Il Crepaccio di Braida

Il giovane artista goriziano allestisce la terza vetrina della trattoria milanese con i suoi dipinti, alla ricerca della bellezza della diversità.

Dopo le 'cose' di Serena Vestrucci e i disegni di Riccardo Andujar, sono i dipinti di Thomas Braida ad abitare la vetrina che la trattoria Il Carpaccio mette a disposizione de Il Crepaccio, l'insolito quanto misterioso frammento d'arte che da metà maggio, ogni quindici giorni, anima via Lazzaro Palazzi 19 a Milano.
Lo statement che accompagna tutti gli inviti alle inaugurazioni che arrivano puntualmente via mail è sintetico ma esaustivo. E convoglia la giusta curiosità verso un evento che offre un piccolo palcoscenico su strada ai giovani artisti.

"Il Crepaccio è—letteralmente—una vetrina per artisti emergenti.
In tempi di crisi e austerità le occasioni per mettersi in mostra vanno reinventate.
Il Crepaccio è un anfratto nel sistema senza aspirazioni commerciali,
ma con velleità esibizioniste.
Pura visibilità sull'orlo del baratro".

Sempre a un 'manifesto'— un brano tratto da La colazione dei campioni di Kurt Vonnegut—oltre che a un video, viene affidata la lettura dell'intervento di Thomas Braida, che disegna e dipinge personaggi d'invenzione traendo spunti dall'attualità della cronaca, dall'iconografia popolare e religiosa ma anche dalla storia della pittura, facendoli abitare in mondi immaginari.

L'attualità della cronaca, l’iconografia popolare e religiosa ma anche la storia della pittura sono fonte d'ispirazione per i soggetti di Braida
L'attualità della cronaca, l’iconografia popolare e religiosa ma anche la storia della pittura sono fonte d'ispirazione per i soggetti di Braida
"Il quadro non esisteva finché non l'ho dipinto", proseguì Karabekian. "Ora che esiste nulla mi renderebbe più felice del vederlo riprodotto mille volte, e sostanzialmente migliorato, da tutti i bambini di cinque anni della città. Mi auguro che i vostri bambini possano scoprire in modo facile e divertente quel che a me ha richiesto anni e anni di rabbia".
L'artista durante la fase di allestimento della vetrina de Il Carpaccio, lunedì scorso, giorno di chiusura del ristorante
L'artista durante la fase di allestimento della vetrina de Il Carpaccio, lunedì scorso, giorno di chiusura del ristorante
"Vi do la mia parola d'onore", continuò, "che il dipinto che la vostra città ora possiede mostra tutto ciò che della vita veramente importa, senza trascurare niente. È l'immagine della consapevolezza di ogni animale, il nucleo immateriale d'ogni animale: l'io sono al quale vengono inviati tutti i messaggi. È tutto ciò che c'è di vivo in ciascuno di noi, in un topo, un cervo, una cameriera di bar. È incrollabile e puro, qualunque irrazionale avventura possa capitarci. Un dipinto sacro di sant'Antonio è, da solo, un fascio di luce verticale e incrollabile. Se gli fosse vicino uno scarafaggio o una cameriera di bar, il quadro mostrerebbe due fasci di luce. La nostra consapevolezza è l'unica cosa viva e forse sacra che esiste in ognuno di noi. Tutto il resto, in noi, è macchinario morto".
Kurt Vonnegut, La colazione dei campioni
Il Crepaccio è un anfratto nel sistema senza aspirazioni commerciali, ma con velleità esibizioniste
Oggetti d'uso comune come i piatti da cucina vengono trasformati dalle creature di Braida
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