Toyo Ito: ricostruire dopo il disastro

Il celebre architetto nipponico svela i dettagli del suo progetto Home-for-All, che sarà presentato alla prossima Biennale di Architettura di Venezia.

Incontriamo Toyo Ito il prossimo curatore del Padiglione Giapponese alla 13ma Biennale di Architettura di Venezia. Ito presenterà ai Giardini il suo progetto Home-for-All, format leggero di architettura d'emergenza studiato per i senza tetto delle provincie afflitte dal grande terremoto e tsunami dello scorso anno. Il celebre architetto nipponico parla della speciale sensibilità e attenzione nel ri-costruire dopo una catastrofe della portata dell'11 marzo 2011 e quale sia il modo – se mai ce ne fosse uno – più appropriato e lieve per pensare e concepire una nuova casa a chi la propria l'ha perduta irrimediabilmente e in modo cosi violento e definitivo. È una sfida ambiziosa riuscire a creare un'architettura che possa far sentire a proprio agio coloro che non possono più circondarsi degli oggetti amati e della propria storia, perduti per sempre come accade dopo un disastro naturale di tale portata. Il progetto si basa sul costante dialogo dell'architetto — iniziato a maggio dell'anno scorso — con le popolazioni delle zone colpite dalla catastrofe: uno scambio fatto di incontri, tempo condiviso, domande e tanta ricerca per trovare dar corpo a progetti e visioni comuni; per poter soddisfarle questa esigenza Toyo Ito la interroga sulle proprie aspettative e il progetto finale ha tutti gli elementi di un lavoro collettivo. La costruzione di Home-for-All parte il 13 settembre del 2011 tra le case temporanee di Miyagino-ku, Sendai, nella prefettura di Miyagi e prosegue con successo fino a concludersi con una vera e propria cerimonia di groundbreaking un mese dopo, precisamente il 26 ottobre 2011. Un progetto durato oltre un anno con un tema dall'eccezionale drammaticità che Toyo Ito ha condiviso con il fotografo Noya Hatakeyama e gli architetti Sou Fujimoto, Kumiko Inui e Akihisa Hirata (e il gruppo KISYN) che hanno partecipato anche alla mostra al Toyo Ito Museum of Architecture (leggi TIMA) di Imabari, nella prefettura di Ehime, costituita da oltre 700 disegni di studenti delle scuole locali. Nel Sendai lo scorso autunno è stata costruita la prima Home-for-All: circa 40 metri quadrati in legno per poter dire nuovamente guardare al futuro.
Toyo Ito: Home for All
Toyo Ito: Home for All
Ricostruire nelle zone devastate da una straordinaria calamità non è solo un'impresa materiale e sociale, ma anche personale e psicologica: come affronti questo aspetto?
Più che assumere il ruolo dell'architetto che dà una risposta alle esigenze di chi vive nella zona colpita dal disastro, mi piace vedere le cose dal punto di vista delle vittime. Assumendo questa posizione ho riflettuto sia sulla prospettiva immediata di che cosa si potesse fare subito, sia su una visione di lungo periodo di un decennio. Alla prima opzione appartiene il tentativo di realizzare delle Home-for-All (dei luoghi collettivi di riunione) nelle zone del disastro raccogliendo finanziamenti insieme con gli altri quattro membri del KISYN no Kai (Riken Yamamoto, Hiroshi Naito, Kengo Kuma e Kazuyo Sejima). Quanto all'altro aspetto partecipo al progetto di ricostruzione di Kamaishi, nella provincia di Iwate, che ha una popolazione di circa 40.000 abitanti.
Toyo Ito: Home for All
Toyo Ito: Home for All
Qual è l'origine di Home-for-All?
La mediateca di Sendai è stata parzialmente danneggiata dal terremoto dell'11 marzo, subendo danni lievi come la caduta del soffitto dell'ultimo piano. Per gli abitanti di Sendai questa opera architettonica era un apprezzato salotto culturale da un decennio, da quando era stata inaugurata nel 2001. Anche in assenza di programmi specifici la gente si incontrava comunque in quel luogo per scambiare informazioni e interagire. Abbiamo lavorato a restauro della mediateca in modo che potesse riaprire le porte due mesi dopo il disastro. L'episodio mi ha fatto capire quanto un piccolo spazio come la mediateca di Sendai fosse importante per la gente, nelle zone colpite dal disastro, per riunirsi e comunicare. Di qui è partito il progetto di Home-for-All. Dato che ho ricoperto il ruolo di Commissario di Kumamoto Artpolis, un progetto promosso dall'amministrazione provinciale di Kumamoto, proprio questa istituzione locale è stata la prima a offrire un sostegno generoso. Home-for-All è stata realizzata alla fine di ottobre 2011 nella zona orientale di Sendai colpita dal terremoto.

Chi ha perduto la propria casa non riesce a farsi un'idea precisa di come dovrebbe essere la casa nuova. Queste persone capiscono solo che hanno perduto la loro. Dici di aver chiesto la loro opinione e di esserti informato sulle loro attese: che rapporti hai avuto con loro e che cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Per costruire la prima Home-for-All ho iniziato dal dialogo con chi risedeva nelle abitazioni provvisorie sul posto. Li ho incontrati varie volte, per conoscere le loro idee e che cosa pensavano mancasse nel loro attuale ambiente di vita. Poi ho compilato la proposta di un piccolo "spazio di vita comune" che rispondesse il più possibile alle loro richieste. Di solito in un normale progetto d'architettura c'è un rapporto particolare tra l'architetto e il committente/utente di un edificio a destinazione pubblica. Ma in questo caso io – l'architetto – e gli abitanti – i committenti – siamo diventati una cosa sola, e insieme ci siamo dedicati a costruire questa piccola casa. Di conseguenza la barriera tra l'architetto e il committente è stata eliminata. Studenti volontari, funzionari dell'amministrazione locale e chiunque fosse coinvolto hanno dato un contributo significativo alla realizzazione del progetto. Provo grande riconoscenza per aver vissuto questa esperienza.
Toyo Ito: Home for All
Toyo Ito: Home for All
Che differenza c'è tra la prospettiva di uno studente e quella di un architetto di grande esperienza in materia di ricostruzione dopo una catastrofe?
Fondamentalmente non c'è molta differenza. Tuttavia dal terremoto sono ormai passati nove mesi e il grande sforzo di volontà del dopo terremoto si è gradualmente acquietato. Credo che ora sia il momento che studenti d'architettura e architetti ripensino alle loro idee sull'architettura.

Ci puoi raccontare la tua proposta progettuale per la città di Kamaishi.
Kamaishi ha organizzato il Fukkou Project Kaigi, il "comitato per il progetto di ricostruzione", composto da una rappresentanza dei cittadini, da esperti di urbanistica (esperti di ingegneria civile), da funzionari dell'amministrazione locale e da me come architetto. Il progetto di ricostruzione è in corso di elaborazione tramite una serie di laboratori e di riunioni. Di solito in Giappone, in casi come questi, la direzione del processo di progettazione spetta agli esperti di ingegneria civile e non si dà che all'architetto venga chiesto di elaborare il piano regolatore. E tuttavia se noi fossimo stati esclusi dal processo di ricostruzione i progetti avrebbero mancato di umanità e avrebbero avuto un'ispirazione ingegneristica. Come architetto mi sono sforzato di dare ascolto il più possibile alla voce dei cittadini e di integrare nel progetto le loro idee.
Toyo Ito: Home for All
Toyo Ito: Home for All
Che cosa intendi dire quando affermi di voler realizzare un'architettura che "risponda alle attese delle persone"?
Parlando con gli abitanti delle zone colpite dal disastro ho capito che, per quanto fossero costretti a vivere in condizioni di estremo disagio, erano disposti a impegnarsi nella rinascita della loro città, così come la sognavano, con tutte le loro forze. Come dicevo rispondendo alla domanda precedente il progetto di ricostruzione elaborato dall'amministrazione locale, se non riflette le idee dei cittadini, rimane privo di umanità. Di fronte a questa constatazione per me è naturale pensare che è indispensabile integrare le loro aspettative nel mio progetto.

Quali sono le attese di chi è costretto a vivere in un'architettura provvisoria? In altre parole come viene vissuta un'abitazione "provvisoria" per definizione?
Gli abitanti della zona colpita dal disastro prima hanno vissuto in centri di emergenza come le palestre e poi sono stati trasferiti in appositi alloggi provvisori. Tuttavia, in occasione di una mia visita a un centro di emergenza, un anziano mi disse: "Preferiamo vivere nel centro d'emergenza che in un'abitazione provvisoria. Io voglio restare al centro d'emergenza". La ragione è che al centro di emergenza la comunità si mantiene unita, mentre nelle abitazioni provvisorie viene separata. Attualmente, anche se a ogni famiglia viene offerto un appartamento provvisorio, non è previsto alcuno spazio comune dove la gente possa riunirsi. Le condizioni di vita nelle abitazioni provvisorie sono squallide e vuote. Gli abitanti vogliono qualcosa che tenga vivi i rapporti consueti, un universo intimo che dia loro le sensazioni della casa in cui hanno vissuto per tanto tempo.
Toyo Ito: Home for All
Toyo Ito: Home for All
Credi che l'architettura abbia la capacità di superare i problemi emotivi?
Superare i problemi emotivi è esattamente quello che dobbiamo fare. Quando è stata realizzata la prima Home-for-All le vittime del disastro hanno iniziato a utilizzarla sempre più come punto d'incontro, e mi pare che il loro animo abbia a poco a poco iniziato a rasserenarsi.

Quali sono state le reazioni del pubblico dopo il 25 ottobre, data del completamento e dell'inaugurazione della prima Home-for-All?
Gli abitanti, quando la prima Home-for-All è stata realizzata, sono stati più felici di quanto non pensassimo. Ci si riuniscono ogni giorno per discutere del loro futuro davanti a una tazza di tè o a un sake. Il giorno dell'inaugurazione piangevano e ci stringevano la mano per esprimere la loro gratitudine.

Toyo Ito: Home for All
Toyo Ito: Home for All
Di chi è stata l'idea di lanciare il concorso per la Home-for-All?
A prescindere dalla realizzazione effettiva, volevo che tutto il mondo mandasse idee per la Home-for-All agli abitanti delle aree colpite. Perciò ho chiesto ad architetti e studenti di proporci dei disegni. In particolare i disegni degli scolari delle elementari sono stupendi. I bambini spesso hanno ritratto la gente nel centro, da cui si estendono all'architettura e alla città.

E quindi "che cos'è oggi l'architettura"?
Architettura è creare un luogo d'incontro per i sentimenti delle persone.

Una parola sull'impegno sociale dell'architettura.
L'architettura contemporanea è diventata uno strumento per dare un'immagine al capitale dell'economia globale. È ora di liberarci dall'uso strumentale dell'architettura e, come ho già detto, è il momento di ripensare a che cosa l'architettura dovrebbe essere.
Toyo Ito: Home for All
Toyo Ito: Home for All
Ci sono risposte che si danno istintivamente e altre su cui è necessario riflettere con maggiore attenzione. È interessante che sia passato un anno e che tu abbia avuto la possibilità di riflettere sul progetto nel suo complesso. Qual è stata l'evoluzione del progetto durante questo periodo?
Per il padiglione del Giappone alla Mostra internazionale della 13ma Biennale Architettura di Venezia il dibattito con gli espositori è già iniziato. Come il processo si svilupperà non si sa ancora. Ed è la ragione per cui mi aspetto molto. Non so se nascerà qualcosa di stupendo o se invece finirà in niente. Per me l'emozione più forte è andare avanti in un percorso imprevedibile.
Toyo Ito: Home for All
Toyo Ito: Home for All

Articoli più recenti

Altri articoli di Domus

China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram