Nel 1982, alla premiere di A League of Their Own, racconto cinematografico dei campionati femminili di baseball avvenuti durante la seconda guerra mondiale, la protagonista Geena Davis indossò un abito corto, con delle cuciture laterali che richiamavano quelle tipiche di una palla o un guantone da baseball. Dietro quel vestito, apparentemente piuttosto semplice, si celava un intento ben preciso, che nel corso del tempo è stato battezzato come “method dressing”. Conosciuto anche con il nome di “character dressing”, si tratta di una strategia pubblicitaria per cui attrici e attori continuano a calarsi nel loro personaggio oltre il termine delle riprese, sfumando quella linea di confine che distingue finzione e realtà, attraverso uno strumento tanto sfacciato quanto ovvio, la moda.
Non è un caso se lo scorso anno abbiamo visto Halle Bailey, Ariel in The Little Mermaid (2023) vestire rigorosamente in totalità blu e celesti o con silhouettes a sirena, mentre Margot Robbie, protagonista del film Barbie (2023), indossava rivisitazioni degli originali outfit delle barbie degli ultimi decenni, trasformandosi in una vera e propria bambola nella vita reale. In realtà, la lista potrebbe durare all’infinito: Zendaya in occasione di Spider Man (2017) e Dune (2021), Hunter Schafer per Hunger Games (2023), per non parlare di Jenna Ortega con Wednesday (2022) e perfino Anya Taylor-Joy e Jack Black che durante la premiere di Super Mario Bros (2023) hanno reso omaggio ai personaggi animati che hanno doppiato.
Costringendo attrici e attori a rivestire - letteralmente - i panni dei loro personaggi, il method dressing li trasforma in incarnazioni viventi degli stessi, allineando inequivocabilmente moda, cinema e cultura pop. Ciò che ne consegue è una vera e propria estensione, che ben supera telecamere e copioni, riuscendo a far breccia nei cuori del pubblico oltre che a comportare notorietà e maggiori vendite. Questo inevitabilmente garantisce un forte impatto sul sistema moda, da spunti e contaminazioni sulle passerelle alla nascita di micro trends nella vita di tutti i giorni: nell’estate 2023, sui social si era ufficializzata una regola per la quale chiunque fosse andato a vedere “Barbie” avrebbe dovuto indossare almeno un indumento/accessorio rosa.
Senza dubbio però, è stato il 2024 a registrare il primato per il ricorso al method dressing con Wicked, adattamento cinematografico del musical di Broadway del 2003. Le protagoniste del film, Cynthia Erivo e Ariana Grande, sono state costantemente sotto i riflettori prendendo parte insieme a una lunghissima serie di eventi, sempre sfoggiando perfetti abiti in tema e pensati nei minimi dettagli.
Il method dressing trasforma attrici e attori in incarnazioni viventi degli stessi, allineando inequivocabilmente moda, cinema e cultura pop.
Ricoprendo il ruolo di Elphaba, la Wicked Witch of the West, Cynthia Erivo ha optato per costumi all’avanguardia, mai separandosi dal verde (colore della pelle di Elphaba e tratto distintivo per eccellenza del personaggio) declinato ogni volta in una nuova nuance. A completare il total look, guanti e cappelli, spesso squadrati o appuntiti a ricordare l’archetipo di una strega, oltre che a un'ossessiva attenzione e cura per le unghie, sempre impreziosite e vistose, mai ripetitive. In un perfetto bilanciamento, nei panni della Good Witch of the South Glinda, Ariana Grande ha mantenuto uno stile più classico, spesso rivisitando abiti risalenti alla versione originale, The Wizard of Oz (1939). Il suo guardaroba, pieno di vestiti lunghi, pomposi e fiabeschi, sempre rosa, sembra essere il compromesso perfetto tra l’estetica caricaturale del personaggio e quello autentico della cantante.
Ciò che ha reso questa campagna così forte, oltre all’inevitabile chimica delle protagoniste, è stata la costanza: a partire dal mese di gennaio, ogni evento è diventato il perfetto palcoscenico per far parlare del film, dagli Oscar alla apertura delle Olimpiadi di Parigi. Una delle apparizioni più note è stata al Met Gala, dove alle due è stato permesso di staccarsi dai soliti colori tradizionali, verde e rosa: l’etereo abito bianco Loewe indossato da Ariana Grande e il decostruito due pezzi di Thom Browne per Cynthia Erivo si sono uniti in un poetico yin-yang.
Nonostante le diverse forme in cui si è presentato e i diversi campi per cui è stato utilizzato, il method dressing sembra continuare a essere uno dei punti di forza di numerose campagne. Tutto sembra far pensare che il cinema continuerà a orbitare attorno a questo stratagemma, dimostrando ancora una volta il ruolo fondamentale della moda.