“Sono tornato a sentirmi un essere umano”, Fedele è uno dei fotografi senzatetto che hanno partecipato al progetto “13 storie dalla strada. Fotografi senza dimora”. Questo percorso, esposto alle Gallerie d’Italia fino al 1 settembre 2019, è realizzato dalla Fondazione Cariplo con la Onlus Ri-scatti, associazione che porta avanti progetti di integrazione sociale attraverso la fotografia. E così sono diventati protagonisti gli sguardi di persone abituate a essere definite per difetto: ‘senza’ un impiego, senza una casa, senza un futuro. Racconta uno dei fotografi senza dimora, Dario: “La fotografia ha cambiato il mio atteggiamento, la percezione del mondo. La necessità di trovare soggetti belli da fotografare mi ha costretto a cercare il bello nelle cose. Non ero più passivo nella vita, ero diventato un cercatore di bellezza”.

La curatrice della mostra Dalia Gallico spiega: “Abbiamo scelto 13 storie tra oltre i 1500 progetti che Fondazione Cariplo sostiene ogni anno, e le abbiamo narrate con gli scatti di tredici fotografi senza fissa dimora formati dai fotografi di Witness Journal. Questi fotografi rappresentano gli oltre 200 mila che a Milano non lavorano, o i 21 mila bambini che vivono nel disagio”.

La mostra si svolge come una narrazione per episodi, in una raccolta di racconti. E i progetti esposti sono i più diversi:, si va dalle imprese green sostenibili dei liceali, alla boxe dedicata agli adolescenti e giovani in difficoltà personale e fragilità sociale, ai cervelli in fuga, al sostegno nei confronti dei disabili. 

Le foto sono quasi sempre dei ritratti di uomini o di donne in azione, quasi mai in posa. Federica Balestrieri della Onlus Ri-scatti spiega: “La fotografia è stata per questi tredici senza fissa dimora un moltiplicatore di autostima e fiducia”. Una mostra in cui le foto sembrano uscire dal cuore, perché raccontano con il cuore, e con una straordinaria empatia e vicinanza, la vita di strada. “Forse non troveremo capolavori di grandi fotografi, ma saremo testimoni di una meraviglia più rara: vedremo foto bellissime perché chi le ha scattate ha usato quel pertugio di luce per risalire dal baratro, e poi lo ha trasformato in uno scatto, anzi in un ri-scatto”, così precisa il presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti.