Il restauro del grattacielo Pirelli, a cura di Maria Antonietta Crippa, Skira, Milano 2007 (pp. 156, € 49,00)
Il giorno 18 aprile 2002, alle ore 17,47, un monomotore Commander 112 TC colpì la facciata del grattacielo Pirelli su Piazza Duca d'Aosta, tra l'impalcato del ventiseiesimo piano e quello del ventisettesimo, sulla mezzeria della torre, penetrando all'interno. In seguito all'urto e all'esplosione dei due serbatoi, posizionati in prossimità delle ali, il motore dell'aereo, separatosi dalla fusoliera, fuoriuscì dalla facciata opposta, lato Via Fabio Filzi. Al momento dell'incidente erano presenti nella torre 445 persone, due delle quali, le avvocatesse Anna Maria Rapetti e Alessandra Santonocito, colpite in pieno, morirono all'istante. L'incidente ebbe eco internazionale, per l'inevitabile assonanza con il precedente occorso alle Twin Towers di New York.
Quello che per i milanesi era l'emblema riconosciuto della città, quanto la mole del Duomo con la Madonnina, era stato drammaticamente leso e danneggiato. La Regione Lombardia, la cui sede era situata già dal 1978 nel grattacielo Pirelli, prese immediate misure per il risanamento dell'edificio, facendo di quell'incidente l'occasione per un recupero esemplare dell'opera. Oltre ai fondamentali e indispensabili interventi sulla struttura, si volle riportare all'origine le finiture della torre, così tipicamente 'pontiane', come lo splendido linoleum giallo marezzato e le tesserine vitree del rivestimento esterno. Il restauro fu eseguito con la precisa volontà di rispettare il progetto originale, limitandosi ai necessari aggiornamenti tecnici migliorativi, purché non apportassero nessuna modifica sostanziale, costituendo un modello di recupero del moderno assolutamente inedito.
Esemplare ed emblematico lo si considerò sin dal momento della sua progettazione. In quest'opera più che mai Ponti seppe mettere a frutto la sua straordinaria capacità di 'organizzatore' di collaborazioni professionali di altissimo livello. Determinante fu in questo caso la progettazione strutturale di Pier Luigi Nervi, il quale ebbe a dire, proprio esprimendo il suo apprezzamento per il lavoro svolto con Ponti, Danusso, Valtolina e Locatelli, come "la collaborazione dia un rendimento ben maggiore di quanto comporterebbe la semplice somma delle singole competenze".
La scelta del cemento armato fu adottata in primis per il minor costo del materiale. Inoltre la possibilità di realizzare grandi luci e minori frecce dei solai in ferro, oltre che il peculiare valore espressivo del cemento lasciato a vista sulle pareti strutturali all'interno, portarono ad uno straordinario risultato. Si svolgeva in quegli anni un acceso dibattito sull'uso strutturale del cemento armato, contrapposto alla tradizione del ferro per gli edifici in altezza. Certamente l'elegante Centro Pirelli, che per milioni di viaggiatori sbarcati alla Stazione Centrale di Milano rappresenta il primo incontro con la città, ebbe un ruolo significativo nell'opzione massicciamente operata in Italia in quegli anni a favore del cemento armato.
Ed è un racconto ricco di passione il capitolo che Pier Luigi Nervi dedica allo studio della struttura, significativamente intitolato "L'ossatura", che connota quasi come un organismo vivente l'edificio e ne definisce puntualmente le specifiche caratteristiche strutturali, che elenca con elegante prosa, se pur di rara sapienza ingegneristica.
Altrettanto appassionata è la descrizione del progetto fatta da Gio Ponti, che, a dieci anni dal termine dell'intervento, riesce a definire in poche righe, prive di enfasi, l'essenza del lavoro, che aveva visto impegnato, solidale, questo straordinario gruppo di professionisti: "L'impegno è stato tutto rivolto con spasimo alla creazione di un'opera dignitosa e corrispondente con tutta sincerità alla rappresentazione chiara della sua destinazione ed all'appartenenza schietta non arretrata, non a posteriori, all'epoca sua. Appartiene perciò in tutta semplicità all'architettura moderna".
Maria Garbari Clauser Architetto
