Dossofiorito

Coppia nella vita e sul lavoro, Livia Rossi e Gianluca Giabardo con il design ribaltano le prospettive e raccontano aspetti della quotidianità. A Domus raccontano il loro Salone, come l’installazione per Airbnb e la nuova linea autoprodotta Batches. #MDW16

Dossofiorito
Sono lui e lei, insieme dentro e fuori dallo studio. Livia Rossi caschetto corto come una volta, originaria di Avellino, lascia tutto per traferirsi a Verona nel 2012. Con lui, Gianluca Giabardo, dalla folta barba nera, fonderà Dossofiorito.
Dossofiorito
In apertura: Livia Rossi e Gianluca Giabardo di Dossofiorito. Sopra: L’installazione Epiphytes nel ristorante Marta
Il nome di questo studio interdisciplinare proviene da un vecchio neon abbandonato, e recuperato per l’occasione. Condividono un sorriso infinito e l’amore per quello a cui si dedicano tutti i giorni – merce rara –, ossia la progettazione. La parola d’ordine è ribaltare le prospettive e raccontare aspetti a volte inosservati della quotidianità. Due designer per un solo studio che basa la sua attività sulla comunione, di stile, di intenti e di vita.
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L’installazione Phytophiller lenses nel ristorante Marta
La loro colonna sonora è abbastanza eclettica: Chet Baker, Billie Holiday, Caetano Veloso, The Smiths, Arto Lindsay, The Arcade Fire, Lou Reed e Nico, Daniel Jonhston. Hanno entrambi una passione per la pasticceria napoletana: quando tornano ad Avellino, dove Livia è nata, non può mancare una colazione con una choux ricca di crema o un soffice babà. In occasione del Salone del Mobile 2016, negli spazi del Ristorante Marta, a due passi da Rossana Orlandi, AirBNB presenta il progetto dal titolo Makers & Bakers curato da Ambra Medda con l’allestimento della neozelandese Katie Lockhart: il focus è il pasto come momento di condivisione e scoperta, e la selezione di Dossofiorito va dalla caraffa Balena all’installazione Epiphytes. Loro stessi ci raccontano di più.
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L’installazione Epiphytes nel ristorante Marta

Maria Cristina Didero: Qual è la vostra storia? Come avete iniziato e dove volete andare?

Dossofiorito: Siamo una coppia anche nella vita e, quando Livia si è trasferita a Verona, abbiamo deciso di prendere insieme uno spazio dove ognuno potesse lavorare ai propri progetti. Il nostro laboratorio è in una piccola ex officina nella zona industriale storica della città. Invece il nome Dossofiorito è stato preso da una vecchia insegna al neon che Gianluca aveva trovato in discarica anni prima e che ci sembrava molto poetico. Ma non avremmo mai pensato di lavorare insieme! Abbiamo un approccio progettuale molto diverso: Gianluca ha sempre le idee chiare, è molto tecnico e analizza a fondo i materiali e le loro qualità performative; Livia ama perdersi, investigare ed esplorare, prima di arrivare a un’idea chiara della direzione da prendere. Lavorando fianco a fianco ci siamo resi conto di quanto i nostri progetti individuali fossero arricchiti dai consigli reciproci e dalla diverse prospettive che avevamo sui vari lavori. Il nostro primo oggetto insieme, la lampada Lightscape, è stata quasi una scommessa e con questo abbiamo capito che le nostre diversità ci rendevano complementari, che insieme potevamo arrivare ad esiti progettuali più interessanti e completi. Da quel momento in poi i progetti a quattro mani sono diventati il nostro impegno principale. In questi anni abbiamo lavorato in diversi ambiti, costruito rapporti forti di collaborazione con gli artigiani e qualche mese fa abbiamo lanciato Batches la nostra linea autoprodotta.

Dossofiorito
A sinistra: Pia e Lino, due cucù da bottiglia. A destra: la caraffa Balena

Maria Cristina Didero: Il futuro?

Dossofiorito: In futuro, intendiamo continuare a lavorare ad ambiziosi progetti indipendenti, affiancandoli a lavori commissionati. Da poco stiamo iniziando a collaborare con delle aziende e quindi per noi si aprono delle prospettive nuove e diverse.

 

Maria Cristina Didero: Perché il design?

Dossofiorito: È un lavoro incredibilmente variegato, in cui il sapere e il saper fare vanno sempre di pari passo. Nella nostra quotidianità dobbiamo declinarci in artigiani, imprenditori, piccoli chimici, antropologi, giardinieri, comunicatori, ecc. A volte sentiamo un po’ il peso di dover rivestire così tanti ruoli diversi, ma amiamo questo lavoro e ci stimola a rimanere sempre con gli occhi aperti e connessi con vari mondi e modi di essere.

Maria Cristina Didero: Il vostro approccio a questa disciplina?

Dossofiorito: I nostri lavori nascono molto spesso da un coinvolgimento personale ed emotivo per evolvere poi in un oggetto fisico, realizzato sempre con ottimi materiali e con grande attenzione per i dettagli che raccontino una storia, una sensazione, un’idea a cui tutti possano relazionarsi.

Maria Cristina Didero: Avete un mentore, una persona che vi ha ispirato e/o che continua a farlo?

Dossofiorito: Sam Baron e Tomoko Azumi! La nostra amicizia è nata da incontri casuali ma sono diventati per noi un punto di riferimento e molto spesso ci capita di sentirli per avere dei consigli. Siamo sempre colpiti dalla loro disponibilità e generosità.

Maria Cristina Didero: Cosa sognavate di diventare da bambini?

Dossofiorito: Livia vorrebbe fare la performer, come sua sorella. È attratta dai suoi viaggi e dagli incontri in giro per il mondo oltre all’essenzialità del suo lavoro, che è fatto principalmente del suo corpo, delle sue braccia e delle sue gambe – niente computer, niente attrezzi vari, prototipi... Gianluca vorrebbe costruire kayak di legno per coltivare, anche a distanza, una relazione con l’acqua.

Maria Cristina Didero: Buone letture?

Dossofiorito: Tra i libri di sicuro non possono mancare Kurt Vonnegut con Mattatoio N.5 e Galapagos, Calvino con Il Barone Rampante e Se una notte d’inverno un viaggiatore oppure il Bestiario di Borges e o Georges Perec con Specie di spazi.

Maria Cristina Didero: Cinema, musica, cibo preferito – in tema con il progetto a cui partecipate durante questo Salone

Dossofiorito: Livia ama molto i documentari. Tra i suoi preferiti c’è la serie UP, che ha seguito per 50 anni le tappe più importanti della vita di 14 individui inglesi di diverse estrazioni sociali. Gianluca sa a memoria tutte le battute dei vecchi film di Moretti. State attenti perché potrebbe coinvolgervi a riguardare con lui tutti gli spezzoni disponibili su youtube. Gianluca non sa dire di no a una buona birra. Livia consuma quantità smodate di cioccolata fondente. È vegetariana, ma non vegana, perché proprio non sa dire no a un uovo all’occhio di bue.

Maria Cristina Didero: Quanti progetti presentate al Ristorante Marta?

Dossofiorito: Per Airbnb realizzeremo un’installazione con i nostri vasi Epiphytes per creare all’interno del ristorante Marta un piccolo angolo di foresta sospesa. Porteremo anche due progetti legati alla tavola e alla gestualità del versare e servire da bere: la capiente caraffa dondolante Balena, e Pia e Lino, due cucù da bottiglia che ci permetteranno di servirvi un buon bicchiere di vino in maniera performativa e sonora. È un progetto che abbiamo realizzato in esclusiva per la cantina pugliese Ognissole e che verrà presentato per la prima volta proprio in occasione dell’evento di Airbnb a Milano.

 

Maria Cristina Didero: Qual è il concetto alla base di Epiphytes?

Dossofiorito: La scintilla è stata la visita, alcuni anni fa, all’orto botanico di Leiden, in Olanda. Siamo rimasti affascinati dalle numerose orchidee che non erano coltivate in vaso, ma crescevano a testa in giù sui rami di un grosso albero. Incuriositi, abbiamo iniziato a fare delle ricerche sulle piante epifite – che in natura non crescono nel terreno, ma sui rami di altri alberi – e che comprendono oltre a molte orchidee anche alcune felci e cactus. Con i vasi in ceramica Epiphytes proponiamo una coltivazione domestica, ma allo stesso tempo selvatica di queste piante. Abbiamo presentato il progetto in anteprima l’anno scorso al Salone Satellite, ma durante l’anno abbiamo lavorato alla messa a punto dei materiali e della produzione dei pezzi: finalmente ora siamo giunti alla versione definitiva del progetto.

Maria Cristina Didero: Perché il nome Balena?

Dossofiorito: Come si fa a rendere leggero un pesante contenitore pieno d’acqua? È ragionando su questi opposti che abbiamo messo a punto la caraffa Balena. Quando è sospesa sulla sua base in marmo, Balena oscilla facilmente consentendo di versare da bere in maniera facile e senza alcuno sforzo.

© riproduzione riservata


Dossofiorito
Ristorante Marta, via Matteo Bandello 14, Milano

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