Piano alto, vista Duomo

“Piano alto, vista Duomo” racconta due stagioni di torri milanesi con le fotografie di Matteo Cirenei e Maurizio Montagna.

Negli anni Cinquanta Milano è stato uno dei centri dell’architettura moderna, grazie alle opere di maestri che hanno rinnovato o contestato il lessico razionalista, interpretando in modi originali il lascito delle avanguardie. Il tipo della torre è emblematico di questa dialettica, con i vertici rappresentati dal Grattacielo Pirelli e dalla Torre Velasca, emblemi di due culture, di due anime della città. Le torri di questa stagione sono eccezioni in un tessuto orizzontale e continuo ma, a prescindere dalla diversità dei loro linguaggi, di fatto convalidano un’idea di città fatta di isolati urbani, pur nelle differenze dei casi specifici e dei committenti, spesso famiglie protagoniste dell’industria lombarda del boom economico.

In apertura: Matteo Cirenei, Torre Unicredit e Bosco Verticale, Milano, 2017. A sinistra: Maurizio Montagna, Grattacielo Pirelli

Dopo un periodo di sostanziale stasi, salvo pochissime eccezioni, che è corrisposto alla diffusione in Europa e negli Stati Uniti degli studi sulla città sviluppati a Milano a partire dagli anni Sessanta, al principio del nuovo millennio si è verificata una nuova stagione meneghina di costruzioni in altezza. Negli ultimi dieci anni lo skyline milanese si è profondamente trasformato per via delle torri realizzate con grande coinvolgimento di archistar internazionali e di capitali anche stranieri, destinate ad ospitare in prevalenza gruppi bancari e assicurativi. A differenza della stagione precedente, le torri milanesi del nuovo millennio prediligono, con le dovute eccezioni, collocazioni autoreferenziali e indifferenti alla città consolidata, che perde ogni ruolo di orizzonte di riferimento, a favore di altri immaginari.

Matteo Cirenei, Palazzo INA, Milano, 2016

“Piano alto, vista Duomo. Due stagioni di torri milanesi” mette a confronto queste due stagioni, ciascuna delle quali è vista con gli occhi di due fotografi, Matteo Cirenei e Maurizio Montagna, che prediligono l’uno un tipo di scatto ambientale e paesaggistico, l’altro un tipo di scatto focalizzato sull’oggetto architettonico. Un trittico di Ugo La Pietra apre la mostra svelando il rapporto tra monumentalismi e cittadinanze; due composizioni – di Daniele Vitale e di AUFO – la chiudono, illustrando gli antefatti e un futuristico scenario.

Ugo La Pietra, Milano storica. Ciò che conta e quello che riusciamo a fare alle sue spalle, 2012


13 – 31 marzo 2017
Piano alto, vista Duomo. Due stagioni di torri milanesi
a cura di Lorenzo Degli Esposti
Galleria Tulpenmanie
via Mauro Macchi 6, Milano