Call me by your name, Antonelli: L’amicizia ha reso grande questo film

Il film diretto da Luca Guadagnino ha quattro nomination agli Oscar. Carlo Antonelli, antropologo culturale del film, ce lo racconta.

Call me by your name, scena del film

Carlo Antonelli è l’antropologo culturale di “Call me by your name” (così sta scritto nei titoli di coda). Il film è diretto da Luca Guadagnino, nominato agli Oscar per Miglior Film, Migliore Attore Protagonista, Migliore Sceneggiatura non Originale e Miglior Canzone Originale. Il film è la storia dell’affermazione dell’identità sessuale del protagonista, un giovane adolescente negli anni Ottanta (Timothée Chalamet), new wave, in una famiglia mobile ma non senza radici, pienamente borghese, culturalmente aperta, della sinistra radicale che legge Le Monde. Il film è ambientato a Crema in una villa di campagna meravigliosa, di cui Guadagnino ha personalmente curato gli interni (è poi stata venduta “a una coppia gay del Minnesota” dice Carlo Antonelli). Il giovane protagonista si emancipa dall’eterosessualità sociale per vedersi omosessule, attraverso l’accettazione (e il consumo) di una passione amorosa unica. Poetico nei dialoghi, adolescente nei silenzi, eterno nei luoghi, “Call me by your name” è antitesi: il tempo esiste / il tempo non esiste.

Call me by your name, scena del film
Call me by your name, scena del film

Ma che ruolo è l’antropologo culturale?
Il mio ruolo nel film è anzitutto storico: storica è la mia amicizia e il lavoro nel cinema con Luca (Guadagnino). Ci sono relazioni personali molto profonde in cui l'amicizia e il fare si confondono in continuazione. Il ruolo è stato deciso quando abbiamo scritto i titoli di coda.

Come?
Abbiamo iniziato a fare cinema quando gli ho commissionato alcuni videoclip, poi da lì abbiamo fatto insieme Mondo Civilizado (documentario), ho recitato in “Melissa P.”, sono stato protagonista di alcuni corti, poi abbiamo fondato la società insieme 10 anni fa che si chiama First Sun con quello abbiamo prodotto “Io sono l'amore” e un paio di altri film. Innamorato definitivamente di Crema, luogo in cui aveva deciso di abitare, comincia a girare lì.

Call me by your name, scena del film
Call me by your name, scena del film

Tutto è nato da quella casa?
Guadagnino ha sempre patito la romanità del cinema, ha cominciato ad abitare a Crema otto-nove anni fa. Lì vivendo si è innamorato di questa campagna ed è incappato in una casa in vendita a Moscazzano (dove è ambientato il film): siamo andati tante volte a vederla e a spiarla, e anche ad entrarci …diciamo... dal retro. Voleva a tuti i costi comprarla.

Entravate di soppiatto nelle case abbandonate, come gli adolescenti.
L'abbiamo fatto una volta...

Titolo: Antonelli e Guadagnino si intrufolano nelle case abbandonate.
No, c'erano anche gli altri del nostro gruppo di amici. Eravamo in cerca di un posto dove saremmo invecchiati tutti insieme, e sembrava proprio quello: litigavamo per le stanze.

Perché entrare di nascosto quando potevate comprarla?
Non c'avevamo una lira. Ma i soldi non sono mai un problema per Luca, nonostante non sia un milionario. Ha sempre pensato che li avrebbe trovati e infatti è andata così fino ad adesso. Il film è stato fatto con capitali di provenienza molto eterogenea, non è costoso. Uno degli investitori principali è un simpaticissimo produttore brasiliano, poi c'è una donna francese molto interessante e coraggiosa che produce film di qualità.

Ci hai messo soldi tuoi?
Sì qualcosa, non tanti, in modo da farlo continuare, esistere. C'è stato un momento embrionale in cui il film rischiò di non esserci. Succede nei piccoli film: se uno lo fa all'italiana che gira solo quando i soldi sono in cassa il film non procede, ci deve essere un momento in cui il film si deve farlo esistere, è necessario. A volte è molto E.R. come procedimento: emergenziale, per cui ho partecipato anche io.

Call me by your name, set
Call me by your name, set

Così si fa cultura in Italia...
Nel nostro gruppo di creazione c'è l’aspetto biologico fondamentale della condivisione. E' una confusione incredibile tra privato e professionale, che è del mangiare insieme, dormire insieme, dormire nelle case, arrangiare delle camere da letto.

Niente casi Weinstein da voi?
No no, non è mai accaduto. Tilda (Swinton, ndr) parla di Luca come family: è una relazione familiare, veramente non può accadere. In più non siamo produttori che fanno tanti film, non accade di avere deliri di casting. Non è Hollywood e non è Roma. Non c'è il giro intorno.

È cosi fuori da tutto che è un unicum, è poesia.
In questa dimensione i ruoli si impastano, e ha fatto sì che io avessi il ruolo dell’antropologo culturale, un ruolo storico: ero il più vecchio quindi l'unico che ha vissuto gli anni Ottanta pienamente e veramente. 

In questa definizione culturale fondamentale è il lavoro sul personaggio principale, Elio.
Io e Luca abbiamo lavorato anche sulla costruzione del personaggio di Elio che doveva avere contemporanementedegli elementi bourgeois internazionali, e doveva dimostrare di essere estremamente attento allo zeitgeist. Perciò ha il poster di Mapplethorpe qualche mese dopo lasua mostra. Ci sono cataloghi della Biennale di Venezia, ha ovviamanete la maglietta de Talking Heads, c’è la canzone degli Psychedelic Furs che è scelta come una tessera di mosaico perfetta: volevamo un pezzo new wave ma non troppo abusato nelle liste di Spotify degli Eighties.

Call me by your name, scena del film
Call me by your name, scena del film

Attraverso la definizione dello stile, Elio, personaggio principale, si emancipa. Da qui ne viene fuori un apologo sociale e culturale di quelle che sono le diverse famiglie. La famiglia di Elio gli consente di fare coming out. E invece l’altro personaggio tornerà in America e si sposerà (e forse nasconderà la sua omosessualità per sempre).
C’è anche il contributo di Timothée (Chalamet ndr), l’attore: ci ha messo tantissimo, più di quello che si sperava. Nella scena del ballo rappresenta un ponte con il contemporaneo. Lui è il nuovo, sono i giorni nostri: nonostante sia vestito con abiti vintage autentici, massimo del ‘83, non c'è niente che non sia vintage vero. Ma il modo in cui lo veste è vintage "ora". Quindi l'oscillazione è data da lui. Sempre da un punto di vista culturale abbiamo lavorato al senso di villeggiatura in campagna, alla tipologia del divertimento, la presenza della noia, e soprattutto l'assenza di telefono, suona solo una volta alla fine. L'assenza di telefono è lo spazio etimologico dell’ozio latino (otium è lo spazio che sta intorno alle cose). Dentro questo spazio che non esiste più nasce l’incanto della noia.

Call me by your name, scena del film
Call me by your name, scena del film

Sembra un ritiro di Boccaccio, è un po' una storia fuori dal tempo.
Sì, manca la componente di interruzione costante. E’ la dimensione culturale perduta, data dalla profonda conoscenza dell'umano. Ed è per quello che il film è pieno di statue, e queste sono nei titoli di testa. È l'umano, la storia dell'umano. Da qui l'antropologia, il modo in cui l'umano si formava era l'esperienza. Il discorso finale del padre (di concessione a vivere l’amore nelle sue varie manifestazioni ndr) verte sull'esperienza delle relazioni, sulla storia dell'amore.

Avrai visto "Stranger Things", io lo trovo poco definito. Pesante l’ambiente. Voi avete fatto un lavoro leggero, preciso e costante che però restituisce realtà: avete realizzato un ritratto italiano, fortemente legato al luogo, oltre al generico senso del tempo.
Non è che non ci sia ricerca, anche cose che pensavamo che fossero anni Sessanta-Settanta abbiamo poi scoperto nelle foto che invece erano presenti. Capito? Volevamo mettere delle automobili più Eighties ma abbiamo visto dalle foto che in quelle zone lì c'erano macchine più vecchie. La scena dei ragazzi in auto che ballano. Quella è proprio di quegli anni. Siccome ho fatto delle villeggiature in campagna, ho avuto mie reminiscenze personali. I cinquantenni ne escono distrutti, come persone: ho ricevuto decine di chiamate. Quello che dice il padre, alla fine, è chiaro: c'è la benzina dell'amore che uno ha a disposizione. Quando capisce di averla terminata, sta malissimo. 

Ultime News

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram