L’immaginario familiare del festival musicale estivo fatto di stivali Wellington affondati nel fango della campagna inglese e teste fradice di pioggia che si muovono all’unisono come metronomi appare oggi francamente superato.
I festival nati durante la Summer of Love dei Sessanta come urgenza controculturale e diy, si sono evoluti nel tempo diventando istituzioni capaci di offrire esperienze per un pubblico esigente, che ama spesso unire la passione per la musica all’opportunità di una vacanza esotica e fuori dagli schemi.
Questa ricerca passa, oltre che per la curatela del programma musicale, anche per le location: fattore strumentale per lo sviluppo del festival come esperienza capace di coinvolgere gli spettatori su molteplici livelli sensoriali.
Sono, dunque, tanti e diversi gli eventi sorti nell’ultimo ventennio che fanno di ricerca architettonica e paesaggistica un valore aggiunto al loro cartellone. Il Covid-19 aveva segnato una battuta d’arresto, per molti questo è l’anno del grande ritorno, anche se circoscritto ad alcune aree del globo – l’Asia, per esempio, appare ancora in attesa di ripartire.