Guida al cannibalismo

Nel suo progetto di tesi Antonio Cascos Chamizo affronta la mancanza di risorse, la sovrappopolazione e la questione del consumismo proponendo una soluzione provocatoria.

 Antonio Cascos Chamizo, To eat or to be eaten - A guide to cannibalism
Lo scopo del progetto di Antonio Cascos Chamizo To eat or to be eaten – A guide to cannibalism – sviluppato per il master alla Oslo National Academy for the Arts – è quello di creare una circostanza che ci incoraggi a trascendere la prospettiva data dal nostro contesto sociale e culturale.
 Antonio Cascos Chamizo, To eat or to be eaten - A guide to cannibalism
Antonio Cascos Chamizo, To eat or to be eaten – A guide to cannibalism. Hairy Bowls è una collezione sostenibile (trovano una funzione alle parti umane non commestibili) e personalizzabile (ogni oggetto prende il nome della persona a cui appartenevano i capelli)

Compito dello scenario è diventare un canale per questa esperienza. Si presenta all’utente come un dilemma, sfruttando l’umorismo e l’ironia, evitando di essere moralistico o didascalico, celebrando l’irrealtà, esponendo le ipotesi, stimolando e scatenando il dibattito.

Il design è spesso legato solo all’estetica e alla funzionalità. Questo ci limita e impedisce un impegno globale verso tutti i livelli di progettazione. L’obiettivo del lavoro di Antonio Cascos Chamizo è quello di descrivere ed esplorare un problema piuttosto che risolverlo, di portare alla consapevolezza, di porre le domande giuste. Perché non si tratta sempre di dare le risposte giuste, ma piuttosto di porre gli interrogativi corretti.

 Antonio Cascos Chamizo, To eat or to be eaten - A guide to cannibalism
Antonio Cascos Chamizo, To eat or to be eaten – A guide to cannibalism. A sinistra: braccia e gambe. A destra: parte posteriore e anteriore del dorso tritata

Cercando un contesto che potesse funzionare come piattaforma per stimolare a trascendere la struttura del sistema culturale del comportamento, è sembrato che un tema tabù come il cannibalismo alimentare non solo adempisse a tale scopo, ma potesse anche testare i limiti del relativismo culturale come sfida allo spettatore a definire ciò che è o no oltre il limite del comportamento umano accettabile, aprendo un dibattito su quello che consideriamo o possiamo considerare etico.

Questo argomento controverso, a causa del suo essere considerato un tabù abominevole, genera in noi emozioni oscure, estreme e più complesse che provocano esiti imprevedibili, coinvolge il pubblico ed evita l’indifferenza che altri temi più moralistici o didattici avrebbero potuto generare.

Il risultato è una guida al cannibalismo, To eat or to be eaten – A guide to cannibalism, la costruzione di uno scenario immaginario che parte dall’ssemblaggio di dati, informazioni e fatti che giustificano eticamente il cannibalismo e mostra il suo essere una potenziale risposta ad alcune questioni globali come la sovrappopolazione e la mancanza di risorse. Ne consegue un manuale con tagli, ricette, consigli di vini da abbinare e la linea The hairy bowls, quattro rivestimenti per vasi fatti di pelle e capelli umani che funzionano come merchandising della guida.

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