Carlo Orsi

Tiziano? Oggi si chiama Jeff Koons

In molti sensi, Koons può essere considerato il Tiziano di oggi, perché il mondo si è aperto, i ricchi sono più numerosi e gli artisti fanno opere per ricchi che se le possono permettere.

Carlo Orsi

“Per fortuna c’è anche un mercato dell’arte non contemporanea, oggi, altrimenti sarei morto”. Oltre all’aspetto elegante e cosmopolita, Carlo Orsi ha poco del cliché dell’antiquario: un dato singolare per uno dei più stimati professionisti d’Europa, che rivoluziona il concetto del mercato dell’antiquariato nel 1986, dopo avere rilevato la galleria fondata dal padre Alessandro in via Bagutta a Milano. Abbandonando un’idea generalista e vecchio stile, Orsi si specializza in dipinti e sculture antichi, di preferenza italiani. In controtendenza con una situazione economica difficile, scommette sull’ultra-specializzazione e si spinge a fare di più. Le prime mostre monografiche sono sui grandi nomi e i temi dell’arte italiana: Pietro Longhi, Fra’ Galgario, il Grand Tour. Pochi pezzi, spesso non in vendita con grande sorpresa dei clienti, con un approccio alla materia che toglie l’accento dall’aspetto commerciale e dà sempre maggiore spazio alla ricerca: una strategia mai vista, che paga. “Da tempo l’arte antica è di nicchia, quindi c’è una notevole disponibilità ad acquistare opere d’arte antica di qualità. Questo genere di collezionismo, infatti, presuppone preparazione, competenza e studio.

Ecco, in un mondo profondamente cambiato, dove è venuto meno un dato culturale, dove c’è meno partecipazione, è necessario riscoprire il secolo dell’opera, l’influenza, la storia personale del pittore. Cose non ovvie, contesti che, sbagliando, avevamo dato per scontati perché c’era il mercato. Adesso devi rispiegarli: per questo faccio ricerche, mi avvalgo di storici dell’arte, non vendo più se gli oggetti non hanno dietro una contestualizzazione. Oggi fare l’antiquario è anche fare questo lavoro. E se poi hai la fortuna, attraverso le ricerche, di trovare notizie che li supportano, è un vantaggio enorme”. Questo sguardo tecnico e antiretorico permette a Orsi di spiegare un malinteso, o meglio uno stereotipo: perché Jeff Koons non è così diverso, né inferiore, a Tiziano.

Non c’è una vera differenza specifica, a mio avviso. L’unica differenza è che oggi non fa più status per i nuovi ricchi comprare arte antica, mentre lo fa acquistare quella contemporanea, perché è molto legata al denaro. Koons è facile da trovare a 20 milioni, Tiziano è più difficile da reperire e, anche se lo trovi, non è riproducibile.

“Del resto, a dire la verità, anche Tiziano, che era uno dei grandi maestri del suo tempo, dipingeva per persone abbienti. Per questo, in molti sensi, Koons può essere considerato il Tiziano di oggi, perché il mondo si è aperto, i ricchi sono più numerosi e gli artisti fanno opere per ricchi che se le possono permettere. Poi, certo, la qualità è cambiata anche perché oggi c’è più marketing: l’opera d’arte è fatta per un mercato promosso dagli artisti stessi, ma anche dai galleristi, che chiedono agli artisti di produrre per il mercato perché il mercato lo vuole. Oggi c’è l’atelier, come aveva Canova, ma l’industrializzazione dell’arte ha un’esperienza diversa rispetto al passato, quindi l’atelier di Koons impiega 150 addetti. Ma ripeto, solo perché c’è la domanda, perché nasce sempre un ricco in Cina, in Giappone o in Sudamerica che lo vuole. Insomma, si compra quello che è più riconoscibile perché fa status”.

C’è però un altro cambiamento avvenuto al tramonto di quella classe media che usava l’antiquariato come un uso di decoro che non c’è più. “Oggi chi investe un milione nell’arte contemporanea è un po’ come se avesse investito nell’hedge fund. Ma la realtà dice che ha avuto ragione, che c’è stata rivalutazione. Ecco, nell’arte antica non funziona così, non c’è questo principio. Quando ho iniziato, rivendendo una scatola antica e un’incisione moderna ereditate dalla nonna, le cose passavano prima di generazione in generazione e poi, magari, si vendevano. Ma il principio base non era comprare per investire e rivendere: era comprare per il piacere di avere, che è la cosa più bella che c’è”.

L’ultimo Botticelli In occasione di Frieze Masters (3–6.10.2019), la galleria Trinity Fine Art, di proprietà di Carlo Orsi, presenta un unico capolavoro di Botticelli, il Ritratto di Michele Marullo, l’ultimo dipinto del grande maestro rinascimentale ancora in mano privata. Lo stand dedicato totalmente all’opera è progettato per massimizzare l’esperienza dei visitatori.

Ultime interviste in Pausa Caffè

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram