Mimmo Jodice

Fondazione Fotografia Modena dedica una personale al fotografo napoletano Mimmo Jodice, “Arcipelago del mondo antico”, a cura di Filippo Maggia.

Mimmo Jodice
Reduce da una serie di prestigiosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, culminati nell’invito nel 2011 a interpretare i capolavori del Louvre di Parigi attraverso il suo sapiente obiettivo, Mimmo Jodice (Napoli, 1934) torna a Modena con un nuovo allestimento originale, ideato appositamente per gli spazi del Foro Boario: “Arcipelago del mondo antico”.
Il titolo evoca immediatamente i contenuti della mostra, incentrata sulla indagine sul Mediterraneo, ormai nota in tutto il mondo, alla quale l’artista ha dedicato gli ultimi trent’anni della sua lunga carriera.
Mimmo jodice
In apertura: Mimmo Jodice, Amazzone ferita, 1992, stampa al carbone su carta cotone 70x70 cm. Courtesy l’autore. Sopra: Mimmo Jodice, Necropoli, Puteoli, 1992, stampa al carbone su carta cotone, 70x70 cm. Courtesy l’autore
Il percorso si snoda tra cinquanta opere fotografiche, in maggior parte mai esposte sinora, in cui Jodice ricompone l’immagine delle civiltà che hanno attraversato la storia antica del mare nostrum, facendo rivivere statue e templi, eroi e miti, in un tempo sospeso in cui passato e presente sembrano convivere.

Fondamentale per comprendere la poetica di Jodice è il suo rapporto con la città natale, Napoli, sempre presente nelle sue fotografie e nella quale, per scelta, continua a vivere, traendone un continuo stimolo creativo. È da Napoli che l’artista ha tratto i temi del mare e dell’antico, essendo nato nel centro storico della città, dove ci sono i ruderi e le pietre romane.

Di Napoli, negli anni Settanta, Jodice è stato capace di raccontare anche i momenti più bui: il colera, il terremoto, il disagio sociale. Successivamente, ha deciso di non fotografare più persone e di passare da una fotografia che analizzava il sociale, sviscerandolo, e dalla necessaria militanza politica che accompagnava quest’indagine, ad un nuovo corso: ha cominciato a studiare gli spazi, i vuoti e i silenzi della città, volgendo poi lo sguardo al passato, all’antichità e offrendone una sua interpretazione.

Mimmo Jodice
Mimmo Jodice, Teatro romano, Palmira, 1993, stampa al carbone su carta cotone, 70x70 cm. Courtesy l’autore
Un’altra caratteristica di Jodice è l’incessante sperimentazione di tecniche e materiali. Come rileva Filippo Maggia nel catalogo che accompagna l’allestimento, pur avendo iniziato a fotografare cinquant’anni fa, Mimmo Jodice continua ad “inventare, a studiare nuove tecniche sempre più raffinate di ripresa e soprattutto di stampa che implicano lunghe e faticose prove in camera oscura”.
Di fronte alle fotografie di Mimmo Jodice, alla contemplazione segue una sensazione di stupore per tanta bellezza abbandonata a se stessa, destino ineluttabile dell’uomo e dei suoi manufatti. Tuttavia, non è con atteggiamento nostalgico che questo autore si accosta al passato, ma con un’esortazione a non dimenticare e a ristabilire un contatto con il mondo antico. Fotografare l’antichità per Jodice è una sorta di antidoto al degrado in cui versa la società attuale, destinato a peggiorare quanto più essa trascura le sue origini e dimentica la sua storia.

fino all’11 gennaio 2015
Mimmo Jodice
Arcipelago del mondo antico

a cura di Filippo Faggi
promossa da Fondazione Fotografia Modena
Foro Boario, Modena

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