Quali Cose Siamo, migliore mostra del 2010

Il New York Times celebra la terza interpretazione del Triennale Design Museum firmata da Alessandro Mendini.

"Best design exhibition was Alessandro Mendini's gloriously idiosyncratic 'Quali Cose Siamo' ('The Things We Are') at La Triennale Design Museum in Milan". Così Alice Rawsthorn definisce "Quali cose siamo", terza interpretazione del Triennale Design Museum, nell'articolo A Year of Winners and Losers in Ingenuity pubblicato sul New York Times il 26 dicembre: un importante riconoscimento per le attività del Triennale Design Museum, il primo museo del design italiano, e dell'attenzione costante che la sua inedita e innovativa formula riesce a raccogliere internazionalmente.

La terza interpretazione del museo del design milanese è firmata dal direttore di Domus Alessandro Mendini, che aveva già guidato la rivista trent'anni fa. Sotto la testata Mendini ha aggiunto "La nuova utopia". Al giornalista di Repubblica che qualche giorno fa gli chiedeva "Cosa significa?", Mendini ha risposto: "Il design di oggi è violentemente realistico, l'innovazione è diventata un trend, perfino l'ecologia è ridotta a moda. È un design appiattito su un edonismo e un eclettismo stilistico senz'anima. Lo stile ha perso il suo significato più profondo e si è trasformato in styling superficiale, un gioco di segni stupido e vacuo. Detesto anche la morbosa tendenza al protagonismo: ormai su certe riviste si vedono più facce che oggetti. Abbiamo bisogno di credere in una nuova qualità, in una nuova generosità, in una nuova poesia".

Soddisfatto il direttore del museo Silvana Annicchiarico: "L'articolo del New York Times ci riempie di soddisfazione e conferma che la nostra scelta di un museo mutante e sempre diverso di anno in anno è una scelta vincente, anche grazie quest'anno al prezioso contributo di Alessandro Mendini che, con il suo puntiglioso e sorprendente enciclopedismo e la sua sterminata e proteiforme passione per tutte le forme della cultura materiale, ha messo in scena un grande e infinito mondo parallelo a quello del design istituzionale, un design invisibile e non ortodosso, capace di provocare squilibri e spiazzamenti, ma ricco di emozione e spettacolarità".
Da sinistra: Marco Petrus, Torre, 2009
(courtesy of Italian Factory, Milano).
Franco Summa, Livia Crispolti, Pastor Angelicus,
2008 (courtesy of Franco Summa, Pescara).
Roberto Palomba, Ludovica Serafini,
sedia Ole, 2005. Produzione Crassevig.
Gino Sarfatti, lampada 1050, 1951. Produzione
Arteluce(courtesy of Collection Clemence
e Didier Krzentowski/Galerie Kreo, Parigi).
Angelo Mangiarotti, sedia IN 301, 1968.
Produzione Zanotta (courtesy of Collezione
Permanente, Triennale Design Museum).
Da sinistra: Marco Petrus, Torre, 2009 (courtesy of Italian Factory, Milano). Franco Summa, Livia Crispolti, Pastor Angelicus, 2008 (courtesy of Franco Summa, Pescara). Roberto Palomba, Ludovica Serafini, sedia Ole, 2005. Produzione Crassevig. Gino Sarfatti, lampada 1050, 1951. Produzione Arteluce(courtesy of Collection Clemence e Didier Krzentowski/Galerie Kreo, Parigi). Angelo Mangiarotti, sedia IN 301, 1968. Produzione Zanotta (courtesy of Collezione Permanente, Triennale Design Museum).
Quali cose siamo
Terza interpretazione

Triennale Design Museum
Fino al 27 febbraio 2011
Direttore: Silvana Annicchiarico
Cura scientifica: Alessandro Mendini
Progetto dell'allestimento: Pierre Charpin
Progetto grafico: Jean-Baptiste Parré
Catalogo Electa
Da sinistra: Helen König Scavini,
Balilla, anni Trenta, e Vogatore, 1924. Bambole in
feltro policromo, produzione Lenci (courtesy
of Museo del Giocattolo e del Bambino,
Milano). Gabriella Ghidoni, White Chitrali
Cuchi, 2010. Produzione Royah Design from
Afghanistan(courtesy of Royah Design). Mario
Sturani, Gli amanti sul fiore, 1929. Statuina in
ceramica, produzione Lenci. Pompeo Della
Cesa, Resti di armatura da cavallo compositi, 1570-80
ca. (courtesy of Museo Poldi Pezzoli, Milano).
Helen König Scavini, Sposina, 1929. Statuina in
ceramica, produzione Lenci. Giulio Da Milano,
Arlecchino e Arlecchina, 1929. Statuina in ceramica,
produzione Lenci. Sandro Vacchetti, Paonessa,
1929. Statuina in ceramica, produzione Lenci.
Helen König Scavini, Nella, 1931. Statuina in
ceramica, produzione Lenci (tutte le statuine
per gentile concessione della Collezione Walter
Battisti – Pietro Castellano, Torino).
Da sinistra: Helen König Scavini, Balilla, anni Trenta, e Vogatore, 1924. Bambole in feltro policromo, produzione Lenci (courtesy of Museo del Giocattolo e del Bambino, Milano). Gabriella Ghidoni, White Chitrali Cuchi, 2010. Produzione Royah Design from Afghanistan(courtesy of Royah Design). Mario Sturani, Gli amanti sul fiore, 1929. Statuina in ceramica, produzione Lenci. Pompeo Della Cesa, Resti di armatura da cavallo compositi, 1570-80 ca. (courtesy of Museo Poldi Pezzoli, Milano). Helen König Scavini, Sposina, 1929. Statuina in ceramica, produzione Lenci. Giulio Da Milano, Arlecchino e Arlecchina, 1929. Statuina in ceramica, produzione Lenci. Sandro Vacchetti, Paonessa, 1929. Statuina in ceramica, produzione Lenci. Helen König Scavini, Nella, 1931. Statuina in ceramica, produzione Lenci (tutte le statuine per gentile concessione della Collezione Walter Battisti – Pietro Castellano, Torino).
Felice Casorati, Una donna o L’attesa,
1918-19, (courtesy of Collezione privata, Torino).
Boli, tazze per carceri e per ospedali, 1918-19
(courtesy of Museo Richard Ginori della
Manifattura di Doccia, Sesto Fiorentino, Firenze).
Felice Casorati, Una donna o L’attesa, 1918-19, (courtesy of Collezione privata, Torino). Boli, tazze per carceri e per ospedali, 1918-19 (courtesy of Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia, Sesto Fiorentino, Firenze).

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