Addio a Duggie Fields, icona del post-Pop

Ci ha lasciato all’età di 76 anni Duggie Fields, pittore, designer e icona fashion inglese, tra i più influenti protagonisti dell’arte britannica tra i ’70 e gli ’80. Apprezzato tanto da David Bowie quanto da Kanye West, che ne hanno indossato accessori, Fields è stato soprattutto volto di una Londra eclettica e voluttuosa.

Duggie Fields è stato protagonista dell'arte britannica a cavallo tra '70 e '80

Natio del Wiltshire, Regno Unito, Fields si immerse nell’esaltante cultura underground londinese dei ’60, frequentando prima un corso di architettura al Regent Street Polytechnic assieme a diversi membri dei futuri Pink Floyd, e poi la Chelsea School of Art.

È però a New York che lo stile pittorico di Fields conosce la svolta post-Pop, stimolato dai fumetti di Stan Lee e dalle opere di Lichtenstein, Pollock e Mondrian. Fields è un americano a Londra, promotore di un linguaggio estetico proto-Punk che anticipa il revival dell’estetica anni ‘50, ma altresì è un uomo quintessenzialmente britannico. Abitudinario, dandy e schivo, Fields ha abitato per più di cinquant’anni il suo studio-appartamento in Earl’s Court, noto ai più per ospitare la stanza in cui fu scattata la copertina di The Madcap Laughs dell’ex coinquilino Syd Barret.

Duggie Fields sulle pagine di Domus 619, luglio 1981
Duggie Fields sulle pagine di Domus 619, luglio 1981

Membro della volatile e trendsetter scena dei ‘Them’ che nei metà '70 oscillava tra glam e punk, Fields si affermò inizialmente grazie alla collettiva ‘Ten Sitting Rooms’ del 1970 – capace di cambiare le dinamiche dell’arte inglese – per poi diventare personaggio di culto dopo essere stato immortalato in un top di Vivienne Westwood da Caterina Milinarie per il suo libro Cheap Chic.

Duggie Fields in uno dei suoi look iconici. Foto tratta dall'archivio Duggie Fields.
Duggie Fields in uno dei suoi look iconici. Foto tratta dall'archivio Duggie Fields.

Fields si è spento con l’aplomb che da sempre lo contraddistingueva, in una Londra in cui si riconosceva sempre meno, scomparsa come l’Earl’s Court Exhibition Centre che per anni ha, invano, provato a salvare dalla distruzione.

Diverse voci, tra quella dell’editor di GQ Dylan Jones, si sono già sollevate affinché il suo studio-opera venga tutelato. Chissà che riemerga anche il pavimento di Barret.

Duggie Fields sulle pagine di Domus 619, luglio 1981
Duggie Fields sulle pagine di Domus 619, luglio 1981

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