Offene Räume / Public Spaces Boris Podrecca, A cura di Matthias Boeckl, Springer - Verlag, Wien New York 2004 (pp. 240, € 64,00)
“Paesaggio – questo diventa la città per il flâneur. O più esattamente: la città per lui si scinde nei suoi poli dialettici. Gli si apre come un paesaggio e lo racchiude come una stanza. […] la città è il vero territorio sacro della flânerie”. La strada, la piazza, ovvero i luoghi dello spazio pubblico per antonomasia, sono i luoghi prediletti dal flâneur descritto da Walter Benjamin: “Chi cammina per le strade senza meta viene colto da un’ebbrezza”. Progettare gli spazi pubblici è il tema di questo interessante libro curato da Matthias Boeckl, storico dell’arte viennese, con un contributo di Werner Oechslin, e dedicato all’opera dell’architetto Boris Podrecca.
Nato a Belgrado nel 1940, è cresciuto a Trieste. Ha conseguito il diploma in architettura al Politecnico di Vienna ed alla Akademie der bildenden Künste, dove ha anche studiato scultura. Dal 1988 è professore ordinario all’Università di Stoccarda. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, ultimo dei quali nel 2003 a Milano, “Il Principe e l’Architetto”, per il progetto di concorso per la riqualificazione del fronte mare di Trieste. Una peculiarità evidente di Boris Podrecca emerge chiaramente da queste brevi note biografiche: essere in continuo movimento in contesti differenti, non solo geografici ma soprattutto culturali. Una sorta di costante migrazione, che gli consente oggi di parlare ben sette lingue e diversi dialetti! “… È difficile ridurmi ad un’immagine unica. Io amo la cultura di origine latina con il suo sole e le sue ombre o quella slavo-bizantina con l’alabastro, l’onice e la sua traslucidità, ma anche la disciplina del metodo di pensiero di origine tedesca. Se si arriva da una tale sorta di minestrone, ne deriva naturalmente una molteplicità di scelte formali. Io non mi posso ridurre in un elegante minimalista e neanche in un purista protestante…”. È la replica alla domanda se nel linguaggio usato nella progettazione delle sue piazze si possa parlare di una specificità europea.
Una risposta eloquente, quasi un auto-ritratto, che l’architetto fornisce durante la conversazione-intervista con Matthias Boeckl, e dal titolo paradigmatico Rianimazione – Una rinascita della piazza cittadina? La progettazione dello spazio pubblico occupa da sempre nell’attività di Boris Podrecca un ruolo di primissimo piano. Il libro Offene Räume / Public Spaces, in tedesco ed inglese, presenta oltre trenta dei suoi progetti di piazze e strade, in gran parte realizzati, in particolare in Italia ed Austria, ma anche in Germania, in Slovenia ed in Croazia. L’apparato iconografico del volume, occorre sottolinearlo, rende molto agevole la lettura delle realizzazioni, con la pubblicazione di una serie notevole di disegni e di animazioni digitali, oltre alle moltissime fotografie a colori.
In apertura, Werner Oechslin ritrae l’architetto, viennese d’adozione, nel suo saggio Boris Podrecca - In der Mitte (Al centro), sottolineando quanto nella sua opera la sovrapposizione tra oriente e occidente, della quale Trieste ne rappresenta fisicamente non solo una metafora, abbia indelebilmente influenzato la sua sensibilità architettonica. Una sensibilità che trae dalla pietra e dalla fisicità dell’architettura una fonte primaria d’ispirazione. La sua etica del costruire mantiene salde le distanze sia da monotoni canoni stilistici che da posizioni troppo rigide. Predilige una “elasticità della lingua”, una “equidistanza dal monoteismo di un linguaggio architettonico”. Non è un caso che i riferimenti culturali più ricorrenti in campo architettonico, quando si parla di Podrecca, si rivolgano spesso a due figure, in qualità di mentori, quali Adolf Loos e l’architetto sloveno Joze Plecnik (su quest’ultimo ha curato egli stesso con François Burkhardt un’importante mostra nel 1986, realizzandone l’allestimento, presso il Centre Georges Pompidou di Parigi).
Tra i progetti presentati troviamo uno nel quale Plecnik viene ‘citato’ direttamente: quello di Maribor in Slovenia (dal 1995-1999), per la riqualificazione della piazza antistante la Cattedrale con la ristrutturazione dell’edificio storico dell’Università. L’ellisse nella quale viene inscritta la grande chiesa cittadina deriva proprio da un originario studio di Plecnik per questa piazza. Due altri elementi presenti in questa opera risultano esemplari. Lo studio del tessuto urbano, con la sua maglia strutturale poi traslata, quasi in forma di texture, nei moduli ripetuti delle pavimentazioni. E quindi la capacità, o per meglio dire la volontà, di affrontare il progetto architettonico e quello degli spazi aperti, o pubblici, come un continuum. Queste intenzioni sono esemplarmente perseguite nell’importante restauro di Ca’ Pesaro a Venezia, sede della Galleria internazionale di Arte Moderna, terminato nel 2002 (vedi Domus 859, maggio 2003).
Senza soluzione di continuità, il percorso museale si apre alla città inglobando la rete dei percorsi pubblici nei suoi cortili, creando “una città nella città”. Progetto urbano e progetto architettonico si intrecciano ancora nell’intervento per il complesso Greif a Bolzano (vedi Domus 844, gennaio 2002).
L’uso della pietra, in questo caso di marmo cipollino, è un evidente omaggio al Loos della Michaelerplatz. Ma anche l’uso del legno, piuttosto che di elementi in ferro, così come in parte le facciate intonacate degli edifici, ci dimostrano l’abilità di Podrecca nel combinare e nel far dialogare i materiali in funzione non solo formale quanto essenzialmente spaziale. Come progettista, dice di se stesso, cerca spesso oggetti architettonici che abbiano implicitamente un ruolo ed una valenza da anello di congiunzione con lo spazio pubblico. “È una lotta partigiana, che conduciamo per mantenere in qualche modo in vita lo spazio della città storica”.
Il suo interesse primario è quello di difendere e rafforzare “le specificità della città europea o mitteleuropea”. Tuttavia Podrecca è conscio che il sistema nervoso dello spazio pubblico della città tradizionale si trasforma radicalmente. Il flâneur di Benjamin è diventato un mito letterario! “La società del Wellness”, così la definisce, sembra non avere più voglia di frequentare spazi pubblici, piuttosto ama ritirarsi in palestre cromate a coltivare il culto del corpo. In realtà “si costruisce per una società ricca, ma povera di tempo…” Ironia ed un velato pessimismo che non intaccano una costante della sua opera, quella di dedicarsi a ‘rianimare’ strade e piazze, piuttosto che ricostruirle. Boris Podrecca non ama infatti il termine ricostruzione.
È una forma di rianimazione, ciò che sente più prossima, se accostata al suo metodo di lavoro e di cura per strade e piazze. Eccolo allora rianimare Via Mazzini a Verona e la Piazza Tartini a Pirano in Slovenia, ed ancora la Piazza XXIV Maggio a Cormons e la piazza principale di Motta di Livenza, in provincia di Treviso. Quanto sia importante nei progetti la scelta dei materiali si scorge in tutti i suoi lavori. Si accennava già alla pietra, ma altrettanto peso è dato alla luce, al legno, all’acqua, alla monocromia quanto alla policromia. Insomma a tutto quell’insieme che, vissuto, percepito o no, produce in questi spazi urbani “odori e rumori”. Nel suo metodo è noto prediliga più le differenze che non le convergenze, e la città con le sue piazze è il terreno migliore per sperimentarlo. Ma perché, si chiede, all’università si insegna di tutto ma non a come progettare una piazza?
Antonello Ferraro Architetto
