Le città in prima linea contro il cambiamento climatico

I centri urbani occupano circa l’uno per cento della superficie terrestre ma consumano il 75% dell'energia primaria del pianeta e producono il 70% delle emissioni. Ecco perché sono protagonisti di una sfida che può portare grandi benefici

Nonostante occupino soltanto l’uno percento circa della superficie della Terra, le città producono attorno all’80% della economia mondiale[1] grazie alla concentrazione di capitale umano e di idee: più di metà della popolazione terrestre vive nelle città è secondo le stime sarà il 68% entro il 2050 [2].

Molte città si trovano a bassa altitudine oppure vicino alla costa e sono quindi molto esposte ai cataclismi e ai rischi legati al cambiamento climatico come gli uragani o l’innalzamento dei mari.

Sappiamo anche che l’urbanizzazione alteri gli ecosistemi locali, per esempio dando vita alle Isole urbane di calore (Urban heat islands, UHI, in inglese) un fenomeno per il quale nelle aree urbane la temperatura sulla superficie è maggiore che nelle zone rurali circostanti. È probabile che l’impatto delle UHI amplifichi il riscaldamento globale e renda la città ancora più vulnerabili al cambiamento del clima [3].  

Le città stesse contribuiscono al cambiamento: per sostenere le proprie attività economiche, esse consumano circa il 75% dell’energia primaria globale [4] e sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni annuali di CO[5]. Se le città crescono, cresceranno anche le loro emissioni.

Il design urbano – la dispersione delle città e la loro densità – e la mobilità sono fattori decisivi per il consumo urbano di energia e di conseguenza per le emissioni.

Il design e la mobilità sono collegati: al crescere della densità urbana, le persone tendono a utilizzare di più i mezzi pubblici e le forme di trasporto non a motore abbassando la il consumo energetico pro capite e quindi le emissioni.    

Per diventare città a basse emissioni, i centri urbani in rapida crescita devono adottare assetti più compatti, pensare a densità maggiori e diventare più smart abbracciando la rivoluzione digitale per migliorare le reti dei trasporti per esempio tramite programmi di mobilità condivisa che migliorino la qualità dell’aria e riducano il traffico.

Le città anche molto da guadagnare da una agenda di riduzione delle emissioni: l’inquinamento ha un impatto diretto sulla qualità della vita cittadina e determina la competitività dei centri urbani in tema di attrattività di capitali sia umani sia finanziari e quindi la loro capacità di creare lavoro e ricchezza: i costi dei ritardi in tema di clima sono molto alti e i co-benefici delle politiche di adattamento e mitigazione sono sostanziali [6].

I co-benefici delle politiche di adattamento nelle aree urbane comprendono la nascita di edifici più confortevoli e di ambienti più salutari riducendo così la vulnerabilità delle fasce più povere della popolazione in caso di disastri naturale.

I co-benefici delle politiche di mitigazione degli effetti nocivi dei gas serra nelle città includono il miglioramento dell’aria e il conseguente minor rischio di patologie respiratorie.    

Con il crescere della popolazione urbana emergerà il bisogno di ingenti investimenti di capitale sulle infrastrutture. Decisioni in merito al tipo e alla localizzazione di tali infrastrutture determinerà la resilienza delle città di domani nei confronti degli sconvolgimenti climatici.

Le città esercitano l’autorità su molti aspetti del design urbano – dal consumo di terra ai trasporti, all’urbanistica in senso stretto, fino alle politiche in tema di rifiuti e acqua – e sono in grado di deliberare sui temi infrastrutturali.

Le istituzioni locali sono poi in stretto contatto con i cittadini e con le imprese e possono dunque orientare i comportamenti su scala locale. Ma possono anche fungere da laboratorio per politiche traslabili anche su scala nazionale. Per queste ragioni le città sono luoghi privilegiati per elaborare politiche di mitigazione e adattamento al clima [7].

Per orientare le amministrazioni locali verso politiche climatiche migliori si devono colmare alcuni vuoti nella ricerca: tra le necessità vi sono quella di estrarre dati più pregnanti e quella di comprendere meglio le interazioni tra clima e urbanizzazione [8].

Le istituzioni cittadine devono anche essere certe che le proprie strategie di mitigazione e adattamento siano ben integrate tenendo presente anche i rischi della dipendenza da combustibili fossili (carbon lock-in), cioè quelle “dipendenze da percorso” che potrebbero ostacolare gli effetti delle azioni di mitigazione e adattamento [9, 10].

In ultimo, a differenza delle strategie globali di mitigazione, gli effetti delle politiche climatiche urbane sono ancora molto poco conosciute ed è necessario raccogliere più evidenze per poterne vagliare i risultati [11].

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell'autrice e non rispecchiano necessariamente le posizioni ufficiali della Bank of England o delle sue commissioni

 

1:
Estrada, F., Botzen, W. and R. S. J. Tol (2017) ‘A global economic assessment of city policies to reduce climate change impacts,’ Nature Climate Change, 7:403 – 408
2:
United Nations (2018) Revision of World Urbanization Prospects
3:
Revi, A., Satterthwaite, D.E., Aragón-Durand, F., Corfee-Morlot, J., Kiunsi, R. B. R., Pelling, M., Roberts, D.C. and W. Solecki, 2014: Urban areas. In: Climate Change 2014: Impacts, Adaptation, and Vulnerability. Part A: Global and Sectoral Aspects. Contribution of Working Group II to the Fifth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Field, C.B., V.R. Barros, D.J. Dokken, K.J. Mach, M.D. Mastrandrea, T.E. Bilir, M. Chatterjee, K.L. Ebi, Y.O. Estrada, R.C. Genova, B. Girma, E.S. Kissel, A.N. Levy, S. MacCracken, P.R. Mastrandrea, and L.L. White (eds.)]. Cambridge University Press, Cambridge, United Kingdom and New York, NY, USA, pp. 535-612
4:
UN Habitat https://unhabitat.org/urban-themes/energy/
5:
World Bank (2019) ‘Four things you should know about climate smart cities’
6:
World Bank and European Bank for Reconstruction and Development (2010) ‘Cities and climate change: an urgent agenda.’
7:
OECD (2014) ‘Cities and climate change. Policy perspectives.’
8:
Bai, X., Dawson, R. J., Ürge-Vorsatz, D., Delgado, G. C., Salisu Barau, A., Dhakal, S., Dodman, D., Leonardsen, L., Masson-Delmotte. V., Roberts, D.C. and S. Schultz (2018) ‘Six research priorities for cities and climate change,’ Nature, 555(7694):23 – 25
9:
Ürge-Vorsatz, D., Rosenzweig, C., Dawson, R. J., Sanchez Rodriguez, R., Bai, X., Barau, A. S., Seto K. C. and S. Dhakal (2018) ‘Locking in positive climate responses in cities,’ Nature Climate Change, 8:174 – 185
10:
Seto, K. C., Davis, S. J., Mitchell, R. B., Stokes, E. C., Unruh, G. and D. Ürge-Vorsatz (2016) ‘Carbon Lock-In: Types, Causes, and Policy Implications,’ Annual Review of Environment and Resources, 41(1):425 – 452
11:
Estrada et al, 2017
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