Cazú Zegers: territori poetici

Botta e risposta tra il direttore del MAXXI Architettura e l'architetto cileno Cazú Zegers, che stasera a Roma racconterà la sua architettura, fondata sugli elementi naturali del paesaggio sudamericano.

Cazú Zegers, architetto cileno, ha al suo attivo numerosi progetti e molte opere realizzate nel continente sudamericano. Dalla sua formazione presso la Pontificia Università Cattolica di Valparaiso (Cile), alle esperienze di studio e lavoro a New York, frequentando la Parsons School of Desig al Gruppo A.I.R.A, da lei fondato nel 1997 derivano i temi del suo lavoro: l'interesse per la ricerca di forme architettoniche generate dal rapporto tra poesia e architettura con una grande attenzione alle relazioni tra modi di vita, paesaggio, materia e costruzione. Tra le sue realizzazioni ricordiamo l'Hotel del Viento in Patagonia, la Chiesa dello Spirito Santo a Puente Alto, la Casa del Fuoco e la casa nella Cala con cui ha vinto la Biennale di Architettura di Buenos Aires nel 1993.

Margherita Guccione: il nome del tuo gruppo di progettazione A.I.R.A è la sigla delle parole Arte, Immaginazione, Rigore e Amore che sta a indicare i principi della vostra architettura. Quali pensi siano i valori principali della tua progettazione? E nel tuo percorso quanto sei stata influenzata dall'idea di ciudad abierta ideata e promossa dall'Associazione Amereida, nata proprio nella tua Università di Valparaiso?
Cazú Zegers: le due domande sono complementari perché la mia architettura nasce e si basa sulla proposta di Amereida, nata attorno all'idea che Cristoforo Colombo, durante il tragitto verso le Indie, vide il continente americano, che gli "apparve" come un dono. Da qui Amereida considera il popolo sudamericano imitatore della tradizione europea e sottolinea pertanto la necessità di creare una distinta identità culturale e costruire quindi in questo nuovo territorio un linguaggio di forme che non sia più frutto dell'imitazione. La mia architettura si basa sul rapporto tra poesia e territorio sudamericano e vuole definire un linguaggio proprio. Da ciò deriva per esempio il titolo del libro che raccoglie le mie opere pubblicato dalla ARQ si chiama Prototipi del territorio. A.I.R.A nasce dall'idea di un metodo di lavoro di architettura collettivo, e dalla figura di un architetto che sia anche capo mastro e con il quale s'istauri un "dialogo creativo" da cui trae origine la forma. Questo modo di lavorare finisce con la partenza del direttore del laboratorio Francisco García Huidobro e con la conclusione della costruzione della mia casa Soplo (soffio) che in un certo senso ha rappresentato la costruzione di me stessa, del mio essere. Oggi sto sviluppando una nuova forma di lavoro artistico-architettonico che ho denominato "il laboratorio invisibile", richiamando con questo nome l'invisibilità delle donne artiste nel territorio cileno. È un nuovo vuoto nel quale creare, come il Bianco su bianco di Malevic.

In apertura: Cazú Zegers: Chiesa Espiritu Santo, Santiago del Cile. Qui sopra: Cazú Zegers: Hotel del Viento, Patagonia australe, XII regione
In apertura: Cazú Zegers: Chiesa Espiritu Santo, Santiago del Cile. Qui sopra: Cazú Zegers: Hotel del Viento, Patagonia australe, XII regione
La tua progettazione si realizza su scale eterogenee e differenti per tipologia e dimensione, dalle abitazioni private ai grandi alberghi e ai luoghi sacri. Questa eterogeneità rispecchia probabilmente anche i differenti paesaggi e territori del Cile, dalle distese sull'oceano pacifico alle zone montuose, alle vallate. In particolare penso all'Hotel del Vento che poeticamente si adagia tra la terra e il cielo e mette a confronto la linea lontana dell'orizzonte con la scala umana. Nel confrontarsi con un territorio così vasto e così forte quali sono le suggestioni e quali le difficoltà?
Sia le difficoltà sia gli spunti nascono dal medesimo territorio. Da un lato vi è il suggerimento offerto dalla parola poetica che determina la forma e che proviene dagli elementi naturali che sono presenti nei luoghi con cui ci confrontiamo; ad esempio, nel caso dell'hotel, la parole poetica ha detto: Vento, Hotel del Vento, è il vento intenso che determina la topografia del luogo e del paesaggio. L'hotel prese tale forma dal territorio circostante, per unirsi al paesaggio, entrando a farne parte senza demistificarlo. La difficoltà è sempre rappresentata dal controllo della scala nel territorio, vale a dire dal come fare per non entrare in competizione con la bellezza naturale del posto e allo stesso tempo riuscire a non venire assorbito dal paesaggio. L'altra difficoltà è costituita da questioni più remote, quali per esempio i budget che non lasciano mai margine di manovra. La tesi che guida il mio lavoro in Cile si basa sul fatto che per un Paese tellurico e australe come questo, caratterizzato da un territorio in permanente attrito, colpito da terremoti ogni 10 anni, con vulcani, maremoti, alluvioni, terremoti bianchi, ecc., quindi di fronte a tale forza tanto bella quanto catastrofica, il nostro fare deve essere leggero e precario, ponendo un accento particolare sulla low tech, la bassa tecnologia e alta carica poetica.
Ho inventato un metodo che si chiama la tesi del territorio, ossia l'incontro tra la parola poetica e il territorio, frangente in cui si produce l'equivalenza tra il gesto e il segno, embrione di una nuova realizzazione. Tale equivalenza tra gesto e segno, citando Martin Heidegger, inaugura un "luogo" nello spazio. Lui lo chiama la Comarca, un territorio che, nominato, diviene paesaggio e luogo in cui si dispiega la vita e su cui si fonda la cultura di un popolo. Questo metodo mi permette di affrontare le diverse scale e tipologie di progetto, fungendo da filo conduttore. Anche oggi, mentre preparavo il mio intervento, mi sono resa conto che si tende a perseguire sempre un'idea portante. Nella mia produzione riconosco 3 fasi distinte:
1. Inizio come Cazú Zegers, prima del Laboratorio A.I.R.A, e mi dedico alle opere di Apertura, le quali inventano un linguaggio; fra queste vi è la casa Cala, che io considero la mia casa Tesi;
2. Laboratorio A.I.R.A, sviluppo la tesi del territorio;
3. Laboratorio Invisibile, la prima casa creata nel corso di questa nuova tappa è casa Esmeralda (smeraldo).
Cazú Zegers: Chiesa Espiritu Santo, Santiago del Cile
Cazú Zegers: Chiesa Espiritu Santo, Santiago del Cile
Tra i tuoi progetti vi sono molte abitazioni private e tra queste alcune si differenziano per un elemento naturale su cui porre l'attenzione come la casa del fuoco, la casa dell'acqua, la casa del silenzio, la casa luna e la casa Cala con cui sei stata premiata alla Biennale di Architettura di Buenos Aires nel 1993. In questa visione poetica ed attenta ai luoghi dell'abitare quanto è importante il confronto con il committente? E in che modo questo si traduce nella progettazione degli spazi domestici?
La figura del committente è fondamentale perché, come ti dicevo prima, "la casa è la costruzione dell'essere", la sua forma è allo stesso tempo la forma della famiglia che l'abiterà, quindi proprio per questo diviene un ingrediente di fondamentale importanza al momento della progettazione. L'architettura è un'arte che si sviluppa nello spazio, di conseguenza è tridimensionale. Ritengo che noi donne architetto lavoriamo in un campo di "n" dimensioni, in cui i sensi giocano un ruolo di indiscutibile importanza. L'opera diviene quindi il punto di congiunzione di molteplici relazioni che rispondono alle richieste del committente rielaborate in modo poetico e originale.
La mia architettura in legno riprende i modelli di costruzione in legno vernacolari e li trasforma in pezzi contemporanei mediante un processo tradizionale. Da ciò deriva la loro alta componente poetica.
Cazú Zegers: Chiesa Espiritu Santo, Santiago del Cile
Cazú Zegers: Chiesa Espiritu Santo, Santiago del Cile
Nel tuo progettare anche la scelta dei materiali e delle tecniche costruttive riflette il tuo sguardo e i differenti registri. Il legno è il materiale predominante – come nella casa Taller Cubo a Kawelluco e nella casa Cala a Lago Ranco – e le tecniche di messa in opera tradizionali dei falegnami cileni rendono questi spazi estremamente naturali e confortevoli. Ritieni che il confronto tra tradizione e linguaggio contemporaneo possa essere un dispositivo interessante e produttivo per l'immagine architettonica?
È proprio così. La mia architettura in legno riprende i modelli di costruzione in legno vernacolari e li trasforma in pezzi contemporanei mediante un processo tradizionale. Da ciò deriva la loro alta componente poetica. La casa Cala rappresenta la decostruzione di un galpón (capannone) in legno, ossia di un esempio delle grandi costruzioni in legno tipiche del sud del Cile, e così s'instaura il mio linguaggio. Per il lavoro in cemento vale lo stesso discorso, le forme curve ricorrenti nelle mie realizzazioni si ottengono mediante stampi fatti in forme molto artigianali.
Cazú Zegers: casa Soplo
Cazú Zegers: casa Soplo
Diversamente cosa ti porta a scegliere l'utilizzo del vetro e del cemento – come nella Chiesa dello Spirito Santo a Puente Alto o nella Casa Do a Los Vilos – utilizzando un linguaggio estremamente contemporaneo?
In generale uso il materiale presente sul posto. Il cemento impiegato a Los Vilos deriva dal fatto che si trattava di una casa che si ergeva di fronte al mare, quindi la manutenzione diveniva un tema non trascurabile in fase di progettazione. Nella Iglesia del Espíritu Santo la scelta del materiale quanto è derivata dal concetto di essenziale e vero. Il cemento è un materiale onesto che sono abituata a lavorare in un modo determinato, senza mai stuccarlo o rivestirlo. Se l'effetto è brutto nel contesto, lo bocciardo in modo da ottenere l'effetto della struttura in pietra. Il vetro è il materiale contemporaneo per eccellenza; costituisce per natura la "mancanza di limite" e trasforma gli edifici in strutture aeree, leggere e trasparenti. È esattamente questo ciò che m'interessa nell'architettura.
Cazú Zegers
Cazú Zegers
Parallelamente all'attività di progettazione hai sempre portato avanti l'insegnamento accademico, in particolare organizzando molti workshop e confronti con gli studenti. Dunque conosci le giovani generazioni di progettisti, in particolare cileni. Quali sono a tuo parere le principali caratteristiche, tendenze e aspetti innovativi che contraddistinguono la ricerca più giovane a avanzata degli architetti cileni? E, tra questi, hai in mente qualche nome in particolare?
Credo che sia il rapporto con il territorio, quindi con il potente paesaggio in cui tutti noi cileni siamo immersi, ciò che ci rende più aperti alla contemplazione e a quanto di poetico. Nella veste di professoressa, la mia preoccupazione principale è di trasmettere questo metodo di ricerca dell'originalità, di un linguaggio di forme proprio, l'importanza di non copiare le tendenze più in voga nei Paesi sviluppati. Ogni Paese ha le sue problematiche e l'architetto, che è il costruttore del mondo, deve essere in grado di sapervi rispondere. Anticipare ciò che verrà e riflettere per dare le risposte più adeguate, senza mai perdere il valore insito nei luoghi in cui si lavora. Ad esempio in Cile è forte il problema dei terremoti, che distruggono quel poco di patrimonio architettonico che abbiamo. Di conseguenza, un atteggiamento come quello di costruire in modo effimero quasi senza lasciare traccia, o ri-costruire, senza che la costruzione perda valore, o ancora rendere il paesaggio sonoro affinché conservi la memoria di ciò che è esistito un tempo è senza dubbio una strada percorribile. Bisogna comprendere che il nostro più grande patrimonio sono il territorio e i suoi paesaggi. Oggi più che mai, ora che al Cile preme svilupparsi e il nuovo auge minerario sta popolando il deserto. I giovani architetti devono lavorare in questi contesti. Come sposare arte e industria? Va bene che ci siano centrali idroelettriche, ma è fondamentale che sul tavolo del dialogo si siedano non solo ingegneri e imprenditori, bensì anche paesaggisti e architetti.
L'esperienza di YAP – Young Architects Program è un'iniziativa del MAXXI Architettura che inaugurerà la seconda edizione il prossimo 15 giugno con il progetto Unire/Unite. È promossa con il MoMA PS1 di New York e quest'anno per la prima volta dall'associazione cilena Constructo, che realizzerà un'installazione a Santiago nel dicembre 2012. Ci sono in Cile anche altre occasioni per fare emergere giovani progettisti e promuovere la sperimentazione e l'innovazione architettonica.
Sì, ci sono diversi concorsi di architettura per gli studenti organizzati da imprese cilene: Corma, che è un concorso che promuove la costruzione in legno e CAP, che fa lo stesso, ma con l'acciaio.
mercoledì 6 giugno, h. 17.30
Territori poetici
MAXXI
Foyer, Galleria 1, ingresso libero
via Guido Reni 4A, Roma

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