Kathmandu Triennale

La Triennale di Kathmandu pensa alla città come piattaforma e terreno di lavoro per gli artisti, il contesto in cui sono radicate la maggior parte delle pratiche artistiche.

Il titolo della Triennale di Kathmandu “My City, My Studio / My City, My Life” riflette l’interazione forte e complessa tra l’arte e la vita nella città. Lo studio, luogo simbolico per la pratica artistica, viene scambiato per la città. La città è piattaforma e terreno di lavoro per gli artisti, cioè il contesto in cui sono radicate la maggior parte delle pratiche artistiche.

In apertura: Mithu Sen, No star, No land, No word, No commitment, capelli umani artificiali, 2004-2014. Courtesy Kunstmuseum Bochum, Germania, 2014; KNMA Museum, Nuova Delhi, 2010; Art Omi, New York, 2004. Qui sopra: Hitman Gurung, The Red Barcode, dalla serie "Digital print on fine art archival paper", stampa digitale, 2016

Oggi Kathmandu è una città in cui le sfide di tradizione e modernità si incontrano. Nonostante la congestione e l’inquinamento di questa città meravigliosa, si trovano ancora molti momenti in cui le antiche tradizioni (religiose e non), incidono e organizzano la vita quotidiana. La città di Kathmandu è un’eccezionale e stimolante osservatorio di ricerca, dove artisti nepalesi e da tutto il mondo possono sviluppare la loro pratica.

Bart Lodewijks, in situ, Kathmandu, 2017. Foto Huig Bartels

La mostra articola le diverse e complesse interrelazioni possibili tra artisti, la loro pratica e la città come metafora della vita e del quotidiano. Kathmandu è una cornice, una griglia in cui gli artisti si inseriscono e contribuiscono ad aggiungere visioni e idee per favorire la crescita organica della città.

Loïs Weinberger, Feldarbeit, 2002. Courtesy collezione S.M.A.K.


24 marzo – 9 aprile 2017
My City, My Studio / My City, My Life
a cura di Philippe Van Cauteren
Kathmandu Triennale

Kathmandu, Nepal