Lab Cult: Storia non ortodossa di interscambi tra scienza e architettura

Una mostra al CCA di Montreal indaga il ruolo dei “laboratori” nel plasmare la nostra vita quotidiana.

Sia la scienza che l’architettura hanno profondamente trasformato il mondo in cui viviamo. L’esposizione “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture” – in mostra presso il Canadian Centre for Architecture (CCA) di Montreal fino al 2 settembre – esplora la relazione tra queste due materie e guarda al “laboratorio” come spazio-momento prediletto per la contaminazione interdisciplinare. Attraverso modelli, strumenti scientifici, fotografie e film, la mostra indaga l’importanza dei workshop come spazi-momenti porosi per la sperimentazione e la ricerca, analizzandone il ruolo nella “regolazione degli ambienti e la standardizzazione delle modalità in cui viviamo”, spiega il curatore Evangelos Kotsioris.

Fig.1 “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture”, vista della mostra, CCA, Montreal, 2018
Fig.2 “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture”, vista della mostra, CCA, Montreal, 2018
Fig.3 “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture”, vista della mostra, CCA, Montreal, 2018
Fig.4 “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture”, vista della mostra, CCA, Montreal, 2018
Fig.5 “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture”, vista della mostra, CCA, Montreal, 2018
Fig.6 “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture”, vista della mostra, CCA, Montreal, 2018
Fig.7 “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture”, vista della mostra, CCA, Montreal, 2018
Fig.8 Psychological Laboratory in Dane Hall, 1892. Harvard University Archives
Fig.9 Nikolai Ladovsky with the students in his workshop, in the department of architecture at the VKhUTEIN, ca. 1925
Fig.10 Frank B. and Lillian M. Gilbreth.Inefficient Work Operation Stereoscopic photograph, ca. 1919. Courtesy of the George Eastman Museum, Rochester, NY
Fig.11 Frank B. and Lillian M. Gilbreth.Inefficient Work Operation Stereoscopic photograph, ca. 1919. Courtesy of the George Eastman Museum, Rochester, NY
Fig.12 Étienne-Jules Marey. Detail of a contact sheet of original photographs showing smoke machines in operation, 1901. Photo Stéphane Dabrowski. No. ML 10, Collection of the Cinémathèque française, Paris
Fig.13 Twin architects, the Olgyay brothers, now working at the Architectural Library, predict radical changes in coming years, 1953. Larry DuPraz Digital Archives, Princeton University © The Daily Princetonian
Fig.14 Seek, The Architecture Machine Group, MIT, 1969-1970. Photo Harry Skunk and Jànos Kender © J. Paul Getty Trust
Fig.15 Claude and Betty Shanon’s Theseus, Bell Telephone Laboratories, (1950-52). © CCA
Fig.16 Marvin Minsky, MIT Artificial Intelligence Laboratory, 1968. MIT Museum © J. Paul Getty Trust
Fig.17 Cedric Price. Generator, site model with key to cubes function, between 1976 and 1979. Cedric Price Fonds, Canadian Centre for Architecture © CCA

Spaziando dalla fine del 1800 agli anni Ottanta del Novecento, “Lab Cult” affronta una moltitudine di argomenti – dall’urbanismo, alla psicologia, l’ingegneria, la fisiologia, la matematica, il design industriale, fino all'informatica – offrendo una panoramica non esaustiva, ma vasta, di questo lungo e continuo scambio. Kotsioris, che ha sviluppato la sua ricerca in qualità di CCA Emerging Curator 2016-2017 – un programma del CCA che offre a giovani curatori l'opportunità di presentare progetti curatoriali relativi a tematiche contemporanee in campo architettonico – ha mescolato materiale d’archivio della collezione del museo con oggetti e media da più di dodici istituzioni internazionali.

Diagramma della Cucina Francoforte

La mostra è organizzata in sei tematiche, che vengono presentate abbinando un caso studio storico appartenente al mondo della scienza con uno relativo all’architettura. Intitolato “Osservare il comportamento”, il sesto capitolo, ad esempio, combina le opere dell'urbanista e giornalista americano William “Holly” Whyte con quelle dello psicologo, medico e professore americano della Yale University, Arnold Gesell. Entrambi, infatti, hanno adoperato le tecnologie di ripresa foto e video per migliorare la conoscenza nei rispettivi campi di ricerca. Nel suo Street Life Project (1969-80), Whyte utilizzò riprese in time-lapse per tentare di dare un senso al tessuto urbano di New York e per imparare come rendere più vivibili i centri cittadini americani. Le sue scoperte ebbero un profondo impatto sugli urbanisti americani e sulle successive politiche di zoning della città di New York.

Dr. Arnold Gesell studia il comportamento di un bambino di sei anni, 1947. Foto Herbert Gehr © Times Inc

Dal canto suo, tra il 1924 e il 1946, Gesell applicò le telecamere alla sfera medica per osservare lo sviluppo mentale e fisico di pazienti in età infantile. Il suo Gesell Dome – una cupola cinematografica funzionante come una sorta di specchio unidirezionale – consentiva ai ricercatori di seguire i loro pazienti senza essere visibili. Facilitando così il lavoro di osservazione dei medici. Illustrando le somiglianze, in termini di metodologia e tecnologia, tra campi di ricerca molto distanti, gli esempi proposti dalla mostra mettono in luce il ruolo dei laboratori scientifici e architettonici nel plasmare la nostra vita quotidiana. Perché, come afferma Kotsioris, “se la scienza ha prodotto un nuovo tipo di architetto, l'architettura per conto suo ha modellato un nuovo tipo di scienziato”.

  • Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture
  • Evangelos Kotsioris
  • fino al 2 settembre 2018
  • CCA – Canadian Centre for Architecture
  • 1920 rue Baile, Montreal