Dopo l’uscita quest’estate dell' attesa Mars Yard 3.0 – la terza versione della NikeCraft Mars realizzata in collaborazione con l’artista americano Tom Sachs – la NikeCraft General Purpose ha deciso di lanciare la “Participation Shoe”, una nuova edizione della General Purpose Shoe (GPS) del 2023 pensata per gli utenti dell’app I.s.r.u. (In-Situ Resource Utilization) che non sono riusciti a conquistare la Mars Yard 3.0.
Per vincere l’ultimo modello della NikeCraft Mars, Tom Sachs aveva infatti ideato una serie di sfide settimanali per l’app che avrebbero dovuto incoraggiare il pubblico a coltivare l’autodisciplina e costruire nuove routine quotidiane, oltre che ad accumulare punti sufficienti per conquistarsi il diritto di comprare o preordinare le sneakers con consegna estate 2026. Ma in un gesto sportivo che rovescia la logica del successo e premia la partecipazione, anche coloro che sono rimasti esclusi dall’assegnazione della Mars Yard 3.0 potranno ora portarsi a casa delle sneaker di consolazione.
Il progetto si riallaccia alla filosofia originaria della GPS, lanciata nel come scarpa “noiosa” e democratica. Una dichiarazione che Sachs aveva sintetizzato con l’idea di una sneaker radicalmente semplice, capace di accompagnare chi la indossa “per tutta la vita”. Anche la NikeCraft General Purpose Participation Shoe si presenta in una palette grigia dall’aspetto retrò, con dettagli rossi che mettono in evidenza il marchio I.s.r.u. e la firma di Sachs stampata a lato, segno diretto della sua mano.
Artista newyorkese con una formazione vicina al mondo dell’architettura e del design, Tom Sachs aveva affrontato la collaborazione con NikeCraft come un’estensione della propria ricerca plastica tra immaginario spaziale, ingegneria improvvisata e cultura pop, creando delle scarpe che potessero essere uno strumento quotidiano, “sculture portatili” da abitare con il corpo. Per quanto riguarda la NikeCraft General Purpose Participation Shoe, si tratta della prima nuova interpretazione della sneaker dopo il 2023, anno in cui la partnership tra l’artista newyorkese e Nike fu bruscamente interrotta a seguito delle accuse che descrivevano il suo studio come un ambiente di lavoro tossico e abusante.
