondo,
Corrado giustappose le figure a lenti intervalli.
Completata l'operazione, registrò con meraviglia
che la seconda carta non era comparsa:
'Sembra strano, ma non l'incontrerai mai più,
chiunque ella sia'. Partii per Cuba, al fine di ottenere
il visto di residenza, intanto avevo appreso
che si trattava di Tullia Calabi, milanese, ebrea.
Nell'albergo di La Habana, le scrissi una lunga
lettera… Ci rivedemmo al Central Park, le detti la lettera, anzi gliela lessi, e decidemmo di fi danzarci. Ebbi
l'impressione di recitare una parte estranea e scontata, già
esaurita. Volevo coinvolgerla non in un idillio, ma nei temi
che si pongono dopo anni di matrimonio: gli studi, il lavoro,
il tormento di identificarsi, gli scatti e le depressioni, l'autodistruttività,
la ricerca di essere, più che felici, veri. Il nostro
fidanzamento subì due brusche interruzioni, di cui entrambi
soffrimmo. Tullia era irremovibile: tentava con tutti i mezzi
di sottrarsi a un destino che, a suo giudizio, non scaturiva
da un amore… Fissammo di sposarci nella sinagoga spagnolo-
portoghese il 26 dicembre 1940. La sera precedente il
matrimonio, dissi a Cagli che qualcosa non aveva funzionato
in quei tarocchi. Replicò: verifi chiamo. Ancora una volta i due
simboli non uscirono insieme. 'Diventerete marito e moglie,
ma non vi incontrerete mai. Auguri!'… È difficile stimare
quanto ci fosse di vero in quella profezia. Concerne evidentemente
l'itinerario complessivo,
non la cronaca. E nessuno di noi
è disposto ad affermare: Corrado
ebbe torto" (pp. 42-43).
Un incontro. All'intorno il
fascismo, le leggi razziali, l'esilio,
la guerra. L'impegno civile e culturale
che fa da sfondo a questa
vicenda costituirà una costante
nelle biografie dei due protagonisti:
Tullia e Bruno Zevi. Lei è
giornalista ed è stata la prima
donna presidente di una comunità
ebraica nazionale (quella italiana).
Lui è stato uno dei più noti storici
dell'architettura italiani, ben noto
oltre i confini nazionali. La biografia di Tullia è recentissima, quella
di Bruno più datata. Da entrambe
scaturisce un'etica profonda. Tutte
e due sono scritte con grande felicità
narrativa, ironia, commozione,
come dimostra il ricordo più intimo
e privato dei due protagonisti. Che
per una sorprendente coincidenza
si trova addirittura alle stesse
pagine dei differenti volumi. Una
lettura liminare ai canoni disciplinari
e per questo vivamente
consigliata.
Roberto Dulio Docente di Storia dell'Architettura al Politecnico di Milano
Zevi and Zevi
Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo, Tullia Zevi (con Nathania Zevi), Rizzoli, Milano 2007 (pp. 148, € 16,50)Zevi su Zevi. Architettura come profezia, Bruno Zevi, Editrice Magma, Milano 1977; Marsilio, Venezia 1993 (pp. 246) Un incontro. All'intorno il fascismo, le leggi razziali, l'esilio, la guerra. L'impegno civile e culturale che fa da sfondo a questa vicenda costituirà una costante nelle biografie dei due protagonisti: Tullia e Bruno Zevi.

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- 28 maggio 2008