Nel mondo delle app, gli ultimi anni sono stati all’insegna del passaggio da social network a social media. In poche parole, dove prima c’erano delle reti (network) che avevano il principale scopo di farci comunicare con chiunque e di coltivare relazioni online (Facebook e Twitter), oggi a dominare sono social media in cui la maggior parte degli utenti si limita a consumare passivamente i contenuti prodotti da creator professionisti o aspiranti tali.
È un territorio attentamente presidiato da TikTok e di cui fa ormai parte a pieno titolo anche Instagram, le piattaforme che sembrano destinate a conservare ancora per molto tempo la presa su Gen Z e millennials (rispettivamente).
Nel campo della messaggistica – o, più correttamente, social messaging – la situazione è invece fluida: oltre ai soliti Whatsapp o iMessage (che è lo strumento usato di default negli Stati Uniti), troviamo infatti anche la costante crescita di Telegram, Signal, Discord e altri ancora (in Giappone va fortissimo Vibe, in Corea del Sud si usa KakaoTalk, in Cina c’è WeChat e così via).
Piattaforme dotate di caratteristiche o funzioni che le distinguono chiaramente l’una dall’altra e che mostrano come in questo settore specifico potrebbe esserci ancora spazio per dei nuovi ingressi. È probabilmente per questa ragione che la più recente piattaforma social – battezzata Daze – ha puntato tutto sulla messaggistica, generando parecchio hype in vista del lancio ufficiale, previsto per il 4 novembre, grazie a dei video dimostrativi diventati virali su TikTok.
@daze.chat Theres a troll on the next stop… #collage #drawing #textingmycrush #creative #brat #relationshipadvice #chat ♬ Sailor Song - Gigi Perez
Fondato dall’imprenditore Willem Simons, che ha già raccolto quasi 6 milioni di dollari da una serie di investitori, Daze è stata definita una “freestyle messaging app”, che – sfruttando a questo scopo l’intelligenza artificiale generativa – permette di arricchire le conversazioni con font e colori diversi, animazioni, quiz, giochi e una serie di altre funzionalità create sul momento dagli utenti, in una maniera che – a giudicare almeno dalla demo – appare incredibilmente rapida e intuitiva.
“Il nostro obiettivo è creare un sistema di messaggistica completo che possa fare concorrenza a iMessage o Whatsapp, continuando però a offrire una serie di funzioni divertenti e creative”, ha spiegato Simons parlando con TechCrunch. È una sorta di “tela bianca digitale” che permette agli utenti di dare libero sfogo alla loro creatività nei messaggi. Al momento, i riscontri sembrano essere positivi: dei 1.400 utenti che stanno sperimentando la versione beta di Daze, oltre il 50% sta continuando a utilizzarla anche trascorsi 60 giorni, soprattutto nella fascia demografica che va dai 13 ai 22 anni. In vista del lancio ufficiale, già 156mila persone si sono unite alla lista d’attesa.
Tutti segnali positivi. Riuscirà però Daze ad andare oltre la fase di entusiasmo iniziale e a mantenere vivo l’interesse delle centinaia di migliaia, o anche milioni, di utenti che si iscriveranno appena sarà possibile?
Difficile a dirsi, soprattutto viste le tante cocenti delusioni che hanno costellato gli ultimi anni. Chi si ricorda di Clubhouse? Nonostante rappresentasse un’innegabile novità nel panorama social e avesse generato un hype pazzesco, e nonostante avesse raggiunto in pochi giorni oltre due milioni di utenti e 100 milioni di dollari di valutazione, la fiamma si è rapidamente spenta e oggi Clubhouse è di fatto la versione social di uno zombie.
Il nostro obiettivo è creare un sistema di messaggistica completo che possa fare concorrenza a iMessage o Whatsapp, continuando però a offrire una serie di funzioni divertenti e creative.
Willem Simons
Non è l’unico caso: da Lemon8 (l’alternativa di Bytedance a Instagram) a BeReal, fino, in misura minore, a Threads (il clone di Twitter creato da Meta), le nuove app fanno molta fatica a sopravvivere all’entusiasmo iniziale. Alcuni analisti hanno sottolineato come tutte queste nuove piattaforme (con l’eccezione di Clubhouse) abbiano cercato di ricreare lo spirito delle origini dei social più noti e di cui oggi gli utenti hanno nostalgia: BeReal la spontaneità delle Storie, Lemon8 l’epoca in cui Instagram era davvero un social fotografico, Threads il periodo pre-Musk di Twitter. In questo modo, però, non hanno saputo offrire alcuna vera novità agli utenti, limitando grandemente le loro chance di successo.
@daze.chat We’re giving the iOS beta to the first 5 people that repost this video onto their instagram story! #collage #creative #textingmycrush #cute #drawing #rejection #giftsforher #digitalart #soulmate ♬ Disco - Surf Curse
Essendo un’applicazione di messaggistica, che offre delle evidenti novità a livello grafico e di funzionalità, Daze potrebbe forse aver trovato un modo per aggirare questi problemi. Allo stesso tempo, alcuni utenti hanno segnalato alcune possibili criticità, evidenziando per esempio come, “nonostante il concept interessante, forse richiede troppo impegno per mandare dei semplici messaggi”.
Concetto approfondito da un altro utente, che segnala: “Ho l'impressione che le persone cerchino principalmente comodità e rapidità quando messaggiano, obiettivi che la funzione principale di quest'app non riesce a soddisfare a causa dell’eccessiva complessità e della creatività necessaria per sfruttarla appieno, cosa che secondo me diventa un po' stancante dopo qualche tentativo”.
Sono critiche che sembrano centrare un punto importante, visto che la semplicità d’uso è un elemento imprescindibile nelle app di messaggistica e la sua assenza potrebbe rappresentare un ostacolo, soprattutto sul lungo termine. Visti gli insuccessi del passato, un po’ di scetticismo è inevitabile. Ma per fare un bilancio bisognerà aspettare come minimo la primavera del prossimo anno.