Elena Baturina: Be Open

A Basilea, il centro d'interesse del nuovo think tank Be Open sono state le scuole, seconda ricognizione dopo il Salone di un'iniziativa intesa a promuovere il pensiero progettuale creativo.

Dopo una prima tappa all'interno del circuito del Fuorisalone di Milano, Be Open è approdato a Basilea a Design Miami dove ha lanciato Be Open Inside the Academy, un programma che seleziona e mette in mostra gli approcci educativi più interessanti. Sei tra le migliori scuole di design europee—Le Cambre – Belgio, École Cantonale d'Art de Lausanne (ECAL) – Svizzera, Hochschule Basel – Svizzera, Konstfack, Stockholm – Svezia, Sandberg Institute Amsterdam – Olanda, Glasgow School of Art, UK—hanno presento i progetti di design innovativi realizzati dagli studenti, dieci in tutto, due per istituto. A vincere è il Primo premio—che consiste nell'opportunità di organizzare e ospitare un gruppo di docenti per perfezionare i propri corsi—è stato il Sandberg Institute di Amsterdam. diretto da Jurgen Bey. Dietro alla creazione di Be Open c'è un gruppo di esperti internazionali, capeggiati dall'imprenditrice russa Elena Baturina, che ci racconta le dinamiche e le premesse culturali da cui è nata questa iniziativa.

Loredana Mascheroni: Come funziona la struttura organizzativa di Be Open? Chi sono le persone coinvolte in questo centro di ricerca?
Elena Baturina: Abbiamo messo insieme i membri del centro di ricerca viaggiando per il mondo con le trasferte di Be Open. L'idea è di avere una rappresentanza il più possibile internazionale in modo da ottenere una vera fecondazione incrociata di idee da portare avanti. I nostri relatori, moderatori e consulenti diventeranno parte del club Be Open, così che possiamo man mano e usare le loro specializzazioni nella maniera più adeguata.

Quali sono state le ragioni o le esigenze principali che vi hanno spinto a fondare Be Open, e quali sono i punti più importanti del vostro programma?
Abbiamo varato Be Open nello scenario della turbolenza economica e politica mondiale, in un periodo in cui c'era un bisogno cruciale di rigenerazione intellettuale a lungo termine, di idee innovative. È in momenti come questi che storicamente una società si trasforma in comunità creativa in cerca di soluzioni. Ed è proprio quel che facciamo con Be Open. Al centro di Be Open c'è una serie di convegni mondiali che mirano a creare un dibattito internazionale e ad agire da catalizzatore e da base per suscitare idee nuove. Girando per il mondo, il progetto raggiungerà ascoltatori locali a livello globale. Accanto alle conferenze organizziamo anche concorsi, mostre, corsi di perfezionamento, manifestazioni culturali e artistiche, tutte concepite per contribuire a individuare il pensiero originale e a renderlo disponibile.

Qui sopra: veduta generale dell'installazione di Be Open Inside the Academy con, in primo piano, Ar Vag di Thibault Penven (ECAL/ Ecole cantonale d’art de Lausanne). <br>In apertura: Frederik Delbart, lampade The Syblings Desk and Wall (Ecole nationale supérieure des arts visuels of La Cambre)
Qui sopra: veduta generale dell'installazione di Be Open Inside the Academy con, in primo piano, Ar Vag di Thibault Penven (ECAL/ Ecole cantonale d’art de Lausanne).
In apertura: Frederik Delbart, lampade The Syblings Desk and Wall (Ecole nationale supérieure des arts visuels of La Cambre)
Qual è la situazione delle attività creative in Russia, in raffronto con quelle di altri paesi?
Credo che ci sia un gran numero di creativi russi di talento che non hanno la possibilità di proseguire gli studi o di mettere alla prova le loro idee sulla scena internazionale. È uno dei miei obiettivi fondamentali con Be Open: mettere a disposizione di questi straordinari intellettuali e di questi straordinari creativi un palcoscenico mondiale.

Il debutto di Be Open ha coinciso con la mostra Verge, dedicata al linguaggio del progetto nell'arte. Quali sono gli sviluppi più recenti di questo tema?
Credo che gli artisti di Verge rappresentino un punto di vista che sta diffondendosi a poco a poco in tutto il mondo. Oggi c'è interesse per la funzionalità o la disfunzionalità di un oggetto e questi artisti hanno approfondito questo concetto e sperimentato le sue possibilità. Sono opere di grande forza, che fanno pensare, ed è stato interessante vedere le reazioni che hanno provocato a Milano.
Veduta dell'installazione di Be Open Inside the Academy, a Design Miami, Basilea
Veduta dell'installazione di Be Open Inside the Academy, a Design Miami, Basilea
Quali sono le idee più interessanti venute alla luce al convegno tenuto durante il Salone del Mobile di Milano? Ne ha tratto qualche indicazione per iniziative future cui le piacerebbe lavorare?
Da quella prima manifestazione sono nate tante idee interessanti, dal progetto di sostenibilità partecipata condotto da Claire Brass del Royal College of Art ai sistemi di trasporto futuristici del presidente di Astra Rossa Vladimir Pirozhkov, alle fresche idee degli studenti che hanno partecipato al concorso Create the Future Now! La vincitrice Alexandra Ginevra ora sarà in grado di sviluppare in Russia la sua idea di azienda vinicola, che non solo realizzerà uno straordinario prodotto per il consumo nazionale e internazionale, ma darà anche una dimensione nuova all'industria turistica russa.
Farvash Razavi, progetti per Scale of Existence (Konstfack, Stockholm – Svezia, Experience Design Group)
Farvash Razavi, progetti per Scale of Existence (Konstfack, Stockholm – Svezia, Experience Design Group)
Come avete strutturato la nuova iniziativa di Be Open Inside Academy?
Be Open ha instaurato una collaborazione con Design Miami/Basel di Basilea invitando alcuni selezionate scuole europee di primo piano a presentare progetti innovativi concepiti dai migliori studenti attualmente o recentemente iscritti. Una giuria internazionale di riconosciuti esperti di design ha esaminato gli elaborati di Be Open Inside the Academy Installation, e il premio per l'istituto vincitore consiste nello scegliere e ospitare un gruppo di docenti di primo piano per perfezionare i propri corsi. Nel corso del Salone si è svolto anche un convegno, Be Open Inside the Academy Talk, nel corso del quale Ron Arad e Daniel Charmy hanno analizzato i modi in cui i designer in formazione possono essere indirizzati per affrontare i bisogni del mondo di domani.
Da sinistra: Quentin Gervaise, Geometry Learning (Ecole nationale supérieure des arts visuels of La Cambre); Mathieu Rohrer, Venise (ECAL/ Ecole cantonale d’art de Lausanne)
Da sinistra: Quentin Gervaise, Geometry Learning (Ecole nationale supérieure des arts visuels of La Cambre); Mathieu Rohrer, Venise (ECAL/ Ecole cantonale d’art de Lausanne)
Quali sono le caratteristiche delle scuole prescelte che ti hanno colpito di più? Quali i punti forti del loro programma di formazione?
Le scuole che abbiamo scelto hanno in comune, nei loro obiettivi, il fatto di non limitarsi a seguire il consueto curriculum accademico, ma di assistere gli studenti aiutandoli a posare il piede sul primo gradino della scala della carriera di designer. È una qualità fondamentale del pensiero di Be Open. Non vogliamo offrire agli studenti solo borse di studio e premi: vogliamo aiutarli a sviluppare i loro studi fornendo alla loro formazione degli insegnanti che siano punti di riferimento, oppure dando loro la possibilità di studiare in centri d'eccellenza in tutto il mondo. Anche il nostro Be Open Club diventa un circolo di formazione per gli studenti che partecipano ai nostri progetti, ed è una cosa vitale per la loro affermazione internazionale.
Da sinistra: Farvash Razavi, lampada per Scale of Existence (Konstfack, Stockholm – Svezia, Experience Design Group); Thibault Penven, Ar Vag (ECAL/ Ecole cantonale d’art de Lausanne), foto  ECAL/Nicolas Genta
Da sinistra: Farvash Razavi, lampada per Scale of Existence (Konstfack, Stockholm – Svezia, Experience Design Group); Thibault Penven, Ar Vag (ECAL/ Ecole cantonale d’art de Lausanne), foto ECAL/Nicolas Genta
La vostra è un'iniziativa privata che in qualche modo va a colmare una lacuna delle iniziative pubbliche, a favore dei vostri artisti e dei vostri designer. Pensi che sia solo questione di disporre di fondi per aiutare i giovani oppure anche di possedere un forte spirito di iniziativa?
Credo che le mie risposte sulla formazione personalizzata soddisfino anche questa domanda. Non ci si può limitare a mettere dei soldi nell'impresa. Per dar vita a nuove idee bisogna far nascere un solido meccanismo d'infrastruttura, di sostegno e di assistenza continua.
BenPawle, Transformation Game (Glasgow Fine Art School, UK)
BenPawle, Transformation Game (Glasgow Fine Art School, UK)

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