Il progetto di ristrutturazione del teatro è stato curato dal Politecnico di Milano, in collaborazione con Remo Dorigati e Francesco Fuoco.
“Trasformare un teatro in un refettorio per i poveri è come passare dall’immaginazione della realtà a una rappresentazione in cui i personaggi recitano se stessi. Come in un cambio di scena, il luogo degli spettatori è lo spazio in cui gli attori divengono essi stessi le figure del racconto. Dove era la scena si colloca la cucina: il vuoto della torre si trasforma in un grande e unico camino da cui scende la luce e attraverso cui salgono i fumi. Una rappresentazione che denuncia il cambio di ruolo e la centralità dell’evento: una sineddoche in cui la cucina prende le sembianze di un grande camino entro cui si svolge il rito della preparazione del cibo. Gli affreschi della sala, il vestibolo con il tema del pane e dell’acqua, il portale dell’accoglienza, le panche dell’attesa, le luci domestiche e l’arredo che invita sedersi assieme, tutto questo è un segno di pietà ma anche di riscatto.
L’arte, che qui vive assieme allo spazio, fa appartenere questa comunità all’umanità, la coinvolge in un’atmosfera inclusiva.” Spiegano Dorigati e Fuoco.