Giuseppe Russo

Dovremmo ragionare più sulle reti e un po’ meno sui poli

L’economista spiega come in Europa sia in atto un fenomeno di concentrazione urbana che rischia di impoverire il tessuto delle città intermedie.

Oggi assistiamo a un inaspettato successo dell’urbanizzazione che la società digitale avrebbe dovuto mitigare. All’inizio di Internet il telelavoro era una promessa: ridurre la necessità di relazioni fisiche sarebbe dovuta andare a vantaggio dei centri minori. Ma il legame che si ha con una prossimità vera non può essere reciso: la vita non è fatta di sola produzione. Credo che prima del 2050 il tempo del lavoro sarà probabilmente di sei o quattro ore perché la produttività sta crescendo. Si espanderanno le attività del tempo libero e le persone vorranno trascorrerlo in modo sociale: se vivono in un luogo denso, questo luogo comporta anche altre funzioni. Le città agevolano.

In Europa la situazione antropica è fatta in primis dalle città di capitale, un fenomeno di concentrazione di capitali amministrative o economiche che rischia di impoverire il tessuto delle città intermedie. Un maggior numero di nodi sarebbe più favorevole, si dovrebbe cominciare a ragionare più sulle reti e un po’ meno sui poli. Il riuso, la questione energetica e il rispetto dell’ambiente sono tre aspetti tra di loro collegati. Le città grandi lo diventeranno ancora di più, le città medie tenderanno a diventare grandi, il numero delle città tenderà a crescere. Siamo 7 miliardi e mezzo e diventeremo 10 miliardi, il progresso non si fermerà e in qualche modo l’evoluzione ci sarà, può darsi che qualcuno resti indietro e in questo caso bisogna sapere che farà la classe politica, cioè chi fissa le regole di sfruttamento del territorio, la risorsa più scarsa, che sono poi quelle che determinano il successo in una fase di competizione.

È difficile per gli europei accettare l’idea che si possano consumare terreni aggiuntivi. La sfida oggi di chi fa il developer di pezzi di città è molto più difficile e competitiva di quella di 20/50 anni fa. Usciamo da un secolo nel quale la casa veniva costruita dalle famiglie, passava in eredità e le generazioni successive la abitavano. Oggi è diventata un oggetto di cui si fruisce per un periodo della vita e poi si cambia. Dobbiamo immaginare che il patrimonio edilizio sia orientato a maggiore condivisione e maggiore capacità di rotazione e di funzioni. Non sono un urbanista, però una facilità di rotazione all’interno di un volume dato richiede anche la capacità di adottare volumi flessibili. Città basate sulla polarizzazione dei redditi ai margini estremi della distribuzione hanno problemi di qualità di vita, sicurezza, abitazioni, ambiente e salute. Questa è la minaccia alla prosperità delle città ma anche dell’economia e anche alla stabilità delle istituzioni democratiche. La distribuzione del reddito non è un argomento di tipo sociologico, ma empirico-statistico. Quello che sta accadendo oggi è che la distribuzione del reddito all’interno di aree urbane generalmente solide ha meno diseguaglianze che una distribuzione del reddito di tipo geografico.

Cittadinanza sta per libertà, opportunità e regole. Il concetto non è riferito agli abitanti che vivono in un certo luogo ma significa partecipare a una società di prerogative, di capacità di esprimersi liberamente, di persone libere di costruire la propria realizzazione nel lavoro e nella vita personale. Le società fioriscono solo se le regole sono rispettate, regole di convivenza civile che vanno a vantaggio di tutti. Vorrei essere legato a una città da affetti e non da principi valoriali e mi piacerebbe che i valori fossero distribuiti in tutte le città europee e sentirmi cittadino europeo in qualunque città decidessi vivere, magari cambiando più volte nella vita. Le città migliori in futuro saranno quelle con poche differenze di reddito, buona cultura, un buon sistema di istruzione, un’economia che funziona e un buon grado di diversità perché la diversità sia in biologia sia in economia produce di più. Le città di successo infatti fanno sì che la dirigenza pubblica e privata sia contendibile, che esista un ascensore sociale. Le città in cui ci sono troppi circoli chiusi sono quasi certamente destinate a perdere.

Giuseppe Russo (1961, Torino, Italia) economista. Dal luglio 2014 è direttore del Centro Einaudi. Ha fondato e dirige STEP Ricerche, società di studi economici applicati. Contribuisce dal 2011 al Rapporto sull’Economia globale e l’Italia curato da Mario Deaglio.

Top image: Platform tunnels at the new Crossrail Bond Street station. The 260 metre long platforms run parallel to and around 100 metres to the south of Oxford Street. From 2018, 220,000 passengers are expected to use Bond Street London Underground and Crossrail station every day. Photo courtesy Crossrails