La scandalosa mappa della grande epidemia di Londra del 1854

Un medico inglese usò strumenti visuali per spiegare come il colera si fosse diffuso a Soho: la tesi fu censurata, ma la sua mappa ha precorso i tempi.  

Nel 1854 Londra è la più grande metropoli del mondo, flagellata dal susseguirsi di epidemie di colera. Molti quartieri si sono popolati troppo e troppo velocemente, la città non è pronta, le condizioni igieniche sono pessime. È il prezzo della rivoluzione industriale. Soho non è il quartiere gay-friendly dei divertimenti e delle bevute di notte, dei negozi hip e dei sexy shop, ma un inferno sovraffollato in cui pozzi neri straripano. Quindi il governo dà ordine di svuotarli nel Tamigi. Il risultato è una catastrofe sanitaria, ma la causa all’epoca non viene compresa. È l’acqua contaminata che diffonde il colera, ma la tesi dei medici londinesi – il linea con la scienza dell’epoca – è che il il propagarsi della malattia sia dovuto a un miasma, una esalazione tossica presente nell’aria. I cittadini continuarono quindi a bere l’acqua infetta e si ammalano sempre di più.

John Leech, “A court for King Cholera”, da Punch (1852)

Il 31 agosto, proprio a Soho, si scatena l’epidemia più violenta. Nel giro di tre giorni muoiono 127 persone. La gente ha paura e fugge. In tutto, alla fine, le vittime accertate saranno 616. “Il contagio più terribile che ci sia mai stato in tutto questo regno”, scrive il dottor John Snow, un medico quarantenne che arriva da York. È lui che risolverà il mistero dell’esplosione del colera a Soho.

Ma poiché non conosciamo la causa del Colera, le questioni da risolvere riguardo alla sua comparsa e scomparsa, alla sua diffusione e concentrazione, possono ricevere solo risposte provvisorie, approssimate alla verità secondo quanto abbiamo avanzato, nell'oscurità della nostra ricerca, verso l'accuratezza dell'osservazione, la correttezza della deduzione, e la libertà da fallacia ed errore (dal rapporto della Commissione d'inchiesta sul colera)

Snow è uno scettico poco amato dai suoi colleghi perché non crede nella teoria del miasma. Per risolvere il contagio utilizza un metodo investigativo a metà tra il poliziesco e il giornalistico, raccoglie dati, analizza il quartiere. Intervista gli abitanti di Soho e capisce che c’è qualcosa che non va nella pompa d’acqua di Broad Street: gli raccontano che il gusto di quell’acqua era cambiato subito prima del contagio. Convince le autorità a rimuoverla. Gli manca un pezzo del puzzle, che non può conoscere: che le malattie si diffondono attraverso microorganismi. È il 1854 e un Louis Pasteur poco più che trentenne si sta ancora occupando dell'annientamento dei batteri presenti nelle bevande alcoliche; si occuperà del colera dei polli sono un quarto di secolo più tardi.
Torniamo a Soho, dove il dottor Snow ha individuato la fonte del contagio, ha intuito che quell’acqua in qualche modo causa il colera, ma gli manca un quadro teorico che giustifichi le sue intuizioni. All’origine dell’epidemia, spiega, c’è il pannolino di un bambino malato, gettato in un pozzo nero, che ha contaminato l’acqua di Broad Street. Le autorità reagiscono male. Lo censurano, perché è troppo scabrosa l’ipotesi che i morti abbiano bevuto acqua che conteneva tracce di feci. La pompa viene rimessa in funzione e l’opera di Snow, On the Mode of Communication of Cholera, stroncata dalle riviste mediche. Quando l’epidemia finisce, le autorità mediche spiegano che è stata causata “dalla poca pulizia, dalla cattiva aerazione, e dal sovraffollamento”.

La mappa di Edmund Cooper

Anche la commissione delle fognature vuole più dettagli su cosa sia successo e manda un ingegnere, Edmund Cooper, per investigare se gli scavi effettuati nel quartiere in quel periodo avessero in qualche modo liberato “gas nocivi” da un sito sottostante, dove erano stati sepolti i morti di una epidemia di peste del Seicento. E cosa fa Cooper? Prende una mappa di Soho e segna il numero di morti per una casa.
Quando la sagrestia locale affida la propria indagine a John Snow, il medico ha bene in mente la mappa di Cooper, che rielabora. Divide Soho in zone usando come criterio la vicinanza delle abitazioni con le diverse fonti d’acqua — è probabilmente il primo a usare quello che noi oggi conosciamo come diagramma di Voronoi — e la arricchisce poi con grafici per rinforzare la sua tesi, che già conosciamo, ovvero che il contagio si è diffuso dalla fontana di Broad Street. Crea un ulteriore livello informativo sulla cartina posizionando, una per una, tutte le morti, segnandole con un punto là dove abitavano i defunti. La massima concentrazione, ovviamente, è attorno alla fonte infetta. “Ho scoperto che tutte le morti sono avvenute a breve distanza dalla pompa di Broad Street e solo dieci in case situate nelle vicinanze di un’altra pompa. In 5 di questi casi le famiglie mi hanno informato che andavano a prendere acqua dalla pompa di Broad Street […]. In altri tre casi, i morti sono ragazzini che andavano a scuola vicino a quella pompa”.

La mappa di John Snow

Snow rinforza la sua teoria collegando consumo dell’acqua e diffusione della malattia. Presenta un grafico che mostra come, con la chiusura della pompa, i casi siano diminuiti drasticamente. Quella del medico inglese non è semplicemente una mappa, ma una dettagliata analisi statistica.

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Foto di Martin Sanchez da Unsplash

Il medico muore quattro anni più tardi e la sua mappa viene rivalutata solo a fine Ottocento. Oggi è considerata rivoluzionaria, al di là dei meriti in campo strettamente epidemiologo, perché ha cambiato il modo che abbiamo di visualizzare i dati e le informazioni. La mappa non è servita al dottor Snow per arrivare alla verità, ma per spiegarla meglio e in modo più efficace. Le mappe che consultiamo ogni giorno sulla diffusione del Coronavirus e i nuovi casi di infezione sono, in qualche modo, eredi di quella cartina “aumentata” di Soho. Soprattutto lo è How the virus got out, l’articolo con infografiche animate che il team interactive del New York Times ha messo in pista per spiegare come si sia diffuso il virus da Wuhan al resto del mondo. Con un però, e piuttosto grande: a differenza di quella disegnata da John Snow, queste mappe ci dicono tanto, raccontano una grande storia che ne racchiude altre più piccole e molto dolorose, e sono ottime per informarsi, ma non riescono a chiarirci le idee sulle origini del contagio, su quale ne sia stata la fonte – figurata o reale, come quella di Broad Street.

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