Be The Poem

La Fondazione Pastificio Cerere di Roma presenta, mercoledì 26 marzo 2014, la mostra “Be The Poem. Architettura plastica di Marco Galofaro”, a cura di Domitilla Dardi.

L’esposizione “Be The Poem. Architettura plastica di Marco Galofaro” propone per la prima volta al pubblico i modelli architettonici di Marco Galofaro, che con il suo studio ha recentemente realizzato il modello in resina per Alfredo Jaar all’ultima Biennale d’Arte di Venezia.

I modelli sono ordinati secondo un percorso organico che illustra la complessità della visione architettonica contemporanea nel dialogo costante con le altre discipline.

In apertura: Marco Galofaro, 2A+P/A City, 2012, Photo Davide Leonardi. Sopra:Marco Galofaro, Km², 2013, Photo Davide Leonardi

In occasione dell’inaugurazione si terrà una conversazione con l’autore, moderata da Domitilla Dardi, con interventi di Matteo Costanzo, co-fondatore dello studio di architettura 2a+p/a, e Marco Petroni, teorico e critico del design e Senior Curator della Fondazione Plart di Napoli.

Il titolo della mostra si riferisce a una citazione di David Carradine che chiude una celebre sequenza del primo Kill Bill di Quentin Tarantino: “If you cannot be the poet, be the poem”. Il messaggio è chiaro: il racconto vince sul protagonismo, l’epica della storia è più forte del singolo eroe. Questo si adatta al modo corale di concepire l’architettura che Marco Galofaro ha portato nel suo lavoro: quello del costruire modelli plastici, attraverso un processo fatto di molti passaggi, materie, procedure, per andare dall’idea di spazio alla sua realizzazione fisica.

Marco Galofaro, Vertical Slum, 2013, Photo Davide Leonardi

Perché una mostra di modelli architettonici? Perché il modello non è mera architettura in piccola scala, ma un lungo viaggio con molti protagonisti di cui l’edificio rappresenta solo la punta emersa di un più esteso lavoro collettivo. La maquette, infatti, svolge un ruolo determinante nel progetto di architettura (e non solo), essendo prima concretizzazione fisica dell’idea.

Galofaro fonda nel 2002 lo studio-laboratorio Modelab e, con Ilaria Benassi a cui si aggiungono nel tempo altri collaboratori, traduce la visione spaziale di architetti e artisti di fama internazionale (Eisenmann, Fuksas, Nouvel, Decq, IaN+, Benassi, Mochetti, Jaar), interpretandola secondo un pensiero fisico e concettuale al tempo stesso. Come per i migliori traduttori, anche in questo caso sono più gli elementi “found in translation” di quelli perduti tra le pieghe del riportare e trasferire.

Marco Galofaro, Edificio Pluralista, 2013, Photo Davide Leonardi

A questo atto interpretativo si affianca la sua personale immaginazione spaziale, quella delle architetture fantastiche che egli stesso progetta. Queste rendono evidente che la scala ridotta e la condizione in divenire della materia non tolgono nulla alla potenza del progetto, anzi, semmai la rafforzano. La mostra dei suoi modelli architettonici – sia quelli realizzati su commissione che quelli delle sue architetture fantastiche – è l’occasione per accedere alla varietà d’interpretazione dello spazio vivibile da un’angolazione privilegiata, quella delle prime e cruciali fasi di creazione.

Marco Galofaro, Componente infrastrutturale orizzontale, 2013, Photo Davide Leonardi
Marco Galofaro, Geo Habitat 03 (Ocean Ring), 2013, Photo Davide Leonardi
Marco Galofaro, Carpet Villa 02, 2013, Photo Davide Leonardi
Marco Galofaro, Vettore Habitat a Scala Geografica (omaggio a Luigi Pellegrin), 2013, Photo Davide Leonardi
Marco Galofaro, Torri Satellite di Barragan, interpretazione per San Rocco Collaboration, 13. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, 2012, Photo Davide Leonardi
Marco Galofaro, Crettovilla, 2008, Photo modelab
Marco Galofaro, Superinfrastracture, 2006, Photo Florindo Ricciuti
Ritratto di Marco Galofaro, 2013, Photo Ave Pichierri


Fino all’11 maggio 2014
Be The Poem
Architettura plastica di Marco Galofaro

a cura di Domitilla Dardi
Fondazione Pastificio Cerere
Via degli Ausoni 7, Roma