Cos’è successo a domusforum 2023

Il 30 novembre, negli spazi di Adi Design Museum a Milano, si è svolta la conferenza annuale ospitata da Domus sul futuro delle città.

domusforum 2023

Un dialogo tra il mondo del progetto, rappresentato dall’architettura e dal design, con quello delle scienze sociali, per guardare ad un futuro urbano più equo e sostenibile. È questa la missione che Domus ancora una volta promuove per la sesta edizione del domusforum, l’evento che quest’anno si è svolta esclusivamente in veste fisica in una nuova location di grande significato: l’Adi Design Museum di Milano, nato attorno alla Collezione storica del Premio Compasso d’Oro.

Walter Mariotti: "Quale capitalismo lasceremo ai nostri nipoti?"

Quale città lasceremo ai nostri figli? Ma soprattutto, quale capitalismo lasceremo ai nostri nipoti?
Apre i lavori con questa domanda Walter Mariotti, direttore editoriale Domus.

Nella crisi delle grandi città globali, che del capitalismo restano rappresentazione plastica, metterne in discussione gli spazi, significa mettere in discussione il modello economico e civile di cui questi rappresentano il sistema nervoso. Un esercizio che può venirci incontro è la tradizione di Domus, che dal 1928 fa della critica il proprio metodo.
John Maynard Keynes in una sua lecture proprio del 1928 aveva ipotizzato che nel lungo periodo l’umanità sarebbe stata destinata a risolvere tutti i problemi di carattere economico e sfruttare la libertà dalle pressioni economiche, con un accorgimento: “I grandi investitori, quelli che sanno sempre come fare soldi, possono portarci con loro nel regno dell’abbondanza. Ma di questa abbondanza godrà solo chi riuscirà a coltivare l’arte della vita, perfezionandola senza vendersi”.

La Quarta rivoluzione, a questo punto, ovvero l’evoluzione della globalizzazione che è iniziata negli ultimi anni, richiederà sempre più un controllo globale, continua Mariotti, “per gestire la disoccupazione, gli squilibri, la tutela dell’ambiente e dell’umanità che non si possono già più accantonare in nome di una superiore ragione economica. Per questo il capitalismo e le città che stanno nascendo dalla pandemia sono già molto diversi da quelli che l’hanno preceduta. E avrà nella cultura di una nuova priorità di valori e di nuove esperienze il proprio asse, perché ‘il canto, si sa non è per tutti, ma solo chi canta riuscirà a sopportare la vita’”.

Luciano Galimberti: "L'immagine riformista di un futuro sempre in movimento"

Anche per Luciano Galimberti, presidente ADI Design Museum, il sistema economico liberista ha segnato dei problemi, oggi “dove passano le merci passano i carri armati”: è uno scenario di nazioni chiuse dove però oltre la metà della popolazione mondiale vive nelle città. Il sogno moderno e ideologico attraverso cui plasmarle ha fallito, come ha poi fallito il disimpegno postmoderno: cosa resta? L’immagine riformista di un futuro sempre in movimento, dove avere capacità d’ascolto e capacità di progetto. I progettisti non devono abdicare al loro ruolo, e immaginare di essere un po’ meglio di quel che siamo.

Steven Holl, guest editor Domus 2023: un anno con Domus

“I 5 numeri di Domus, orchestrati dal macro al micro, sono una sorta di manifesto di come l’architettura e la progettazione urbana dovrebbero lavorare oggi”, afferma Steven Holl, Guest Editor di Domus 2023.

Dall'oceanico, l'idea che la Terra debba essere preservata, alle questioni di percezione, di come vivere il nostro ambiente, la riflessione ha abbracciato le città e le loro differenze; poi il pensiero stocastico, la sintesi delle arti, l'apertura all'imprevedibile, l'abbraccio dell'incertezza, cuore del processo creativo. Il quinto numero ha abbracciato il regno aptico, il regno del materiale e del dettaglio, il regno in cui l'architettura parla davvero a ogni individuo: quando arriviamo all'esperienza dello spazio, del design, dell'architettura, il dettaglio, il materiale, il modo in cui le cose sono messe insieme sono davvero fondamentali.

Dobbiamo organizzarci per un futuro in cui le dimensioni stesse del pianeta stanno cambiando, ma non senza senso dell'umorismo, e la speranza è di prendere questi cinque argomenti e condensarli in un piccolo libro in futuro.

Mario Cucinella: "L’arte rigenera la vita"

Chi progetta le città del futuro ha la responsabilità di pensarle non solo da un punto di vista urbanistico ma soprattutto sociale, riprende l’architetto Mario Cucinella, curatore del padiglione Italia per Expo Osaka 2025, ed è questo il concept curatoriale che il padiglione promuoverà: “l’arte rigenera la vita”.

Un messaggio che ci arriva dalle città del Rinascimento, Urbino, Pienza, Palmanova, e atterra nelle visioni di tante città contemporanee, passando per i sogni delle città operaie dove poter vivere e lavorare, o le città di fondazione moderne, Chandigarh ma anche Gibellina e la Martella di Matera: visioni che il tempo consolida nello spirito delle comunità che le abitano. La città ideale che abbiamo in mente oggi, infatti, è quella di cui dobbiamo prenderci cura, è vivere insieme anche in città anacronistiche, afflitte oggi da povertà edilizia, dove sostenibilità e spazio pubblico hanno un ruolo cruciale, cercando una matrice che ne permetta la progettazione.

Pubblico, privato e terzo settore alla prova della rigenerazione urbana.

Massimo Valz-Gris modera Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioni, Università Statale di Milano; Andrea Chiesi, Director and Head of Special Projects, Chiesi Group; Sergio Urbani, direttore generale Fondazione Cariplo.

Andrea Chiesi, direttore progetti speciali del gruppo Chiesi apre una tavola rotonda a partire dal ruolo urbano del sito storico del gruppo a Parma, ora che lo stabilimento è migrato fuori città: una posizione centrale e di grande complessità sociale, un quartiere col quale Chiesi ha aperto un rapporto di cura.
È dall’interesse per queste pratiche che Maurizio Ambrosini, docente di sociologia delle migrazioni alle Università di Milano e di Nizza, parte per analizzare l’Italia di oggi: no un paese “invaso” come alcuni lo descrivono, ma un paese con difficoltà di metabolizzazione di un fenomeno globale come le migrazioni, che porta forti concentrazioni urbane dal carattere multiproblematico. La povertà prima di tutto, la mancanza di riconoscimento. Spesso politiche pubbliche di buone intenzioni hanno dato esiti rovinosi – le banlieues francesi o belghe – altrove invece si chiude un occhio sulle difficoltà, altrove ancora là dove si aprono degli spazi l’immigrazione subentra.
All’idea della rigenerazione si è arrivati infatti attraverso il tema della casa, riprende Sergio Urbani, direttore generale di Fondazione Cariplo: nei progetti di rigenerazione di Fondazione è poi stata la cultura a costruire con l’abitare il fondamento generativo di nuove comunità, pur nelle difficoltà, e nel rischio di trasformare nuclei di rigenerazione in nuclei di gentrificazione (interrogativo tuttora aperto).
È qui che Chiesi riprende: è proprio sull’asse della cultura che il progetto di rigenerazione per Parma si è mosso, e sullo sviluppo di un centro per l’open innovation aperto anche ad altre aziende motivate ad orientarsi ad un futuro sostenibile, in un’ottica di apertura.

Mario Vattani, ex ambasciatore italiano a Singapore e commissario del padiglione Italia ad Expo Osaka 2025, intervenuto per un saluto fuori programma e un invito all’evento che ci aspetta a breve.

Posando lo sguardo su storie come queste, il pur controverso termine integrazione rimane il meno peggiore, dice Ambrosini: assimilazione si usava negli stati uniti dagli anni 60, improntato ad un’idea di conformità culturale. Siamo diventati più prudenti, parlando di processo biunivoco, ma persino quello non si è davvero avuto. Meglio parlare di accettazione, a partire da un’inteRazione, dialogo paritario – ancora poco se non c’è un tetto sopra la testa – e di volontà individuale a interagire e partecipare alla società urbana, e gli spazi collettivi progettati la devono incentivare, in un contesto dove quelli ancora visti come margini della società stano mostrando attivismo e andando a costituire una nuova classe media. Ugualmente devono produrre incentivi le istituzioni come le fondazioni, fa eco Urbani, come enzimi che attivano e garantiscono processi, in alleanza vera con il settore privato basata sulla progettualità, non solo sulla fornitura di servizi.

L’automobile come casa e segno nella città

La nuova linea di visione di Lancia è un design elegante ma anche puro e radicale: interni di un’auto pensati come quelli di una casa, uno statement che si radica nella peculiarità dell’approccio italiano alla casa. Le città sono modificate dall’auto, e l’auto è modificata dalla città, propone Walter Mariotti a Paolo Loiotile, Head of Lancia Product: come ci si interfaccia con questa prospettiva nel ridefinire un brand? Lancia ha sempre avuto i concept estetici dalla vocazione più architettonica, risponde Loiotile, e in questa vocazione si rimane – viene evocato Carlo Scarpa – ripensando poi il tema della luce, pensata come sistema di segni grafici e di design molto chiari.
Le automobili, poi, con le nuove generazioni diventano sempre più condivise, innestate in una mobilità sempre più eterogenea. Coi modelli in arrivo, oltretutto, Lancia in specifico ha abbracciato la transizione elettrica che ci attende entro il 2035.

Toshiko Mori, guest editor Domus 2023 - Temporal

In un mondo in costante mutamento, spiega Toshiko Mori, Guest Editor 2023 di Domus, l’idea di temporalità suggerisce che, invece di concentrarci su spazi e oggetti, dovremmo rivolgere la nostra attenzione al tempo come componente essenziale che fa funzionare le nostre vite nelle città, siamo sempre in movimento con il tempo. Invece di concentrarci sulle forme, sulle sagome e sui contorni, perché non passare ai movimenti, agli eventi e ai processi? Pensare in modo temporaneo può indirizzare soluzioni dirette a condizioni critiche o altre volte diventare una strategia di pianificazione, in un mondo in cui il numero di rifugiati a livello globale è salito a 35,5 milioni nel 2020, con un aumento di quasi 8 milioni per l’anno precedente, ancora oggi in crescita esponenziale a causa dei conflitti in Ucraina, Israele e Palestina e altrove nel mondo.
Anche se in stati e forme diverse, l’idea di un tempo continuo fa funzionare il nostro mondo fisico nella nostra breve vita, guardando al design in un modo che è disponibile al cambiamento.

Javier Arpa Fernàndez, urbanista, TU Delft, MVRDV - Research, communicate, act!

Come comunichiamo, come trasferiamo tutta la ricerca che facciamo in accademia a pubblici diversi? Quali domande trasferiamo? si chiede l’urbanista Javier Arpa Fernàndez, docente alla TU Delft e associato allo studio MVRDV, le rovine contemporanee di città non finite ci raccontano che il capitalismo è andato troppo in là e noi progettisti, noi umani siamo stati parte di questo. A Domus abbiamo portato in evidenza che anche geopolitica, estrazione e clima sono questioni di design: everything is urbanism. Una chiamata a tutti i visionari è quello su cui ci impegniamo, per dare strumenti di trasformazione concreti e realistici.

Carlos Moreno, urbanist, Paris1 Sorbonne University - 15-minute city

Dopo una ricerca iniziata nel 2010, la prossimità felice, la città dei 15 minuti è diventata un movimento globale con molte implementazioni diverse, dice il suo primo teorico, l’urbanista Carlos Moreno: il punto strategico è progettare ora una città o un territorio orientato da un’urbanistica completamente dedicata a offrire molti servizi diversi all’interno di un breve perimetro. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita riducendo la dipendenza dalle automobili, abbattendo i tempi di spostamento, favorendo l’interazione locale e creando quartieri vivaci e incentrati sulla comunità locale, che contribuiscano alla salute e alla felicità dei cittadini, in cui la convenienza e l’accessibilità siano bilanciate da spazi verdi e connessioni sociali, portando a un’esperienza di vita urbana più olistica e integrata.

Coltivare l’eccellenza senza lasciare nessuno indietro. Le città alla ricerca dell’equilibrio tra inclusione e attrattività.

Walter Mariotti modera Massimiliano De Martin, assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia; Elena Granata, urbanista, Politecnico di Milano; Jacopo Tondelli, direttore Gli Stati Generali

“Ma dove sta il pensiero architettonico?” rompe il ghiaccio della seconda tavola rotonda Elena Granata, urbanista del Politecnico di Milano “Oggi l’Italia ha un enorme problema di contraddizione tra quel che diciamo quel che siamo e quel che vogliamo” Le città sono organismi complessi che paradossalmente crescono nel momento in cui includono e attirano. Ma poi una volta fatto, diventano selettive: gentrification. Anche Milano non ha ascoltato una domanda di inclusione. Ed è con questo che dobbiamo fare i conti: Chi vogliamo includere?
Sono le domande paradigma delle città di successo, rincara Jacopo Tondelli, direttore de Gli Stati Generali: come stanno assieme la città eccellente e gli studenti che dimostrano nelle tende? Si perde l’alleanza tra il 72% circa della popolazione urbana, i possessori di casa, votanti, e i restanti, lavoratori utili ma non votanti, espulsi.

Cosa fa operativamente la politica, lo introduce Massimiliano De Martin, assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia: deliberare e realizzare a prova di ricorso, e a prova di tempo – non possono più esserci processi ventennali – e con risorse sfruttate ottimalmente, pensando in crescita. Ma la pelle di una città che offre solo consumo non è più adeguata, ribatte Granata.

Ma la pelle di una città che offre solo consumo non è più adeguata, ribatte Granata. È tempo di depavimentare, demolire, decostruire un armamentario mentale totalmente novecentesco.
Milano, poi, si inserisce nella galassia delle grandi città internazionali – risponde Tondelli – spesso controcorrente rispetto ai fenomeni anche di regresso che le possono circondare. Epperò come si possono trasformare gli impulsi radicali di contrapposizione alla sua dimensione di consumo in una massa critica capace di avere effetto? Stanziando i 4.1 miliardi di euro necessari all’implementazione di un livello ottimale di transizione energetica per l’intera città di Venezia, che è un sistema urbano e non un parco tematico, rincara De Martin: e sembra impossibile portare tutti attorno ad una azione condivisa.
Perché la partita non è di ordine politico, chiude Granata : sta nel ripensare il ruolo dell’amministratore, un’utopia auspicabile che si misura col possibile. Specie ora che, pressata dal tema delle risorse, la politica si rende ancillare ai trend di mercato, come sottolinea Tondelli.

Andrea D’Acunto, partner EY, People Advisory Services Leader -Il futuro delle città per i cittadini del futuro

Come stanno cambiando le città e come si sta trasformando il rapporto con i cittadini? Da questa domanda parte la ricerca presentata da Andrea D’Acunto, partner e People Advisory Services Leader di Ernst&Young. Quali lo spirito, le percezioni e i comportamenti? Dov’è che la readiness delle città ad incrociare sentimenti diventa comportamento dei city user? Di sicuro, la capacità di cambiare i comportamenti dei cittadini è più forte nelle città medio-piccole, vissute comunitariamente e trainate dai valori. Ma a tutte le scale la domanda di inclusione è un importante fatto generazionale. La generazione Z è inclusiva e chiede di essere inclusa: ascoltata, coinvolta nelle scelte, resa partecipe del cambiamento. Una domanda che impone una nuova visione della tradizione, cara invece a generazioni precedenti: una tradizione da vedere come bagaglio, come risorsa, e non come fardello.

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