Giorgio Rossi Cairo: “L’anima dei luoghi parla a chi sa ascoltarla”

L’imprenditore, una delle figure più eclettiche della business community italiana, racconta la sua visione biodinamica e la sua esperienza a La Raia, dove promuove arte e cultura in chiave di paesaggio.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1062, novembre 2021.

“Ciò che è necessario per continuare a fornire buona cura alla natura è completamente caduto nell’ignoranza durante l’era del materialismo”.

Così scriveva Rudolph Steiner, uno dei più acuti visionari dell’Ottocento, fondatore dell’antroposofia e dell’iniziazione ai mondi superiori. Ma potrebbe anche dirlo oggi Giorgio Rossi Cairo, una delle figure più eclettiche della business community italiana, protagonista della sua iniziazione digitale con Value Team, azienda di tecnologia nata nel 2002 da uno spin-off di Value Partners e ceduta nel 2011 per investire (anche) in agricoltura sostenibile.

“Non ho una formazione steineriana, ma credo che l’armonia sia un elemento determinante. L’armonia è fatta di attenzione ai dettagli a ogni livello, da vaso di fiori ai sistemi complessi. Se vivi in un posto pulito non ti viene in mente di sporcarlo, mentre se vivi in un luogo degradato è più facile contribuire al degrado. Anche non volendo”. Steiner la definiva euritmia, il criminologo Philip Zimbardo teoria delle finestre rotte e Rossi Cairo l’ha concretizzata a La Raia, un’azienda di 180 ha, dove il codice genetico “è ben radicato nel presente, ma in grado di dialogare col passato”.

Incastonata nel cuore del Gavi, non produce solo vini DOCG in una cantina costruita in terra cruda, ma anche miele e antichi cereali; vi si allevano mucche di razza Fassona secondo l’agricoltura biodinamica. “La biodinamica m’interessa perché si basa sul concetto di equilibrio fra tutte le componenti – vigneti, prati, boschi, animali – e, naturalmente, le condizioni di chi lavora e i luoghi del lavoro. Se hai una cantina non curata dove lavorano persone non coinvolte e motivate, sarà difficile che il vino sia curato. L’anima dei luoghi parla a chi sa ascoltarla”.

Ingegnere aeronautico, Rossi Cairo arrivò qui come entrò alla McKinsey: per caso, dopo avere progettato porti per cinque anni. “Dopo svariati colloqui in cui mi chiedevano come vedevo il sistema distributivo di una fabbrica di birra, non riuscii a trattenermi. Ma non avete visto il mio CV? Cosa volete che sappia di logistica? Fu la risposta giusta. Da McKinsey uscii come senior partner dopo 13 anni perché sentivo l’esigenza di lavorare maggiormente per la business community italiana, difendendola nello scenario competitivo globale. Adotto lo stesso approccio che ho verso il paesaggio, l’unico assetstrategico del nostro Paese che nessun altro possiede, come avevano capito i tedeschi e gli inglesi che venivano per goderne”.

Giorgio Rossi Cairo, managing director di Value Partners, dal 2002 investe nell’agricoltura biodinamica a La Raia nel Gavi e a Tenuta Cucco a Serralunga d’Alba. Foto Donatella Di Cicco

Per Rossi Cairo, tre secoli e infiniti scempi dopo il Grand Tour, si dovrebbe smettere di parlare solo di rivoluzione green e iniziare a parlare di rivoluzione nella gestione del paesaggio, cercando di elaborare un modello economico che la sostenga, “perché, senza, nessuna rivoluzione è possibile. Quella del paesaggio è la più difficile: comporta uscire dalla logica dell’investimento a breve e sviluppare una visione a lungo termine. È necessario, quindi, comprenderlo, tutelarlo come uno degli elementi centrali della vita, nonché l’unica eredità di valore per i nostri figli. Lo insegna il paesaggista Gilles Clément, un autore fondamentale, a cui si ispirano molte aree verdi de La Raia. Lo mostrano anche le piante, che mi piace pensare abbiano un’intelligenza, una resilienza e un’organizzazione superiori e più felici delle nostre”.

Nel 2014 ha chiamato lo studio Deamicis architetti per convertire una stazione postale in una locanda di sole 12 camere centrata sulle tre sfere di Steiner, corpo, anima e spirito: un progetto di ospitalità unico dove ogni dettaglio è in armonia. Un approccio forse antieconomico per un relais, molto più simile a una casa privata. Proprio per questo, però, capace d’indurre la stessa accoglienza e sprigionare le medesime emozioni di calore e intimità. Non solo. Assieme alla compagna, la gallerista Irene Crocco, ha lanciato Fondazione La Raia, che promuove arte e cultura in chiave di paesaggio. A dirigerla è stata chiamata Ilaria Bonacossa, che sulle colline intorno al laghetto de La Raia – “uno dei motivi principali di acquisto della proprietà”, sorride Rossi Cairo – ha portato installazioni di Remo Salvadori, Koo Jeong A, Francesco Jodice, Adrien Missika e Michael Beutler: artisti che hanno lasciato tracce del loro passaggio mettendosi in contatto con il genius loci. Passeggiando tra le colline e le installazioni ci si trova anni luce lontani dal marketing, immersi in un’esperienza potente e sottile allo stesso tempo. 

Fondazione La Raia Oak Barrel Baroque, installazione di Michael Beutler. Foto Anna Positano

“L’arte era un’evoluzione necessaria del nostro percorso, perché per noi questo è un luogo di grande intensità emozionale. È il punto dove la nostra famiglia si riunisce nei momenti simbolici e dove hanno scelto di lavorare due dei miei figli. È il cuore di uno dei territori a minor antropizzazione d’Italia. Soprattutto, è un’esperienza capace di riscoprire gli archetipi e lasciarli lavorare nel profondo della nostra vita. I miei nipoti, che crescono qui, sanno salire sugli alberi senza paura, fanno compagnia alle lucciole, si stendono sull’erba e tornano a casa quando fa buio. La scuola che abbiamo a La Raia vuole offrire ai bambini questo tipo di esperienza”. 

Tutto tende all’arte, insomma, tutto tende all’armonia. Per questo, forse, gli altri progetti che occupano Rossi Cairo – Tenuta Cucco, azienda acquistata nel 2015 a Serralunga d’Alba e trasformata in biologica, gli investimenti in NaturaSì, Fontana Arte e Driade – hanno al centro la relazione qualitativa tra sofisticazione della forma e valore della sostanza. Una visione superiore dell’uomo opposta al materialismo consumistico. “Non so se sarà vincente e che cosa succederà domani. L’importante per me è la consapevolezza. Oggi siamo molto più consapevoli di dieci anni fa e non torneremo indietro. La macchina politica è lenta, non è ancora in grado di fare scelte che non siano a breve termine, anche perché in questo momento è difficilissimo, è più facile proclamare degli slogan. Il processo non è reversibile. Tornando ai dettagli, con cui abbiamo iniziato, ha notato che per le aiuole di Milano sono state decise delle piante che, quando sfioriscono, restano ornamentali, quindi senza necessità di manutenzione e belle anche fuori stagione? Mi sembra un cambiamento da apprezzare: basta poco se la differenza la fanno l’attenzione e il pensiero. Forse è anche un modo perché l’anima possa rifiorire per tutta l’esistenza. Mi sembra un cambiamento profondo.

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